Cobas Coop. Sociali – Senza diritti non c’è giustizia

La recente pandemia, dovuta al propagarsi del coronavirus, ha reso evidenti i limiti di molti settori nevralgici nel nostro paese. In particolar modo, quelli che rientrano nella sfera del pubblico ma che sostanzialmente erogano servizi attraverso l’iniquo sistema delle esternalizzazioni. La sanità, ovviamente, ma anche il sociale.

La scuola ha chiuso i battenti nei primi giorni di marzo, di fronte all’intensificarsi della ondata epidemica, lasciando a casa studenti corpo docente e un’altra categoria essenziale per il funzionamento dell’istituzione scolastica: gli/le assistenti ad alunni/e con disabilità. Entrambi, privati di diritti che in un paese civile dovrebbero essere garantiti senza esitazione alcuna. Il sistema perverso delle privatizzazioni, ha però di fatto negato un elementare principio di democrazia e uguaglianza. Operatori e operatrici sociali impegnati/e nell’assistenza scolastica, svolgono un servizio pubblico alle dipendenze di una impresa privata, quali sono le cooperative sociali. Alla proclamazione del lockdown, lavoratori e lavoratrici ritenuti/e essenziali, si sono ritrovati/e senza lavoro e senza retribuzione.

Infatti, in mancata presenza dell’alunn* cui è prevista l’assistenza, non è prevista invece la copertura economica per l’assistente. Una diseguaglianza palese che ha radici lontane e che il Covid19 ha avuto solo il “merito” di portarla drammaticamente alla luce. Una ingiustizia insopportabile che neanche un pur auspicabile ritorno alla normalità può cancellare, perché è proprio la normalità di servizi essenziali alla persona dati in appalto e gettati nelle fauci della privatizzazione che l’hanno resa tale.

Non siamo quindi più disposti/e a rinunciare a diritti sanciti dalla Costituzione e ribaditi finanche nei DPCM (art. 48 del 18 marzo del 2020), sebbene enunciati nel pieno dell’emergenza della quarantena.

Non siamo più disposti/e a sottostare a trattamenti oltraggiosi della dignità di lavoratori e lavoratrici e della riconosciuta professionalità dimostrata nel corso di anni e anni di servizio alla cittadinanza. Nel caso specifico, di una parte di essa che oltretutto deve affrontare le grandi difficoltà legate al mondo della disabilità.

L’unica via d’uscita a questa condizione di ricatto e sfruttamento e di spudorata violazione delle norme basilari del vivere civile, è la internalizzazione dei Servizi Sociali, per eliminare la precarietà nel lavoro e per assicurare un sostegno dignitoso a chi lo necessita. È una questione di civiltà, è una questione di equità.

Perché senza diritti non c’è giustizia.

È giunta quindi l’ora che tutte le autorità territoriali e nazionali competenti mettano fine a questa situazione di estrema precarietà aprendo un percorso di stabilizzazione di tutto il personale fino ad ora occupato in questo settore.

Cobas Lavoro Privato – Cooperative Sociali