Anche ad Altamura un movimento per la giustizia climatica. Assemblea verso la marcia per la giustizia climatica e contro le grandi opere inutili

COSA: Assemblea dell’Alta Mugia PER LA GIUSTIZIA CLIMATICA; DOVE: Sede Cobas AltaMurgia, viale Martiri 76 Altamura (BA); QUANDO: lunedì 4 marzo 2019 ore 19,00

Chi siamo: siamo i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte, per la tutela dei diritti umani e per l’inizio di una nuova mobilitazione contro i cambiamenti climatici e per la salvaguardia del Pianeta.  Abbiamo iniziato questo percorso diversi anni fa con le mobilitazioni contro la privatizzazione dell’acqua (Referendum 2011), per la salvaguardia delle risorse idriche messe pesantemente a rischio dalle ricerche ed estrazioni petrolifere. Ci siamo spesi per una proposta di legge (Rifiuti Zero) che si poneva il problema di ridurre la produzione di rifiuti e di far rientrare in una economia circolare tutte le attività umane. Abbiamo cercato di promuovere la nascita di un’alternativa al pensiero sociale, economico e politico dominanti anche al fine di favorire la nascita di una classe dirigente che contrastasse quelli ci ha condotti a questo punto.

Siamo donne e uomini disposti a mettersi in gioco in prima persona nel quotidiano per poi chiedere ai governanti dal Comune all’UE (passando per Regione e Parlamento) di fare la propria parte.

Dall’assemblea regionale di Brindisi dello scorso 23 febbraio abbiamo lanciato l’invito di ritrovarsi a Roma il 23 Marzo per una manifestazione nazionale che sappia mettere al centro le vere priorità del paese e la salute del Pianeta.

Grandi opere e cambiamento climatico

         L’ultimo rapporto IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) afferma l’urgenza di contenere il riscaldamento globale entro +1,5 °C. Per farlo, dobbiamo dimezzare le emissioni globali di CO2 entro il 2030, e azzerarle entro il 2050. Un compito titanico.

Il modello di sviluppo legato alle Grandi Opere inutili e imposte non è solo sinonimo, come denunciamo da anni, di spreco di risorse pubbliche, di corruzione, di devastazione e saccheggio dei nostri territori, di danni alla salute, ma è anche l’incarnazione di un modello di sviluppo che ci sta portando sul baratro della catastrofe ecologica.

         Il cambiamento climatico è uscito da libri e documentari ed è venuto a bussare direttamente alla porta di casa nostra. Nel nostro paese questa situazione globale si declina in modo drammatico. La mancanza di manutenzione delle infrastrutture, la corruzione e la cementificazione selvaggia seminano morti e feriti a ogni temporale, a ogni ondata di maltempo, a ogni terremoto.

         Mentre ancora si tergiversa sull’analisi costi-benefici del TAV in Val di Susa, il Governo ha fatto una imbarazzante retromarcia su tutte le altre grandi opere devastanti sul territorio nazionale: il TAV terzo Valico, il TAP e la rete SNAM, le Grandi Navi e il MOSE a Venezia, l’ILVA a Taranto, il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, oltre al tira e molla sul petrolio e le trivellazioni, con rischio di esiti catastrofici nello Ionio, in Adriatico, in Basilicata ed in Sicilia.

         Anche Cgil, Cisl e Uil stentano a comprendere la portata dell’allarme lanciato dal IPCC, tanto che nell’ultima manifestazione romana del 9 febbraio hanno chiesto spudoratamente lo sblocco di grandi opere come la TAV affiancati da Confindustria Romagna favorevole alle trivellazioni in Adriatico. Noi, viceversa, invitiamo tutto il Movimento sindacale ad unirsi contro la devastazione del pianeta e questa non è assolutamente una battaglia in contraddizione con l’esigenza di salvaguardare i livelli occupazionali.

           Le catastrofi “naturali” non hanno nulla di naturale e non colpiscono tutti nella stessa maniera. Lo vediamo purtroppo quotidianamente e chi sta in basso, infatti, paga i costi del cambiamento climatico e della mancata messa in sicurezza dei territori.

         Milioni di migranti climatici sono costretti a lasciare le proprie terre ormai rese inabitabili e vengono respinti sulle coste europee. È giunto il momento di capire di cosa il nostro paese e il nostro pianeta hanno davvero bisogno.

Si comincerà davvero a dare priorità alla lotta al cambiamento climatico solo alle seguenti condizioni.

– cessando di contrapporre salute e lavoro come invece è stato fatto a Taranto, dove lo stato di diritto è negato e chi produce morte lo può fare al riparo da conseguenze legali.

– riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili, del gas e rifiutando che il paese venga trasformato in un Hub del suddetto gas,

– negando il consumo di suolo per progetti impattanti e nocivi e gestendo il ciclo dei rifiuti in maniera diversa sul lungo periodo (senza scorciatoie momentanee) con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini;

– praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e spinto dal mercato;

– abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose e finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , bonifiche, riconversione energetica, educazione e ricerca ambientali)

– garantendo il diritto all’acqua, soprattutto attraverso una gestione pubblica e partecipata del servizio idrico;

– implementando una nuova Strategia Energetica Nazionale riscritta senza interessi delle lobbies;

– trovando una soluzione definitiva per le scorie nucleari, insistendo sul disarmo e la riduzione  delle spese militari.

         I nostri territori, già inquinati da discariche fuori controllo, inceneritori e progetti inutili, sono inoltre attaccati e messi a repentaglio da monoculture e pesticidi che determinano desertificazione e minano la possibilità di una sempre maggiore autodeterminazione alimentare.

         E’ necessario che le risorse pubbliche vengano destinate ad una buona sanità, alla creazione di servizi adeguati, al sostegno di una scuola pubblica e di università libere e sganciate dai modelli aziendalisti, ad un sistema pensionistico decoroso, ad una corretta politica sull’abitare e di inclusione della popolazione migrante con pari diritti e dignità.

Appuntamenti verso il 23 marzo (agenda ancora in aggiornamento):

2 marzo: Tito (PZ). Assemblea coi sindaci No Triv della Basilicata e della Campania.

3 marzo, Napoli. Assemblea nazionale verso il 23 marzo.

8 marzo: Sciopero Generale

15 marzo: Global Climate Strike #fridaysforfuture;

17 marzo 2019 – manifestazione regionale NO TAP

22 marzo: Giornata MONDIALE dell’ACQUA.

Siamo ancora in tempo per bloccare le grandi opere inutili

Siamo ancora in tempo per contrastare il cambiamento climatico

Siamo ancora in tempo per decidere NOI il nostro futuro!