Arcese-trasporti licenziamento per 250 persone

L’azienda ARCESE TRASPORTI – dove i COBAS sono tra i sindacati più rappresentativi – annuncia 250 licenziamenti collettivi nel corso di trattative con le Organizzazioni Sindacali. Una affollata assemblea degli aderenti al COBAS annuncia iniziative di lotta. Trentino 20 dic. Arcese: licenziamento per 250 dipendenti

Flammini (sindacato di base) critica Cgil, Cisl e Uil. L’azienda: solo così ci salviamo

ARCO. Lo scorso 30 gennaio Arcese Trasporti ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per 190 autisti, 10 operai e 50 impiegati: tutti presso le unità di Arco e di Rovereto. La stessa Arcese, due giorni fa, venerdì, avrebbe incassato dal sindacato Cgil-Cisl-Uil la conclusione – a Roma – delle procedure previste per questi licenziamenti di massa. A denunciare la riduzione di personale è Fulvio Flammini, referente provinciale del Sindacato di Base Multicategoriale.
In una nota diffusa ieri sera, Flammini afferma che «la velocità con cui si è conclusa questa prima fase delle procedure è alquanto sospetta, anche perché in Arcese vi sono tuttora 168 lavoratori in cassa integrazione fino a fine febbraio». Flammini, nella nota, ricorda come nel non lontano settembre 2009, la Provincia di Trento, con l’assessore Olivi, abbia concluso con Arcese un’operazione di lease-back che ha portato in azienda contributi per un valore di oltre 18 milioni di euro. «Questo in cambio del mantenimento della forza lavoro. Come è possibile che ora si proceda a dei licenziamenti massicci?».

«Gli esuberi di cui si parla sono gli stessi indicati nel 2009 con la dichiarazione dello stato di crisi, crisi per altro acuita dall’attuale situazione finanziaria – spiega Claudio Collotta, direttore del personale del gruppo Arcese – da mesi stiamo lavorando a Roma, con il sindacato, per trovare soluzioni che abbiano il minor impatto possibile e che permettano all’azienda di salvaguardare il patrimonio umano». Attualmente il gruppo conta 1.130 dipendenti. La conclusione dell’iter? «Riteniamo sia possibile trovare un accordo – conclude Collotta – entro la fine di marzo

Trasporti Europa 20.02.2012

ARCESE  licenzia un quarto dei suoi dipendenti

Secondo fonti sindacali, la principale azienda di autotrasporto italiana Arcese verbe avviato le procedure di licenziamento per 190 autisti, dieci operai e cinquanta impiegati, assunti presso le sedi di Arco e Rovereto. L’impresa avrebbe registrato nel 2011 un calo significativo di fatturato.

Il licenziamento di 250 dipendenti – su un totale di 1109 dipendenti in Italia – sarebbe stata comunicata lo scorso 30 gennaio attraverso una lettera inviata dall’azienda trentina all’Anita ed al ministero del Lavoro. Il 7 febbraio, i vertici dell’azienda avrebbero presentato il piano degli esuberi alle organizzazioni sindacali, che hanno esposto la loro opposizione. A questo punto, sarebbe coinvolto anche il Governo, per trovare una soluzione che ridimensioni i licenziamenti.

Dalle anticipazioni sindacali, la comunicazione di Arcese Trasporti afferma che nel 2011 l’azienda avrebbe subito una “decrescita importante” del suo fatturato e “una difficoltà nel recupero dei crediti, che stanno gravemente esponendo la società dal punto di vista finanziario”. L’azienda dichiara comunque la sua disponibilità a trovare un accordo con i sindacati per “misure idonee ad attenuare l’impatto negativo sul piano occupazionale del programma”. Da parte loro, i sindacati chiedono un piano d’impresa. Il sindacato di base multicategoriale di Trento ha assunto una posizione più intransigente, chiedendo assicurazioni alla Provincia di Trento sul mantenimento dell’occupazione e minaccia uno sciopero con l’occupazione degli stabilimenti “per impedire il trasferimento dei beni in Romania, Slovacchia e Polonia”.

Rassegna. it : Trentino, 250 autotrasportatori a rischio licenziamento

Arcese, la multinazionale dell’autotrasporto, con sede ad Arco e presente in dodici diversi paesi, dalla Cina al Messico, ha aperto una procedura di mobilità per 250 dipendenti in Italia. La comunicazione ufficiale degli esuberi è giunta alle organizzazioni sindacali a livello nazionale il 30 gennaio, mentre il 17 febbraio si è concluso il tentativo di intesa in sede sindacale, previsto dalla normativa nazionale, con un verbale di mancato accordo. Ora la palla passa al confronto in sede ministeriale.
In pratica, i sindacati hanno chiesto all’azienda capitanata da Eleuterio Arcese, che a tutt’oggi rappresenta gli autotraspor- tatori aderenti a Confindustria, di evitare gli esuberi attivando la richiesta della cassa integrazione straordinaria.

“Di questa possibilità – spiega Giuseppe Dossi, responsabile autotrasporto della Filt Cgil Trentino –, ossia dell’evenienza di attivare la cigs per superare questa difficile fase di crisi del settore, avevamo già discusso con i lavoratori della sede di Arco. Così, quando abbiamo ricevuto la comunicazione dell’azienda, riguardante la procedura di mobilità, la nostra richiesta è stata ferma: inoltrare domanda di cigs per dodici mesi, in modo da evitare i licenziamenti e mantenere i dipendenti stabilmente in forze all’azienda, lavorando per il rilancio delle attività dell’impresa e quindi per garantire i livelli occupazionali. Per noi 250 esuberi sono inaccettabili”.
Arcese, però, ha comunicato ai sindacati che, per il momento, non intende intraprendere tale strada, e, di fronte al niet dell’azienda, le parti hanno preso atto dell’impossibilità di trovare un accordo. Ma la battaglia non è ancora conclusa. Ora, infatti, il tavolo si sposta a livello ministeriale.
“Tutto il settore dell’autotrasporto risente di una crisi profonda – rileva Dossi –, causata dagli incerti andamenti della produzione industriale e dei consumi e dalla stretta delle banche neii finanziamenti alle imprese. Ma Arcese ha le potenzialità per recuperare questo stato di cose e rilanciare le proprie attività. Per tale motivo, noi continueremo a batterci per ottenere un impegno concreto per il contenimento dell’impatto sociale della ristrutturazione, a partire dalla cigs, che rappresenta una soluzione indispensabile per tutelare l’occupazione in questa delicata fase”.

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