CHIETI : Pilkington di San Salvo – Un Nuovo licenziamento per Alfonso Pacilli

SAMSUNG DIGITAL CAMERAAncora un licenziamento per Alfonso Pacilli!

Ovvero il Jobs Act: una bomba a scoppio retroattivo

Di recente abbiamo appreso di una incredibile ordinanza del Tribunale di Vasto (Giudice relatore Dr. Pasquale), che ha capovolto la precedente ordinanza del Giudice del Lavoro, Dr.ssa Stefania Izzi. Riepiloghiamo i fatti: Novembre 2011, Alfonso Pacilli, operaio dal 1987 alla Pilkington di San Salvo, iscritto Cobas, durante una pausa del turno in fabbrica, sta parlando con il delegato Rsu Cobas, Domenico Ranieri, su questioni inerenti la sua attività lavorativa. Sopravviene la facilitatrice aziendale, sig.ra Rita Saccomandi, che apostrofa Pacilli bruscamente per essersi allontanato (a suo dire) dalla postazione di lavoro e di essere un lavativo. Il Pacilli ritorna al lavoro, ma, rimuginando sulle delegittimanti accuse della Saccomandi, non si tranquillizza, ha un attacco di ipertensione, chiede il permesso di recarsi in infermeria, ove viene tenuto in osservazione, e dopo circa un’ora e mezza, ripresosi, rientra al reparto e conclude la sua giornata lavorativa, grazie all’aiuto dei suoi colleghi. Nel febbraio 2012, Pacilli si reca dai Carabinieri e denuncia la sig.ra Saccomandi per ingiurie e minacce. Nell’aprile 2012 la direzione Pilkington, sostituendosi alla Magistratura, stabilisce che non ci sono gli estremi della querela e licenzia Alfonso, “mentre si trovava in infortunio-INAIL”.

Impugnato il licenziamento, il Giudice del Lavoro, dopo aver ascoltato la facilitatrice, sig.ra Saccomandi, nonché le testimonianze contrapposte del delegato Cobas Domenico Ranieri e di Luigi Massa, anch’egli operaio Pilkington, che improvvisamente si ricorda di essere passato di lì ed aver assistito ad una tranquilla discussione tra i due, il 20 settembre 2012 dispone la reintegrazione del Pacilli nel posto di lavoro. Nell’ordinanza, correttamente il Giudice non sostiene la bontà di una testimonianaza piuttosto che l’altra, né si sofferma sugli estremi giuridici della querela di Pacilli, ma sancisce la nullità del licenziamento, poiché, per quei motivi (querela di Pacilli alla Saccomandi), “non si può licenziare”, non c’è giusta causa, anzi distrugge gli argomenti addotti nella sua memoria dalla Pilkington che descrive Pacilli come un assenteista, già soggetto a sanzioni disciplinari, ribadendo la pretestuosità di tali motivazioni che, se erano così stringenti, non si capisce perchè l’azienda abbia atteso quasi 5 mesi per ricorrere al licenziamento utilizzando la scusa della querela! Da allora (settembre 2012) la Pilkington ha preferito pagare mensilmente lo stipendio al Pacilli senza farlo lavorare, intanto preparava il ricorso con annessa sorpresa. Come il coniglio, dal cappello del prestigiatore Pilkington spunta il nuovo teste collaborazionista, tanto più grave perchè rappresentante sindacale; trattasi di Paola Peluzzo, Rsu Uil alla Pilkington, che, interrogata a due anni e 4 mesi dall’accaduto, ricorda perfettamente una discussione serena, avallando (ma, con “evidenti contraddizioni”) le dichiarazioni del Massa e della Saccomandi!

Ma, sorprendente è anche l’aria che si respira nei Tribunali dopo il varo del Jobs Act e la cancellazione dell’art. 18 da parte del governo Renzi, pur se Pacilli è un vecchio assunto, per cui vige ancora l’art.18. Ma il Jobs Act agisce come una bomba a scoppio retroattivo, la Magistratura, abbagliata, s’inchina allo spirito dei tempi, in cui la verità che conta è quella aziendale. Ma non basta, oltre ad annullare la reintegrazione alla Pilkington di Pacilli, l’ordinanza del Tribunale scarica su di lui le spese di questo e del precedente processo per circa 10.000 euro e rimanda gli atti alla Procura per accertare a suo carico il reato di calunnia.

Ma non basta ancora, addirittura il Tribunale decide di rinviare la posizione del testimone a difesa, Domenico Ranieri, Rsu Cobas, alla Procura per accertare un eventuale reato di falsa testimonianza. Sono sullo stesso fronte azienda e Tribunale nel cercare di liquidare chi continua a battersi in favore dei diritti dei lavoratori. Che squallore in questa storia! La direzione Pilkington, un testimone della Corona, una sindacalista collaborazionista, un Tribunale zelante, uniti per azzerare i diritti dei lavoratori e zittire i Cobas.
Ma noi non ci stiamo e continueremo fino in fondo la battaglia in difesa di lavoratori e lavoratrici: manifesteremo, sciopereremo, impugneremo i licenziamenti, se necessario arriveremo alla Corte di Strasburgo, ma la bocca non ce la faremo tappare!

Vasto, 11.07.2015   CONFEDERAZIONE COBAS PE – CH

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