Cobas Cooperative Sociali – Uno sciopero necessario!

Oggi 12 dicembre 2019 ha avuto luogo lo sciopero di tutto il personale impiegato nei servizi sociali in appalto di Roma Capitale, cooperative sociali e aziende del settore educativo-socio-assistenziale. Per l’occasione, è stato convocato un presidio nella piazza del Campidoglio. Una piazza riempita ben prima delle 10, ora concordata per la manifestazione, con lavoratori e lavoratrici in carne e ossa. Hanno portato voci e testimonianze di un abuso lungo decine di anni, sottopost* al ricatto della precarietà e della negazione dei diritti. Voci e testimonianze da far sentire principalmente a una amministrazione che ancora non ha calendarizzato la discussione in Consiglio Comunale della Delibera di Iniziativa Popolare, sostenuta da 12.000 firme. Si richiede la ri-pubblicizzazione della figura AEC-OEPA, vale a dire l’assistenza ad alunn* disabili. Diritti del lavoro e diritti sociali si incrociano e si attraversano, per una vertenza comune; per una lotta comune.

Le cooperative sociali, oramai da molto tempo trasformate in aziende, si autoalimentano nella legittimazione di una filiera economica che inizia da Roma Capitale e si schiaccia sui/sulle lavoratori/trici. La internalizzazione risulta quindi una soluzione necessaria ed equa per garantire dignità al lavoro e qualità dei servizi, così come campeggiava su uno dei numerosi striscioni esposti sulla scalinata gremita.

Lo sciopero generale, proclamato da organizzazioni sindacali di base da sempre presenti nel Comitato AEC e nelle altre realtà di lotta del Terzo Settore, non è certo un punto di arrivo. Al contrario, è un punto di partenza per rimettere in discussione tutta la impalcatura del Sociale. Mafia Capitale ha dimostrato, in maniera drammatica e dirompente, quanto possano essere fruttiferi per le organizzazioni criminali, il disagio la disperazione e il bisogno. A queste richieste, di una società sempre più indebolita e vulnerabile per una recessione economica che si vuole “superata” ma che invece appare irreversibile innanzitutto per i ceti popolari, non si può rispondere con misure draconiane e restrittive. Tra l’altro, ammantate dai falsi buoni propositi di ogni spending review. Quando non dalle strampalate quanto allarmanti teorie sovraniste e populiste, che altro non sono che riedizioni di vecchi fascismi.

Il processo di privatizzazione e di totale subordinazione alla logica degli appalti deve essere arginato, e con essi anche il ruolo di innocui comprimari, per dirla con un eufemismo, della triade sindacale. Che finora hanno solo gareggiato con le centrali cooperative per concepire contratti capestro e ammutolire il malessere della forza lavoro. La risposta a questa deriva, che è insieme economica culturale e politica, non può che essere quella della autorganizzazione e della consapevolezza di non aspettarsi nulla da presunti “amici” se non dal proprio protagonismo. Continuare pertanto nelle rivendicazioni spostando il traguardo sempre più in avanti affinché nessun* resti indietro.  

Cobas Lavoro Privato – Cooperative Sociali