Cobas – Il Covid avanza, i profitti di FCA pure… autotuteliamoci!

Per tutte/i noi – lavoratrici, lavoratori, precarizzati, persone che non hanno scudo alcuno ma possono contare solo su loro stessi – i prossimi mesi saranno pesantissimi. Almeno sei mesi in cui il ricatto del Virus – assolutamente reale e per nulla ipotetico o esagerato – porterà inevitabilmente ad acuire il divario tra chi vedrà aumentato sfruttamento ed esclusione e chi vedrà aumentare il suo potere e vorrà esercitarlo. Mentre il Governo sta pensando a rinnovare progressivamente il lockdown, ha già decretato nuovi sostegni economici ai padroni: il blocco dei licenziamenti sarò prorogato, ma sarà ancora ininfluente per lavoratori a termine e intermittenti, mentre la cassa integrazione sarà completamente gratuita.

Quindi, mentre saremo nuovamente reclusi e tutto quello che al massimo ci verrà concesso sarà di andare in fabbrica per poi velocemente e obbligatoriamente tornare a rintanarci in casa, ci sarà chi con questa crisi sanitaria, economica e sociale continuerà a fare profitti ed a sentirsi più potente e spregiudicato.

FCA fa innegabilmente parte di questa seconda categoria. Col Covid ha visto la manna scendere dal cielo sotto la forma di mascherina, di compensazione al fatto che se anche venderà sempre di meno le sue auto tecnologicamente arretrate potrà realizzare per un bel po’ di tempo il business delle protezioni al volto.

Certo, anch’esse di qualità tutt’altro che elevata (seppure appena iniziata, la produzione di mascherina è già arrivata a cambiare tre volte modello, tanto facevano schifo i primi, al punto che perfino i sindacati collaborazionisti si sono scandalizzati) ma l’importante ora è sfornirne tante e in fretta.

Dopo 9 anni di esclusione o di rientri al lavoro centellinati e a singhiozzo, ora ci dicono che bisogna correre, e quel reparto confino dove hanno accumulato dal 2016 operai scomodi, riottosi e usurati è diventata oggi l’Officina 63 del pieno ritmo. E già è ritornato lo sfruttamento di sempre ed il gioco al risparmio sulla nostra pelle: squadre con personale ridotto nella fase di raccolta, per cui gli addetti alla ricezione (uno sui due previsti per macchina) sono costretti ad un superlavoro per evitare di andare in palla. E inoltre, se il rispetto formale del distanziamento anti-covid venga sempre enunciato e ricordato, questo non vale nella fase di sistemazione e inscatolamento delle mascherine perché i dipendenti (anche se spazio e strumenti ci sono) vengono costretti a operare su pochi tavoli con assembramenti inevitabili e contatti ravvicinati.

E c’è sempre il problema della mensa. Posta così lontana dal luogo di lavoro al punto che il tempo di tragitto consuma una buona parte dei 30 minuti previsti – tempo che non si vuole in alcun modo aumentare per compensare la distanza – si cerca ora di ovviare portandone la fruizione a fine turno e consentendo a tutti quelli che hanno difficoltà a fruirne di rinunciarvi e uscire anticipatamente. Ma, siccome non possono ratificarlo ufficialmente, si sono inventati ed hanno comunicato – a parole – che la bollatura in uscita non serve, sarebbe superflua.

Non se ne parla nemmeno. Invitiamo tutte e tutti a certificare l’orario e a timbrare anche in uscita, a pretendere che non vi sia alcuna deroga al lavoro in sicurezza e rifiutarsi di lavorare assembrati, a rivendicare che tutte le postazioni di lavoro sulle macchine siano occupate senza risparmi, ad esigere che i ritmi di lavoro siano compatibili anche con chi ha ridotte capacità lavorative. Autotuteliamoci, pratichiamo e pretendiamo rispetto, prendiamoci tutto il tempo necessario per le cautele, a partire dal cambio tuta in entrata e in uscita per evitare possibili veicolazioni del contagio, ricordando che è tempo di lavoro.

La battaglia come sempre continua, non abbassiamo la testa. Ad FCA che continua a considerarci carne da macello fanno eco quegli esponenti politici e addirittura istituzionali per i quali diventare vecchi e patire le conseguenze del lavoro svolto equivale a perdere valore, diritti, interesse e dignità. Dai padroni e dai loro servi non ci aspettavamo altro, mandiamoli a stendere e comunichiamogli che per noi il loro valore è sempre stato zero, indipendentemente dall’età.

COBAS Mirafiori