Penny Market: non solo sacchetti bio!

A seguito del recente servizio televisivo di “Striscia la notizia” sulla presunta truffa dei sacchetti bio nella catena Penny Market, le lavoratrici e i lavoratori indirettamente coinvolti intendono esprimere la necessità di evidenziare altre e più lesive condizioni vissute all’interno dei punti vendita.

La lecita difesa dei diritti del consumatore non può, e a nostro avviso non deve, prescindere da una altrettanto strenua difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

La vicenda dei sacchetti bio è infatti solo la punta dell’iceberg di un profitto perseguito abbassando costantemente il costo del lavoro.

Da PennyMarket infatti si registra una tendenza allarmante e svilente, con l’impiego sconsiderato degli stagisti, lasciati spesso soli a svolgere le mansioni dei dipendenti direttamente assunti dall’azienda, ma pagati la metà; come pure si evidenzia la presenza in azienda di “terze figure” che non sono altro che dipendenti che svolgono mansioni di responsabilità superiori al loro inquadramento, e che continuano ad essere retribuiti come ordinari addetti alle vendite. A questo si aggiungono i continui tagli al personale e la continua disattenzione alle tutele sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Alla luce di queste carenze strutturali, le lavoratrici e i lavoratori denunciano un complessivo svilimento della professionalità, tradotto anche in termini economici con la pretesa aziendale di trattenere i lavoratori e le lavoratrici oltre la fine del loro orario contrattuale.

La scrivente O.S. nel rappresentare tali condotte non può che rinnovare il proprio sostegno a questi lavoratori e lavoratrici e l’impegno ad ingaggiare con determinazione le azioni necessarie al ripristino di condizioni di lavoro dignitose.

Cobas Lavoro Privato