Uno dei mandati fondamentali dei sindacati è quello di tutelare i diritti dei lavoratori e tra questi il diritto di tutela della salute (art. 32 Costituzione).
I sindacati devono giocare un ruolo importante nel tutelare l’integrità psicofisica del lavoratore.
Il datore è tenuto ad adottare le misure che sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro (art. 2087 c.c.).
L’obbligo di prevenzione di cui all’art. 2087 c.c., impone al datore di adottare tutte le misure di legge ai fini della tutela della salute sulla scorta dell’esperienza e della tecnica.
Perciò la turnazione deve essere “umanistica” e non sfruttatoria e vessatoria per imporre lo sfruttamento.
È obbligo del datore di lavoro rispettare la personalità del proprio dipendente evitando ogni comportamento anche se formalmente corretto che possa risolversi o trasformarsi in una forma di aggressione o di accerchiamento.
Le misure necessarie di protezione cui fà riferimento la norma di cui sopra, sono state ribadite dalla Cassazione più volte, anche con la sentenza n. 1307/2000, in merito all’obbligo di non recare danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana.
La Cassazione Sezione Lavoro con la Pronuncia n. 5491/2000 ha chiarito che il dovere di protezione che incombe sul datore di lavoro nei confronti dei dipendenti, non può ritenersi limitato al rispetto della legislazione tipica della prevenzione risultando esteso al divieto di porre in essere comportamenti che siano lesivi del diritto all’integrità psicofisica.
È purtroppo una questione di cultura, per cui i datori ritengono normale un comportamento duro fino alle vessazioni, fondato sul falso diritto di fare ciò che si vuole per il presunto ed ipotetico utile aziendale senza tenere minimamente conto sia della professionalità, spesa dalle Guardie proprio a loro vantaggio, che della dignità e della salute dei lavoratori.
E tra i colleghi c’è anche chi dice che queste cose sono sempre successe, come per dire che è normale che succeda, che va bene così.
Le aziende si giustificano con la frase che l’iniziativa economica è libera.
Questo è vero ma non è esatto. La Costituzione all’art. 41 primo comma, dice che l’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana.Noi come Sindacato vediamo chiaramente che i dipendenti capaci, soprattutto quelli onesti che non si prestano a regole clientelari e paramafiose si trovano nella condizione di doversi difendere da continui attacchi portati avanti con vari pretesti.
Lo sfruttamento portato fino allo sfinimento fisico, giustificato dai famosi costi aziendali, una scusa con la quale si promuovono grandi trasformazioni che rendono il mercato apparentemente flessibile, ma che in realtà generano una precarizzazione crescente, una costante diminuzione del riconoscimento dei diritti, una terribile insicurezza diffusa.
Con il dogma della riduzione al minimo degli organici, si favorisce quel terreno fertile per lo sviluppo della paura, in cui la violenza psicologica del capetto cresce rigogliosa, creando così i nuovi schiavi della vigilanza.
Come Sindacato da tempo ormai vediamo una strategia raffinata di sfruttamento basata sull’elemento ricattatorio, che continuamente aleggia pur non essendo mai espresso chiaramente, del licenziamento.
Il fenomento è strisciante, silenzioso fino a quando si traduce in un attacco diretto tramite una sanzione, che arriva dopo aver messo le guardie in condizione di sbagliare per troppa stanchezza o per istruzioni insufficienti, assegnandole a postazioni dove il mansionario è incompleto o non è mai stato scritto.
La stategia oppressiva è portata avanti attraverso difficoltà o assenza di comunicazione, controlli ossessivi, permessi o ferie rifiutati, tutto con lo scopo di demoralizzare e fra tutte le metodologie oppressivo-coercitive spiccano:
- ispezioni continue allo scopo di cogliere in errore la Guardia e sanzionarla;
- continue variazioni di turno, che generano un degrado della dignità umana e lavorativa perchè costringono ad una continua riorganizzazione della vita privata e familiare;
- aziende con filiali sparse in Italia ma con una unica centrale operativa o sede con cui non si può parlare direttamente ma comunicare solo per mail, così il lavoratore si trova davanti una distanza che funge da barriera, che toglie anche il contatto umano, che impedisce una comunicazione diretta che permette di risolvere il problema.
Così all’ennesima ispezione scoppia la reazione rabbiosa della vittima volutamente provocata, che concorre ad aggravare la situazione. Cosi la Guardia viene considerata uno che crea problemi e che và punito.
L’eccesso di lavoro, anche se è stato messo nero su bianco nel nostro contratto, che consente di lavorare 26 giorni con soli 4 riposi mensili al sistema 5+1, causa la sindrome di burnout o del “bruciato”.
Gli psicologi del lavoro definiscono bruciato il lavoratore che si sente cronicamente privo di energie, impotente di fronte alla vessazioni, inadeguato tanto da arrivare ad una cinica mancanza di interesse per il lavoro. Insomma il collega che non fa un c….
Così per stanchezza cronica arriva anche l’incidente stradale.
La Cassazione con sentenza n. 3970/99 afferma che un lungo turno di lavoro può rendere meno vigile il lavoratore e in tal caso l’incidente stradale deve essere considerato e risarcito come infortunio sul lavoro, affermando così che la responsabilità è del datore.
Ormai il lavoro dell’ufficio legale del Sindacato è oberato dal sempre più poderoso contenzioso giudiziario avente ad oggetto richieste risarcitorie da parte dei lavoratori, a fronte di condotte asseritamente illegittime e dannose.
Vogliamo concludere questo articolo con il ricordare che la Carta Costituzionale limita la libertà di iniziativa privata delle imprese a tutela di beni e valori di rango superiore quali salute, sicurezza, libertà e dignità umana.
Cobas Lavoro Privato – Settore Vigilanza