Con il presente comunicato siamo a dimostrare solidarietà alle lavoratrici ad ai lavoratori che oggi, presso il Tribunale di Roma, hanno dovuto difendere ancora una volta il proprio diritto a scioperare in occasione dell’agitazione proclamata da altre OO.SS., applicato ai lavoratori impegnati nel servizio di documentazione degli atti processuali del Ministero della Giustizia.
Siamo stati informati di un fatto gravissimo, ancor più considerando che la condotta volta a limitare il diritto di sciopero sancito dall’art. 40 della nostra Costituzione è stato posto in essere da chi il rispetto della legge è chiamato a garantirlo e non contestarlo. Ricordiamo al Ministero della Giustizia ed al Presidente del Tribunale di Roma, che i lavoratori in appalto devono vedersi garantire gli stessi identici diritti costituzionali riconosciuti ad Avvocati, Magistratura Onoraria e personale amministrativo. Tali diritti non sono stati garantiti dalla Presidente della VI Sezione Dibattimentale Penale, che ha fatto pressione sul personale comandato a garantire i servizi essenziali, affinché provvedesse alla regolare fonoregistrazione e successiva trascrizione di un processo che, per quanto verificato, non rientrava nelle fattispecie indicate dal secondo comma dell’art.1 della L. 146/90 (come riscontrabile anche dal verbale di udienza, redatto e sottoscritto dal Funzionario UPP presente in udienza). L’imputato non risultava gravato da provvedimenti restrittivi della libertà personale o in stato di detenzione, né il processo risultava prossimo alla prescrizione o rientrava nei reati previsti e puniti secondo il c.d. Codice rosso.
Lo sciopero è il solo strumento al quale il lavoratore può ricorrere per vedersi riconoscere diritti e tutele negati. In nessun’altra Sezione del Tribunale di Roma si è verificata una simile ed incresciosa situazione: gli operatori hanno prontamente risposto a tutte le richieste di intervento e Magistrati e Parti processuali hanno atteso l’arrivo del fonico, senza interessare la Presidenza del Tribunale, affinché sollecitasse una immediata copertura dichiarando il falso (imputato detenuto che, da verbale, risultava essere libero, presente), comprendendo e rispettando la protesta dei lavoratori che, evidentemente, diventano fondamentali solo quando scioperano (ma lo sono ogni giorno).
Sono inaccettabili le esternazioni e condotte di alcuni Magistrati romani che, in più occasioni nell’ultimo periodo, non hanno vergogna di dichiarare pubblicamente, indossando una toga ed all’interno delle aule di Giustizia, che i diritti sono ad appannaggio di pochi e di certo non degli ultimi (vedasi le esternazioni nei riguardi del diritto alla pausa pranzo, invocato da un’assistente di udienza, rispetto al quale un componente del Collegio dell’VIII Sezione ha commentato, rivolgendosi alle parti processuali: “purtroppo dobbiamo adeguarci a questa nuova frontiera dei diritti”).
In un momento storico così delicato, fatto di riforme scellerate e di ingerenze pericolose, la Magistratura dovrebbe riflettere prima di porre in essere simili condotte, facendo perdere di significato anche le proteste che la stessa porta avanti, proteste che si depotenziano traducendosi in mera spettacolarizzazione. La Costituzione non è un orpello da tenere sottobraccio, ma andrebbe letta, compresa ed applicata. Da tutti, in egual misura.
Auspichiamo che tali gravissimi comportamenti non abbiano a ripetersi, riservandoci sin d’ora il diritto di attivare ogni azione volta a garantire i diritti dei lavoratori.
Ribadendo vicinanza alle lavoratrici ed ai lavoratori impegnati in questo delicato appalto, l’O.S. COBAS del Lavoro Privato si riserva di programmare tutte le ulteriori iniziative necessarie ad ottenere risposte in termini di certezza sul piano del riconoscimento professionale e della stabilizzazione di professionalità altamente specializzate, indispensabili per il corretto funzionamento del Sistema Giustizia.
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Roma, 28 gennaio 2025