Care colleghe e cari colleghi, questa notizia mi rattrista ma non voglio e non posso più restare in silenzio. Lungi da me strumentalizzarla, e voglio innanzi tutto esprimere solidarietà e vicinanza al/alla collega colpito/a dalla malattia. Ma non posso più tacere questa modalità di gestireun’emergenza epocale che ci riconsegna un’azienda che procede in materia unilaterale sia sul fronte
della prevenzione che della comunicazione circolare (che di fatto non esiste).
In controtendenza al muoversi del Paese, che con le sue massime cariche istituzionali richiama al confronto serrato di tutte le parti in campo, Unicoop Tirreno prosegue sulla strada arrogante e poco fruttuosa del silenzio. Un silenzio che genera preoccupazione tra chi tutti i giorni è costretto, con spirito di sacrificio, a mandare avanti un servizio essenziale per la sopravvivenza del Paese.
Una gestione padronale della peggior specie, a volte peggiore finanche dei piccoli padroncini di supermercati a gestione familiare. Bene, io ritengo che la gestione complessa di un’azienda che conta quasi 4000 lavoratori non può e non deve passare per i ‘pieni poteri’ di poche figure apicali.
Non può e non deve in ‘tempi di pace’, figuriamoci durante una pandemia. Non può umiliare i quadri intermedi, relegati a passacarte del capo né tanto meno sovraesporre fisicamente e soprattutto mentalmente i propri commessi, coordinatori, capi reparto e capi negozio alla cieca. E non bastano certo le tardive lettere di presa visione delle procedure a creare quel clima di fiducia che in questo momento è vitale.
Non voglio nemmeno soffermarmi sul premio in denaro o in buoni spesa erogato soltanto dalle altre cooperative ai propri dipendenti, e nemmeno sulla scellerata decisione di aprire a Pasquetta, rientrata solo per le pochissime disponibilità concesse dai lavoratori. Ma questi episodi compongono un quadro squallido di chi, in un momento del genere, è tutto teso al raggiungimento del massimo profitto e non guarda in faccia nessuna e nessuno.
Sono rammaricato, questa dovrebbe essere la cooperativa di tutti noi, ma in questo momento storico si percepisce chiaramente che così non è. Il concetto di cooperazione è basato sui valori dell’uguaglianza dei diritti, della democrazia, della solidarietà, della responsabilità individuale, dell’equità. Secondo il dettato dei propri Padri fondatori, le Cooperative si ispirano all’etica del lavoro, dell’onestà, del rispetto degli impegni, della responsabilità sociale. Bene, troppi di questi valori non sono più il cardine di Unicoop Tirreno che sembra aver totalmente smarrito la sua
missione.
La condivisione con le parti sociali e con i corpi intermedi della società è uno dei cardini fondamentali della democrazia, e non ci può sfuggire che Unicoop Tirreno non tiene in alcun conto le parti sociali che, di fatto, rappresentano i lavoratori tutti. Non che questo possa limitare in alcun modo il nostro agire, che trova su altri terreni la sua naturale espressione, ma certo è triste pensare Cobas del Lavoro Privato che una cooperativa abdichi alla democrazia rappresentativa. Soprattutto quando ad esserci di mezzo è la salute di chi fa la Coop tutti i giorni con il sudore della propria fronte.
Questo è lo sfogo, e mi scusate per la lunghezza dello stesso. Ma ora veniamo a noi: non permetteremo che questa ottusità possa rappresentare un ostacolo alla tutela della salute e dei diritti della lavoratrici e dei lavoratori. Continueremo con tutta la forza e la determinazione che abbiamo a disposizione nel nostro lavoro di denuncia e di informazione, di tutela e di rivendicazione. E non saranno certo i deliri di onnipotenza a fermare il nostro agire sindacale.
Grazie al lavoro di tutte e tutti, quello che svolgete sul campo e quello altrettanto prezioso che ci tiene sempre informati sulle condizioni che si vivono nei negozi e ci permette di svolgere il nostro ruolo. Grazie a nome di tutta la collettività per il vostro servizio al Paese, svolto con coraggio e dedizione. Un abbraccio a tutte e tutti e abbiate cura di voi!
Roma, venerdì 10 aprile 2019
Per i Cobas del lavoro Privato
Francesco Iacovone