Cobas – In merito alla sentenza del processo penale ex Ilva

L’odierna sentenza, con le relative condanne, del processo “Ambiente Svenduto” danno finalmente anche consistenza giuridica a quanto i cittadini ed i lavoratori di Taranto denunciavano da tempo immemorabile sui devastanti effetti ambientali che l’ex Ilva ha provocato (e continua a provocare) in questo territorio e per i suoi abitanti.

Dalla sentenza si evince quanto fosse (ed ancora è a parere della scrivente) radicato il sistema di potere che ha coperto attraverso corruttele, leggi ad hoc, e tutto il pensabile e l’impensabile e che coinvolto a vario titolo rappresentanti politici anche con cariche Istituzionali, prelati, funzionario della digos, tecnico della Procura e quanti altri.

La scrivente, però, afferma che questa sentenza non può e non deve bastare, perché, ad esempio nonostante preveda la confisca degli impianti, la stessa potrà avvenire solo quando e se la sentenza diverrà definitiva da parte della Cassazione. Dunque la produzione continuerà (con i relativi devastanti effetti) in quanto al momento resta attivo il sequestro ma con facoltà d’uso, dato che, come confermato dalla Corte Costituzionale nel 2012, per legge quell’impianto è considerato per legge strategico per l’economia, in pieno spregio delle morti, delle malattie, che i cittadini ed i lavoratori subiscono e dell’inquinamento delle falde, dei terreni, del mare.

Ciò dimostra che una sentenza non basta a cambiare radicalmente lo status quo che prosegue. Non a caso, e per esempio, tutti sanno quanti provvedimenti governativi siano stati emessi pur di salvare il profitto a danni del territorio. Però questo blocco di potere politico e tetragono fu messo in discussione il famoso 2 agosto del 2012, quando cittadini e lavoratori entrarono nella piazza di fim-fiom-uilm per smascherare il loro asservimento ai Riva in spregio ed in danno del territorio, dei cittadini e degli stessi lavoratori con una parola d’ordine molto semplice: chiusura dell’Ilva ed i suoi lavoratori diretti ed indiretti da reimpiegare nelle bonifiche! Dal quel momento Taranto e l’Ilva divenne un caso nazionale e le proteste si moltiplicarono e questo mise in crisi quel sistema di potere, che nel tempo ha ripreso le redini in mano.

Dunque la scrivente, che di quel movimento ha fatto parte orgogliosamente ed unico sindacato che ha sposato subito senza se e senza ma, la parola d’ordine della chiusura e del reimpiego dei lavoratori nelle bonifiche, pur apprezzando tale sentenza, afferma che se per questo territorio va costruita, per il futuro, una economia scevra dal profitto, dalle fonti inquinanti e rispettosa delle vocazioni territoriali, dovrà riprendere il protagonismo dal basso dei cittadini e dei lavoratori!

Per questi motivi la scrivente fa appello a tutte le strutture ed alle singole ed ai singoli che non vogliono mediazione alcuna su quella parola d’ordine, di coordinarci per ricostruire un movimento dal basso: questa è l’unica base per sparigliare le carte e contrastare le politiche governative e per costruire un futuro diverso per questo territorio!

31 maggio 2021

Per la Confederazione Cobas Puglia – Salvatore Stasi