Appaltanti e appaltatori: stesso sistema di sfruttamento, stessa lotta

Pisa- Il mondo degli appalti, cresciuto a dismisura negli ultimi 30/40 anni (dov’è predominante il contratto nazionale pulizie/multiservizi, ma dove sono ben presenti anche i contratti della logistica, del turismo/pubblici esercizi, del commercio), rappresenta da qualche anno un luogo in cui i lavoratori e le lavoratrici, sempre più sotto l’assalto incrociato di aziende/enti appaltanti e società appaltatrici, si organizzano e danno vita a lotte e proteste, anche a oltranza, con presidi e picchetti, con blocchi delle merci, spesso alle prese con le forze dell’ordine, quelle statali e quelle private a z i e n d a l i , sempre ferocemente al servizio della repressione di chi osa ribellarsi alla sorta di “pace sociale” fatta di sottosalario, condizioni lavorative d i s p e r a t e , cancellazione di diritti e della dignità.

Ma ecco alcune “perle” del sistema degli appalti, per dirle tutte sarebbe necessario scrivere un saggio. Nel 2016 è stato approvato il nuovo Codice degli appalti: chi si aspettava la manna dal cielo, è rimasto deluso, quelle poche innovazioni migliorative intervenute non le rispetta nessuno. Per esempio, quella del drastico ridimensionamento del parametro del “massimo ribasso”, come parametro-principe per vincere la gara d’appalto e avere assegnato il servizio in questione. Come dimostra la vicenda torinese della Dussman, così amara per le lavoratrici addette alle pulizie ospedaliere, di cui si parla in seguito. Senza contare i famigerati capitolati, o contratti, d’appalto, concepiti espressamente da parte dell’appaltante per spianare all’appaltatore la strada della rottamazione dei diritti acquisiti, dell’orario di lavoro, della stessa salvaguardia del posto di lavoro per le lavoratrici e per i lavoratori precedentemente impegnati nell’appalto appena terminato. Ne sanno qualcosa in provincia di Pisa gli addetti all’igiene ambientale dipendenti della società ATI.

E senza contare che, se col nuovo appalto interviene una nuova azienda, i dipendenti verranno licenziati dalla ditta uscente per essere assunti dalla subentrante, diventeranno “neoassunti” e, come tali, cadranno sotto la mannaia del decreto legislativo n. 23 del 2015, quello che ha attuato il Jobs Act in materia di licenziamenti, e potranno essere licenziati anche per un addebito che, senza quel decreto, avrebbe comportato, magari, un semplice richiamo scritto. Non smetteranno mai le aziende appaltatrici di ringraziare commosse il governo Renzi! Sono noti gli scioperi dei facchini della logistica, che non passa giorno che non raggiungono aziende finora non coinvolte. E infatti si devono qui ricordare le lotte dei facchini di fatto legati alla società svizzera Kuhene Nagel (dipendenti del sub/sub/subappalto della Kuhene Nagel, la quale è appaltatrice del magazzino della Coca Cola di Nogara, in provincia di Verona) contro 14 ”esuberi”, cioè licenziamenti. L’intervento repressivo, presenti in ogni caso anche i carabinieri, stavolta è stato affidato il 29 marzo agli addetti della sicurezza privata, che hanno preso i lavoratori e le lavoratrici a spintoni, a pugni e calci, a scariche di storditori elettrici, i famigerati “taser”.

Morale della favola: diversi feriti e Pronto Soccorso per due lavoratori nel vicino ospedale di Legnago, ma la lotta non si è fermata. Ma stanno entrando sulla ribalta del conflitto sociale anche altri settori, come le lavoratrici delle pulizie ospedaliere e scolastiche, delle mense collettive, come “risvegliate” da quel capolavoro politico-sindacale che è stata la giornata di sciopero generale internazionale dell’8 marzo. COBAS LAVORO PRIVATO (ciclinpr., v. s. lorenzo 38, pisa, aprile 2017 Inoltre, lo sciopero riuscito di Cgil, Cisl e Uil del 31 marzo per il rinnovo del contratto nazionale Multiservizi scaduto da 4 anni (che finora aveva visto solo qualche proclamazione di iniziative di lotta nemmeno convinta da parte delle segreterie confederali) ha messo probabilmente in evidenza che nelle centinaia e centinaia di migliaia di lavoratrici (e di lavoratori) del settore la corda della sopportazione e della rassegnazione a subire di tutto di più è veramente tesa, la tensione è enorme, la volontà di rialzare la testa è fortemente presente.

