Grande Distribuzione Organizzata: lavoro nero e discriminazioni, all’insegna della pretesa flessibilità – il caso PennyMarket

Capita sempre più spesso alla nostra organizzazione sindacale di occuparsi del settore Commercio, campo di prova delle liberalizzazioni che hanno privato i suoi milioni di lavoratori e lavoratrici di una definizione chiara del tempo-lavoro, a tutto svantaggio del tempo-privato.

Come Cobas del Lavoro Privato abbiamo promosso la lotta per la difesa del riposo domenicale e la tutela del lavoro part time, entrambi seriamente messi in discussione da contratti collettivi che hanno progressivamente eroso diritti e tutele, e che nella prassi delle aziende non solo violano norme e leggi, ma costituiscono un vero e proprio attacco al senso radicale del lavoro stesso: la ricompensa della dignità e della fruizione di una maggiore libertà.

Se così non fosse, infatti, cosa distinguerebbe questo lavoro da una moderna schiavitù?

Sui vari tavoli di trattativa e confronto con le aziende, stuoli di Responsabili delle Risorse Umane e Rappresentanti legali mai ammetterebbero ciò che è effettivamente richiesto nei luoghi di lavoro, nei negozi, grandi o piccoli che siano.

Le varie Policy vietano tassativamente di parlarne apertamente, ed anzi sponsorizzano a parole le migliori condotte.

Ma è in una mail di una piccola direttrice di un piccolo PennyMarket del sud che, nero su bianco, troviamo tutte le risposte e ciò che davvero si impone ai lavoratori e alle lavoratrici del Commercio:

  • Si pretende la flessibilità, assoluta e svincolata dalle norme, dei part time, per impiegarli alla stregua dei full time, in ogni collocazione oraria.
  • Si pretende la rinuncia assoluta al riposo domenicale.
  • Si pretende la rinuncia allo stacco di 11 ore tra un turno e l’altro.
  • Si pretende il lavoro fuori timbratura, altrimenti detto lavoro nero.

La solerte direttrice lamenta che il nuovo programma Zucchetti le imponga il rispetto delle 11 ore, pretende che i part time rinuncino ai loro orari depositati, attaccando l’eccessiva presenza in negozio di personale part time con orario “bloccato”. Si scaglia contro le lavoratrici madri, che più degli altri stanno difendendo il loro orario contrattuale, le bullizza e ridicolizza consigliando loro di “assumere una baby sitter”, e altrettanto bullizza i colleghi definendoli “anziani” a 35 anni e “lenti”, a suo dire, rispetto ai ritmi del negozio.

Eccola sintetizzata la reale faccia del Commercio: la sfida della concorrenza spietata, degli acquisti online, del Commercio 4.0, dei centri commerciali patinati, si gioca tutta sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. Sono loro che dovrebbero rinunciare al riposo, alla famiglia e agli affetti. Loro che devono stare al passo coi tempi, coi ritmi frenetici del Mercato globale. Loro che dovrebbero timbrare e poi continuare a lavorare, in nero, per raggiungere obiettività di produttività e budget.

Mentre i loro diritti vengono maciullati e sacrificati all’insegna della competitività e della tanto decantata flessibilità.

Cobas del Lavoro Privato