Il giorno 18 Aprile il sindacalismo di base ha organizzato un’assemblea telematica fra i lavoratori di Poste Italiane, si è scelto questo strumento perché quello più vicino ad una forma assembleare reale in modo da rendere possibile un confronto ed un libero scambio di idee e informazioni fra i lavoratori.
Abbiamo scelto questo momento perché lo consideriamo un tempo giusto per capire ed analizzare i comportamenti e i provvedimenti presi finora da questa azienda che si è avviata in gran fretta verso la fase 2, facendolo anche in anticipo rispetto alle decisioni governative. Nella prima fase dell’emergenza abbiamo assistito fin dove arriva l’arrivismo e l’arroganza dell’azienda perché se da una parte ha organizzato protocolli dall’altra, come testimoniano i lavoratori, la storia è ben diversa: ritardi e inadempienze che si sono verificate nell’ organizzare la prevenzione aziendale del contagio. Da subito abbiamo chiesto la chiusura dei posti di lavoro, abbiamo organizzato e sostenuto le astensioni per la mancata fornitura dei dispositivi di protezione individuali (mascherine, guanti, gel igienizzanti), e la necessità che vengano rifornite costantemente e quotidianamente così come gli interventi di sanificazione e di pulizia più accurata, con prodotti specifici.
Il sindacalismo di base ha prodotto un gran numero di comunicati, elaborato un vademecum per l’astensione lavorativa ed appositi moduli di astensione per i lavoratori, in modo da supportarli a fronte delle inadempienze. Inoltre abbiamo promosso anche un sondaggio fra i lavoratori di Poste che ha confermato e mappato le situazioni di disagio e di inadempienza.
Nonostante che l’emergenza e il rischio di contagio è ancora molto alto Poste Italiane si sta organizzando per riprendere le attività a pieno regime: riaprono le accettazioni di posta target, le linee business, il ripristino delle consegne anche il sabato… Si torna di corsa verso la normalità lavorativa, una normalità che ci preoccupa perché significa aumento dei lavoratori all’interno degli uffici, pensiamo in particolare ai CMP, agli uffici dei portalettere, luoghi dove non potranno essere garantite le distanze di sicurezza. Sicuramente dobbiamo mantenere alta l’attenzione e avere la coscienza che il diritto alla salute è un nostro diritto inalienabile ed essere pronti ad intraprendere tutte le azioni, individuali e collettive per difenderci dall’arroganza del profitto.
Per questo diciamo, e lo abbiamo rimarcato con i lavoratori nell’assemblea, che se non ci sono le condizioni di sicurezza non si lavora. L’attenzione deve rimanere alta per ridurre al minimo il rischio di contagio e dobbiamo avere chiaro che la difesa della salute non è derogabile.
Inoltre è stata creata anche una Mailing sindacalismodibase-poste@googlegroups.com dove è possibile far pervenire, segnalare tutte le inadempienze dell’Azienda nei diversi territori e uffici, in modo da organizzare denunce localizzate ad organi competenti. Dobbiamo essere pronti ed usare tutte le forme di lotta necessarie.
Questa emergenza ha messo a nudo tutte le contraddizioni di questo sistema e si continua a parlare di 500/400 morti al giorno come fosse una cosa normale, non possiamo accettarlo, come non possiamo accettare di non vedere come Poste Italiane non ha accantonato, neppure per un momento, l’obbiettivo profitto, anzi è riuscita a tenere bene il ritmo della produzione.
Si è nascosta dietro la definizione di “servizio essenziale”, principio abbandonato da decenni da parte di Poste Italiane, lo dimostra il fatto che chiude i piccoli uffici, organizza il Recapito con “la consegna della corrispondenza a giorni alterni”, ma nell’emergenza, senza definire niente di cosa sia essenziale o indispensabile, continua a far tutto “normalmente” (buoni postali, contratti, sim ecc.).
Poste ha, sicuramente, portato avanti la cosiddetta “razionalizzazione degli uffici”, ma era inevitabile, infatti non ha fatto altro che adeguarsi ad una situazione di fatto: il calo della pedonalità, e riduzione dei volumi.
Intanto i dirigenti lavorano protetti nei loro “fortini”, hanno fatto in modo che per “quelli rimasti in servizio” non ci fosse un carico di lavoro ridotto e con video-messaggi hanno incoraggiato le “truppe”, addirittura promuovendo e incoraggiando uno spirito “gaio”, basta vedere i video dove ci sono lavoratori che cantano e ballano mentre lavorano e si espongono al rischio in perfetta linea con le disposizioni di “coraggio” in stile “bel paese” che tanto fa piacere “al padrone”, addirittura hanno promosso un concorso “a chi fa il video più bello”, mentre sono “guai” se qualcuno fa foto per registrare e denunciare il degrado.
Siamo convinti che per non pagare il conto salato di questa crisi (è chiaro a tutti che il conto vogliono farlo pagare a tutti noi che viviamo di lavoro) noi lavoratori di Poste dobbiamo alzare il livello di conflittualità ed è per questo che promuoveremo lo sciopero degli straordinari, e lavoreremo per prepararci ad uno SCIOPERO GENERALE, perché oltre le nostre condizioni interne, il peggioramento generale ci chiamerà a prendere posizione ed elaborare delle risposte chiare. non c’è più spazio per un continuo riformismo che ci ha visto sempre perdenti.
COBAS Poste – CUB Poste – SI COBAS Poste