Le case degli Italiani sono divenute un grande ospedale in quanto – dato che le strutture sanitarie non hanno sufficienti spazi – i malati non gravi di Corona Virus e tutti coloro che temono di esserlo, sono in quarantena presso le proprie abitazioni. Ed ai lavoratori dell’igiene ambientale, già da sempre i più esposti a contrarre malattie sul lavoro, è conseguentemente chiesto di trattare i loro rifiuti che sono stati definiti dallo stesso Istituto Superiore di Sanità alla stregua di “rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo”.
E ciò ha già provocato la prima morte annunciata di un nostro collega colpito dal virus e alla cui famiglia va tutta la nostra vicinanza. Tuttavia, nonostante sia lo stesso ISS ad aver dettato delle norme severissime per effettuare in questi giorni al raccolta dei rifiuti, nella gran parte delle aziende non vengono fornite agli operatori nemmeno le mascherine, i guanti monouso, o addirittura viene imposto il divieto di farsi la doccia a fine turno giustificandolo con il rischio di assembramento, che potrebbe senz’altro essere risolto regolando a scaglioni gli orari di lavoro e quindi gli accessi negli spogliatoi del personale. Ed ugualmente viene omessa la sanificazione dei luoghi e dei mezzi di lavoro, che mette costantemente a repentaglio l’incolumità di chi opera in un settore fortemente a rischio di contaminazione biologica nonché dei loro familiari e di tutti i cittadini con cui entriamo in contatto nello spostamento dal lavoro a casa.
Ebbene da sempre il nostro diritto prevede come vi sia una soglia oltre il quale resistere è giusto esercitando il “diritto di autotutela” ossia, la possibilità di presentarsi in servizio ma rifiutare la prestazione ogni qual volta (vedi ad esempio Cassazione, sez. Lav, 07.11.2005 n. 21479) vi sia “..la mancata adozione da parte del datore di lavoro delle misure di sicurezza di cui all’art.2087 C.C., che pur in mancanza di disposizioni specifiche, il datore è tenuto ad osservare a tutela della integrità fisico-psichica del lavoratore dipendente, sempre che tale necessità sia evidente”. Ma se questa è una norma generale qui siamo ben oltre perché le norme specifiche esistono e vengono violate trovandoci tutti noi in una situazione di tale rischio per cui opera direttamente l’art. 44 della L.81/2008 per cui “il lavoratore che, in caso di pericolo grave, immediato e che non può essere evitato, si allontana dal posto di lavoro o da una zona pericolosa, non può subire pregiudizio alcuno e deve essere protetto da qualsiasi conseguenza dannosa”.Tanto premesso chiediamo un’immediata attivazione a tutte le aziende del settore e a tutte le autorità preposte a controllarne l’operato, preannunciando che, in mancanza di assunzione di reali misure di sicurezza entro lunedì 23 marzo, abbiamo saputo da molti lavoratori del comparto della loro decisione di avvalersi di tale diritto a evitare tale pericolo grave ed immediato avendoci essi pregati di informarvi di ciò, come richiede la Cassazione che ritiene lecita l’eccezione di inadempimento “tanto più se questi, prima dell’inadempimento, secondo gli obblighi di correttezza abbiano informato il datore di lavoro circa le misure necessarie da adottare”.
Ribadendo come tale possibile decisione, anche se in ipotesi presa da molti contemporaneamente, sia del tutto individuale rileviamo comunque – per scoraggiare qualunque eventuale ed inaccettabile reazione sanzionatoria – che quand’anche si volesse per sola ipotesi ritenere collettiva l’astensione in ogni caso la condotta die lavoratori sarebbe perfettamente lecita in quanto non vi è nessun limite allo sciopero quando è proclamato come “protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori” ai sensi dell’art. 2 comma 7 della L.146/1990. E per tale motivo invia la presente comunicazione anche alla Commissione di Garanzia sugli Scioperi dato che purtroppo non c’è davvero nessun dubbio che siamo innanzi a “gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori” così come non c’è nessun dubbio che tali rischi potrebbe essere fortemente attenuati da alcune semplici quanto doverose misure che invece vengono disattese con un disinteresse abberrante facendo pagare il prezzo più caro di tutti ai lavoratori costretti a lavorare senza dpi idonei per fronteggiare un emergenza dalle dimensioni gigantesche e dagli scenari devastanti.
Cobas Igiene Ambientale