I COBAS hanno appreso con rabbia la notizia della morte di cinque lavoratori nell’esercizio delle loro funzioni.
Ennesima strage sul lavoro, cinque operai sono morti, e un sesto è in gravi condizioni. Morti sul lavoro mentre stavano facendo la manutenzione in una cisterna nei presi di Casteldaccia all’impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti di Palermo (AMAP). Dopo che il primo operaio è rimasto nel sottosuolo senza venir fuori, gli altri si sono calati per capire cosa stesse succedendo. Il settimo componente della squadra, non vedendo uscire i colleghi, ha dato l’allarme. Quattro vittime sono operai della ditta appaltatrice Quadrifoglio di Partinico, tra di loro figurerebbe anche il titolare della ditta di 71 anni; il quinto è un lavoratore interinale dell’Amap. Gli operai sono morti soffocati dalle esalazioni uno a uno mentre entravano dal tombino. Il sesto operaio è in coma, ricoverato al Policlinico di Palermo. L’uomo è intubato e ventilato, in di stress respiratorio gravissimo, per una intossicazione da idrogeno solforato. I sei uomini non indossavano le maschere antigas.
Nel mondo del lavoro prevale la logica del profitto e del capitale che considera i lavoratori alla stessa stregua delle merci. Con la logica del profitto diventa praticamente impossibile pensare di poter debellare gli incidenti sul lavoro e quindi, fino a quando i lavoratori continueranno ad essere ostaggio del ricatto occupazionale e del precariato spinto, non potranno mai dirsi di essere al sicuro nei luoghi di lavoro.
Fino a quanto la logica del profitto avrà il predominio sui diritti e sulla dignità dei lavoratori sarà sempre surreale ogni intenzione annunciata nella direzione della maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, specialmente se l’intenzione viene annunciata con falsità in ogni circostanza di un evento tragico e luttuoso.
Massima vicinanza e solidarietà con le famiglie dei lavoratori che hanno perso la vita
Chiediamo con forza che venga introdotto il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime
Per i COBAS – Renato Franzitta