PISA : IL LAVORO NERO SOTTO LA TORRE

lavoro neroLAVORO NERO ALL’OMBRA DELLA TORRE PENDENTE.

Nella settimana in cui scopriamo che i dati sulla stabilità occupazionale dopo il JOBS ACT sono tutti sbagliati…in peggio, una inchiesta piccola ma significativa dei COBAS di PISA conferma che il lavoro nero, la precarietà sono ben lontani dall’essere risolti.

Pisa è una città piccola che nell’arco di venti anni ha perso oltre 20 mila abitanti

Una autentica fuga dalla città alla periferia, ai comuni limitrofi dovuta alla speculazione immobiliare (30 mila studenti, molti fuorisede e prezzi dei posti letto alle stelle)

Oggi Pisa ha circa 90 mila abitanti ma un tessuto industriale fortemente ridimensionato, basti ricordare che la saint Gobain ha perso quasi tutto il suo indotto,  la Fiat scomparsa da Marina di Pisa, le fabbriche farmaceutiche ridimensionate, un’economia ormai costruita sul terziario sempre piu’ in crisi, sulla speculazione immobiliare e su un turismo mordi e fuggi che riguarda solo le aree limitrofe a Piazza dei Miracoli

In questa città decadente università, cnr e ospedale  sono ormai le realtà attorno alle quali si concentrano le attività produttive e dilaga il lavoro nero

 Nel settore edile, dal 2008 ad oggi, si sono persi in Toscana 30 mila pari al 40% della forza lavoro. Una buona parte di questi lavoratori si arrabatta con il nero anche perchè le tasse per gli autonomi sono troppo alte se pensiamo che non tengono conto degli effettivi incassi.

Ad inizio agosto allo sportello dei Cobas si sono presentati lavoratori e lavoratrici, vi raccontiamo senza omissioni le loro storie

– Abdul 34 anni viene dal Marocco , in Italia da quasi 10 anni assunto per alcuni anni regolarmente da azienda artigiana poi licenziato per il mancato finanziamento delle banche. Abddl lavora nei campi, in pochi anni la paga al nero è passata da 7\8 euro a 5 euro, tutte sotto il sole. In una giornata puoi lavorare 7 ore per una paga che arriva a 35 euro senza contributi infortunistici e previdenziali e con una bottiglietta di acqua da mezzo litro, il cappello lo acquisti da un ambulante, la pausa pranzo è ovviamente a  tuo carico e per risparmiare il panino te lo porti da casa. Ma non lavori tutti i giorni, se ti va bene sono 3 giorni a settimana..

Il caporalato non esiste a Pisa? Non diremmo . Gli italiani non sono ben visti perchè i padroni (italiani) hanno paura di denunce all’ispettorato del lavoro mentre i migranti lavorano a qualunque prezzo e senza fare storie. Non sono mancati problemi tra noi- dice Abdul- soprattutto in caso di malori c’era chi non voleva portare il collega di lavoro in ospedale. Per chi è sopravvissuto ai barconi l’idea della morte non è lontana ma ti accompagna ogni giorno. Il datore di lavoro dice di non chiamare il 118 ma di portare lontano dai campi chi accusa malori per il caldo solo a quel punto chiamare soccorso. Abbiamo una cassetta di pronto soccorso solo dopo proteste e acqua di rubinetto per rinfrescarsi.

– Maria, 24 anni, un esame alla laurea in scienze biologiche, ancora un anno di studi ma poche prospettive per il futuro. “hanno dimezzato le borse di studio e gli assegni di ricerca, per mantenermi agli studi (il posto letto costa 350 euro) faccio ripetizione presso una fantomatica cooperativa che vende i suoi servizi alle famiglie pisane. In realtà la cooperativa non esiste, è solo un modo per pagare meno tasse e accaparrarsi parte delle ripetizioni a studenti delle medie superiori e dei primissimi anni di università. Delle 16\18 euro all’ora in tasca mia ne arrivano solo 6 euo e 50, praticamente un terzo. Siamo quasi tutti studenti alla fine degli studi ma le famiglie sanno che siamo già laureati. La concorrenza è spietata perché i costi universitari sono cosi’ aumentati che ormai studiare fuori sede è un lusso insostenibile per molti famiglie, la concorrenza sta abbassando il prezzo delle nostre prestazioni e siamo passati a sei euro….

_  Dug ,27 anni, viene dal Senegal, vende accendini una giornata intera per racimolare 20 euro . Ci racconta che stanno in 4 in una camera  con i letti a castello e ciascuno paga 150 euro. Ogni mese manda in Africa 100 euro, ci sono giorni in cui non mangia. I vigili urbani sequestrano la nostra merce abusiva, per questo nascono attriti perchè perdere la merce significa non avere reddito….

_ Marta, 49 anni, una vita tra ristoranti e sagre ci racconta la sua storia. In 3 anni siamo passati da 8\10 euro all’ora a 5\6, io ho 25 anni di esperienza in sala e in cucina ma non vado oltre le 7 euro all’ora. Ho avuto un infarto e per tre mesi sono stata senza lavorare, al ritorno il mio posto era stato preso da un apprendista di 20 anni pagato la metà. Questa situazione è nota a tutte le associazioni di commercianti, qualcuno che tuona contro la contraffazione delle merci in tv e sui giornali si dimentica di pagare i contributi previdenziali ai suoi dipendenti. A Pisa perfino le consegne della pizza a domicilio avvengono al ribasso, quest’anno sono stata fortunata e per 11 ore di lavoro porto a casa 1100 euro , sei giorni lavorativi e il settimo mezza giornata, giusto per avere tempo di lavare i panni e rimettere la casa in ordine.

– Greta, 41 anni, da 17 anni commessa di negozi della valdera. A Giugno ha chiesto un giorno di permesso per accertamenti clinici in ospedali spiegando al suo “padrone” il suo desiderio di maternità. Da quel momento sono iniziate pressioni, vessazioni di vario genere, i turni serali pagati senza maggiorazione, la disponibilità  a lavorare di domenica non sono stati sufficienti per scongiurare il licenziamento. Voleva perfino che mi licenziassi per perdere la mini aspi, ora sono a casa e spero a settembre di trovare qualche impiego, ma pensate nel 2015 che ci viene perfino rifiutato il diritto alla maternità?

– Giovanni ha 59 anni, troppo giovane per la pensione ma troppo vecchio per lavorare. E’ stato mulettista, edile, artigiano ma alla fine si ritrova con una pensione di invalidità e costretto a chiedere aiuto alla figlia commessa in un negozio, la sola fonte di reddito in casa. HA venduto macchina e motorino, viaggia a piedi e per due anni ha consegnato volantini pubblicitari fino a quando il diabete lo ha bloccato a letto con le dita di un piede amputate. Ho quasi 30 anni di contributi ma la pensione non c’è e io sono ridotto sul lastrico con una moglie casalinga che rammenda vestiti per 3 \4 euro all’ora. Questa vi sembra vita? A me francamente no

www.cobaspisa.it

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