Contro qualsiasi forma di violenza sulle donne, in difesa della dignità della persona, senza se e senza ma

I COBAS nella loro storia trentennale hanno rappresentato su ogni campo l’impegno a combattere contro ogni forma di discriminazione razzista, sessista, di classe; e a denunciare ogni forma di violenza.

Il caso della turista violentata dal branco, a Sorrento nel 2016, e tornato alle cronache in questi giorni con l’arresto di 5 dei presunti 10 membri del branco, ci sbatte in faccia la necessità di una ulteriore riflessione e di una urgente riconsiderazione non solo della morale ma anche e soprattutto del concetto di colpa e di pena. Tanto più quanto eventi del genere si verificano all’interno di una struttura alberghiera e il branco è composto dai suoi dipendenti.

La cronaca dei processi, amplificata dai media, ci consegna un corpo delle donne dilaniato, dopo che dagli aguzzini materiali, anche dal pregiudizio sulla vittima, dalla perversione dei dettagli, dalla volontà di evidenziare i colpevoli solo se stranieri, di definire la colpa più grave solo se la vittima è italiana, e anche in questo caso scivola sempre nell’indurre il dubbio che forse, in fondo in fondo, la vittima un po’ se la sia cercata, da cui deriva una minore attenzione sull’entità della pena.

Il caso di Sorrento però è emblematico.

Gli aguzzini sono tutti italiani, lavoratori, giovani. Spensierati, forse anche troppo, noi diremmo deresponsabilizzati.

La vittima è una donna inglese di mezza età, da poco vedova, in vacanza in Costiera per elaborare il lutto insieme alla figlia. Viene drogata, trascinata e abusata, ripetutamente, filmata e derisa. Non aggiungeremo altri dettagli in questa analisi, ne sono stati riportati fin troppi a nostro avviso.

Come COBAS invece vogliamo invitare ad una riflessione più profonda: sul reato in sé ossia la violenza sessuale del branco, sulla sostanzialità della colpa e come questa riflessione si inserisca in quella sociale e più ampia.

La violenza del branco, aggravata dal dileggio nelle chat, ci costringe a guardare in faccia una collettività che esercita il suo potere per distruggere, fisicamente e moralmente, un soggetto “debole” e per disconoscerne la dignità, e calpestarne il valore. Di fronte al potere maschile, evidentemente non così tanto potente visto che cerca l’aiuto, il sostegno, la collaborazione, di altri maschi, la colpa sembra liquefarsi, come un peso condiviso. E si teme che, tanto come nel caso spagnolo di San Firmin, questo stupro del branco venga derubricato come abuso. Si teme che non venga riconosciuta la gravità della colpa, condivisa, per minimizzarla. Mentre noi auspichiamo che la considerazione della colpa venga moltiplicata per ogni membro del branco e che come tale sia giudicata.

Le donne di Sorrento, le associazioni impegnate nel sociale, e noi come COBAS, nel chiedere che la considerazione del reato sia adeguato alla colpa chiediamo proprio questo: che si prenda in considerazione l’aggravante del branco, della deresponsabilizzazione percepita in modo evidente dal branco, e dall’evidenza che la chat “Cattive abitudini”, dove si intrattenevano deridendo le loro vittime, nasconda casi di stupro non arrivati in tribunale.

Alla collettività che abusa, violenta, esercita un potere maschile, noi opponiamo una collettività che non solo si indigna, ma rigetta in toto il concetto della donna come “soggetto debole” in favore di una piena rivalorizzazione del corpo e della dignità delle Donne, che come tale, quando viene usurpato merita che sui colpevoli il giudizio della legge dia un pieno esercizio della pena.

Che a Roma in questi giorni sia stata approvata la mozione che impone la chiusura della Casa internazionale delle Donne, un’istituzione storica del femminismo e della lotta alla discriminazione sessista, la dice lunga sul tessuto socio-politico in cui viviamo, che intende mettere a tacere la voce femminile, quella che grida “NO” e che rivendica il diritto a decidere del proprio corpo.

Ma proprio in virtù di questa preoccupante tendenza della nostra società, di questa drammatica curvatura, la voce dei COBAS intende farsi sentire con maggiore convinzione e determinazione.

 

Maria Sarsale – Domenico Teramo

Cobas del Lavoro Privato