La legge Fornero sulle pensioni resiste e si consolida come ostacolo al lavoro dei giovani

Dopo l’avvicendarsi dei tavoli governo/sindacati confederali, la controriforma Fornero ne esce indenne e anzi rafforzata nel suo carattere truffaldino ed antipopolare. Resta, nemmeno scalfito, il suo impianto definito dal calcolo contributivo, manipolato attraverso:

  • un coefficiente di trasformazione del monte pensionistico studiato per sottrarre valore ai contributi versati dai lavoratori (lo stesso coefficiente continua ad essere manipolato attraverso il suo aggancio al PIL e alle aspettative di vita);
  • l’innalzamento dell’età per andare in pensione;
  • la cancellazione delle pensioni di anzianità.

La tenuta economica dell’impianto pensionistico del 1969 era ed è garantita dalle aliquote previdenziali per le pensioni più elevate del mondo: il 33%, un terzo del salario lordo pagato su ogni giorno di lavoro, unico paese al mondo in cui le pensioni previdenziali vengono pagate interamente dai versamenti dei lavoratori senza che si debba ricorrere nemmeno per un euro alla fiscalità generale e ai contributi di Stato. In Francia e Germania, nonostante i recenti aumenti, le contribuzioni pensionistiche dei lavoratori dipendenti non superano il 20% del salario.

In questo contesto ed ancor oggi i governi non hanno fatto altro che rispondere
alle pretese della Finanza di saccheggiare il risparmio pensionistico dei lavoratori.

Dal 1992, quando si è deciso di privatizzare i settori e i servizi pubblici, ogni governo ha requisito tutto il patrimonio immobiliare degli enti pensionistici pubblici
per svenderlo, attraverso le cartolarizzazioni.

Anche il governo Renzi, proseguendo su questa linea neoliberista,
mediante la decontribuzione degli oneri previdenziali, regalata ai padroni, ha falcidiato contributi pensionistici dei lavoratori per la cifra di 20 miliardi dal 2015 al 2017
(N.B: meno contributi vengono versati, più bassa sarà la pensione maturata).

Lo strabismo funzionale ha impedito al Presidente Gentiloni di accorgersi che nella Legge di Bilancio da lui stesso presentata in Parlamento, sta proseguendo nel saccheggio del risparmio pensionistico, destinando oltre 10.000 milioni di euro (10 miliardi di euro) dei contributi dei lavoratori al padronato, mentre ha resistito alla richiesta della CGIL di un aumento di poche decine di milioni da destinare all’anticipo dei pensionamenti in contrattazione. Nessun cinismo o indifferenza per i 15 mila lavoratori che potranno anticipare la pensione, ma continuiamo a denunciare l’ulteriore stabilizzazione delle controriforme Dini e Fornero, sostanzialmente accettate dai sindacati concertativi, e a rivendicare:

  • IL CALCOLO RETRIBUTIVO DELL’IMPORTO DELLA PENSIONE
  • IL RIPRISTINO DEI 60 ANNI DI ETÀ E I 40 ANNI DI VERSAMENTI PER LA PENSIONE DI VECCHIAIA, LIBERANDO POSTI DI LAVORO PER I GIOVANI
  • LA POSSIBILITÀ DI ACCESSO ALLA PENSIONE DI ANZIANITÀ
  • IL PAGAMENTO DELLE PENSIONI ASSISTENZIALI E DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI A CARICO DELLA FISCALITÀ GENERALE
  • LA DEFINITIVA DENUNCIA DELLE CONTRORIFORME DINI E FORNERO
    E LA LORO TOTALE DISMISSIONE

È chiaro che queste nostre rivendicazioni, per non rimanere espressioni di un sogno, richiedono che i giovani si rivoltino per rendere effettivo il diritto al lavoro.

COBAS del LAVORO PRIVATO – PENSIONATI COBAS

Be the first to comment on "La legge Fornero sulle pensioni resiste e si consolida come ostacolo al lavoro dei giovani"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*