A Torino è toccato a 380 lavoratrici delle pulizie scendere in lotta contro la Dussman, che ha in appalto il servizio del grande ospedale delle Molinette: nel rinnovo dell’appalto, in cui esse sono impegnate, la Dussman pretende di ridurre fra il 33% e il 40% il loro orario di lavoro (tanto è il ribasso sulla base dell’asta offerto al Servizio Sanitario della Regione Piemonte), con l’inevitabile riduzione, nella stessa misura, delle loro retribuzioni. Grande affare, in cui a perderci (perché il servizio verrà svolto in meno tempo) sarà la qualità della sanificazione e delle pulizie ospedaliere, con aumento del rischio di nocività e d’infezioni per chi deve ricorrere all’ospedale e per chi ci lavora, comprese le lavoratrici dell’appalto! Cento donne, il 30 marzo, hanno atteso in presidio che terminasse l’incontro tra sindacati, assessore alla sanità e Dussman. E, quando è stato chiaro che niente si era ottenuto, hanno dato vita a una protesta, la quale è stata trattata dalle forze dell’ordine a suon di manganellate, che hanno costretto una lavoratrice a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso.

È la stessa Dussman (multinazionale come la Kuhene Nagel), che sta praticando anche nelle pulizie scolastiche (ne sanno qualcosa le lavoratrici delle scuole di Lucca e provincia) la stessa riduzione dell’orario di lavoro che pretende di praticare nell’ospedale torinese. Multinazionale come la Sodexo, presente con 350 dipendenti nelle pulizie ospedaliere di Pisa, la quale non scherza quanto all’abbattimento della qualità del servizio e delle condizioni di sicurezza, quanto all’aggravamento sistematico delle condizioni lavorative. Multinazionale come la Elior che gestisce, insieme alla Cir Food, le mense della scuola dell’infanzia ricevute in appalto dal Comune di Pisa, la quale fa carta straccia del poco che rimane dei diritti di chi lavora. Meno male, per restare nel Pisano, che nell’appalto/subappalto Piaggio (altra multinazionale, in questo caso made in Italy e in veste di appaltante) del Polo Logistico di Pontedera che gestisce il magazzino globale del padrone della “Vespa”, fino al 2016 si sono svolti almeno due scioperi all’anno, facendo diventare q u e l l ‘ a p p a l t o / subappalto il più conflittuale del territorio. Nel marzo 2017 si è aperta seriamente la prospettiva di un accordo integrativo, addirittura senza un’ora di sciopero, stavolta, perché l’appaltante Piaggio, la subappaltante Ceva e la subappaltatrice New Job sanno che i 115 dipendenti di quest’ultima non scherzano. Infatti, l’appalto/subappalto Piaggio ha una storia di conflitti molto intensa e molto lunga, una storia che ha attraversato sei ditte, quante sono quelle che dal 2006 a oggi si sono avvicendate nei cambi di subappalto. Le multinazionali, però, sono in buona compagnia in questo attacco ai diritti di chi lavora, alla qualità dei servizi che hanno in appalto, alla normativa relativa all’igiene e alla sicurezza. Le ditte meno potenti, locali, regionali o nazionali che siano, fanno sistematicamente altrettanto. I focolai di resistenza accesi a Torino e presenti anche a Pisa e in provincia di Lucca sono la risposta che le lavoratrici delle pulizie stanno dando al mondo degli appalti.

Una risposta che è necessario fare diventare di massa.

COBAS Lavoro Privato Pisa

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