Il “pacco” emergenza sanitaria alle Poste

Nel prendere atto che le restrizioni imposte dal governo con il decreto “io resto a casa” per contrastare la diffusione del coronavirus sono essenziali e purtroppo inevitabili nella fase attuale, decisamente critica, contestualmente riteniamo che l’esclusione da tali misure della totale sospensione di ogni attività lavorativa svolta in Poste Italiane, che soltanto ora si riscoprono servizio pubblico essenziale, rappresenta una palese contraddizione. La verità è che in questi ultimi anni, con l’avvenuto della trasformazione da servizio sociale a servizio sempre più bancario, il concetto di servizio pubblico è stato minuziosamente calpestato dalla politica, dalle burocrazie sindacali ed ovviamente, su larga scala, da avvoltoi spregiudicati. Per fare soltanto una breve considerazione, portiamo in evidenza le sciagurate scelte di tutte le forze politiche presenti nel parlamento italiano che fra una legislatura e l’altra hanno votato consistenti tagli alla sanità pubblica ed alla ricerca scientifica, bloccata sulla sperimentazione dei coronavirus già da oltre un decennio. È il motivo per cui non si riesce concretamente a fronteggiare la seria minaccia del Covid-19, a tal punto che siamo ancor peggio diventati oggetto di assurde discriminazioni, dai reparti ospedalieri ai luoghi di lavoro.

Per quanto ci riguarda, ciò che in sé ha carattere di assioma dovrebbe contenere, come nel caso specifico, aspetti persino più rigorosi poiché la tutela della salute pubblica non può essere subordinata agli interessi di una minoranza composta da ipocriti mercenari.                                                                  

Sul fronte governativo-padronale, dove nel corso degli anni si sono genuflessi i sindacati concertativi, in barba anche all’articolo 32 della tanto decantata costituzione sulla quale viene effettuato giuramento (la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…),  le decisioni ultime non vanno nella direzione dello stesso decreto e, pertanto, le condizioni dei lavoratori di alcune categorie, fra le quali c’è anche la nostra, sostanzialmente non cambiano rispetto alla evoluzione della complessa vicenda che sta assumendo proporzioni sempre più significative.   

Per tali ragioni, senza alcuna tregua, siamo fortemente determinati a contrastare ogni comportamento aziendale non pienamente attinente alla salvaguardia della salute di ogni singola lavoratrice e di ogni singolo lavoratore.

Non abbasseremo la guardia contro il virus della barbarie.

CHIUSURA SUBITO

COBAS poste   SI COBAS poste   SLG-CUB poste