Rinnovo del CCNL GommaPlastica

A prima vista il rinnovo del Ccnl Gommaplastica non presenta forti innovazioni in meglio o in peggio rispetto al precedente, tuttavia diverse cose ci sembrano criticabili se esaminate meglio.

Già sulla durata c’è qualcosa da ridire. La vigenza dichiarata è dal 01-07-2019 al 31-12-2022, ovvero non 36 ma 42 mesi. Ma in realtà sono 48: se il precedente terminava il 31-12-2018, i primi sei mesi del 2019 che fine hanno fatto? Gli aumenti coprono solo gli ultimi due anni di vigenza, senza

neanche una piccola una tantum per coprire 2019 e 2020, i due anni sono quasi passati. Passati in cavalleria, come si suol dire.

Gli “aumentini”: 63 euro lordi di aumento per il livello F, metà a partire da gennaio 2021 e metà da gennaio 2022. Un esempio molto concreto del concetto astratto di “minimo” sindacale: molto pochi, maledetti, e neanche subito, ma a fine corsa. E’ vero, i tempi sono duri, ma non si può fare a meno di notare che il rinnovo del CCNL metalmeccanico si apre con richieste economiche nettamente più alte di quelle del gomma-plastica (8% di aumento, circa 150€).

Qualche piccolo aggiustamento “a favore”, ad esempio il passaggio da livello I a livello H al termine del periodo di prova e non dopo un anno; ma in Azimut abbiamo il passaggio al livello G dopo 24 mesi e il livello I è inapplicato, tanto per dire. Bene l’equiparazione all’attività lavorativa di tutti i periodi di maternità e delle terapie salvavita anche se é solo ai fini della maturazione dei ratei dei permessi riduzione orario; l’istituzione del delegato alla formazione é positiva, ma senza un monte ore per poter svolgere il mandato la sua azione sarà limitata; per i lavoratori in 104 c’é una maggiore facilità di programmare la fruizione dei permessi, che diventa mensile e non più trimestrale.

Avanzamenti peraltro controbilanciati da un aumento del limite di straordinari per il part-time che lascia mano libera alle aziende, e da un drastico abbassamento (dal 70% al 30%) dei contratti di Apprendistato che un’azienda deve avere confermato per poterne stipulare di nuovi.

Altre cose ci preoccupano: il nuovo CCNL definisce una nuova struttura del salario, suddividendo il trattamento economico in sei parti: 1) il salario minimo ovvero il minimo tabellare; 2) gli scatti di anzianità; 3) l’indennità sostitutiva del premio di risultato (solo piccole aziende); 4) le maggiorazioni e indennità varie; infine… 5) i contributi al Fondo Gommaplastica; 6) i contributi al Fondo sanitario integrativo privato. Qui, a nostro parere, si compiono due operazioni, entrambe negative: da una parte si vuole forse prefigurare il primo elemento (salario “minimo”) come quello che verrà erogato a tutti, ma anche l’unico preso a riferimento per effettivi aumenti generalizzati, mentre gli altri elementi si presentano come sostanzialmente facoltativi e contrattabili. Soprattutto, emerge con più evidenza

che fondo pensione e fondo sanitario sono elementi della retribuzione, ovvero costi contrattuali; questo crea una discriminazione tra chi aderisce al fondo pensione o sanità integrativa (contribuendo a destrutturare le pensioni e la sanità pubbliche) e chi, legittimamente, non vuole farlo; infatti, se i contributi aziendali a queste forme “integrative” sono considerati retribuzione, chi non aderisce perde quella parte di retribuzione senza recuperarla in altre forme.

E ci preoccupa, o ci lascia basiti, quello che NON c’è. In primo luogo non c’è l’equiparazione (ma neanche un piccolo avvicinamento) tra operai e impiegati sulla maturazione della quinta settimana di ferie, benché a suo tempo i lavoratori Azimut abbiano votato un emendamento per rivendicarla.

Ma, soprattutto, non c’è una riga, un accenno, un’apertura anche minima sulla riduzione (diretta o indiretta) dell’orario di lavoro. Quando è ormai da tempo che da innumerevoli parti si prefigura la riduzione di orario come imprescindibile, per affrontare le ricadute dell’Industria 4.0 e la sanguinosa perdita di posti di lavoro che si avrà in numerose categorie e settori produttivi. Niente!

Non si può inserirla negli integrativi aziendali, dicono. Non è cosa. E non viene affrontata neanche nei CCNL. Quanto dovremo aspettare per affrontare un tema che é un cavallo di battaglia di certi sindacati solo a parole, e che con la pandemia mostra ancora più la sua urgenza?

Conseguentemente, il giudizio su questo rinnovo contrattuale non può che essere critico. Dobbiamo ancora una volta capire che “i tempi sono duri, e i padroni volevano ancora di più”? Anche no, grazie, i tempi sono troppo duri anche per noi per accettarlo.

12/11/2020

COBAS AZIMUT