Cobas – Richiesta di incontro al Ministero della Giustizia, al Ministero del Lavoro e a CONSIP dei lavoratori addetti alla documentazione degli atti processuali

Il servizio di documentazione degli atti processuali è attualmente svolto attraverso contratti di appalto dalle società consorziate in CICLAT ed occupa circa 1500 dipendenti.

In data 17 marzo 2021 è stato pubblicato il dispositivo della sentenza pronunciata dal Consiglio di Stato sul ricorso proposto da Consip e dal Ministero della Giustizia per la riforma della sentenza breve del TAR Lazio, la quale disponeva la riapertura dei termini per la presentazione delle offerte nella procedura d’appalto tuttora in corso e avente a oggetto il servizio di documentazione degli atti processuali. Il Consiglio di Stato, rigettando il suddetto ricorso, cristallizzava pertanto la precedente pronuncia del TAR Lazio, dando luogo a una dilatazione delle tempistiche utili all’espletamento della gara e relativa aggiudicazione.

Nel frattempo è ormai prossimo alla scadenza il contratto di secondo livello sottoscritto dalle tre aziende fornitrici del servizio e consorziate in Ciclat, atto che va a integrare il “CCNL per i lavoratori dipendenti da imprese esercenti Servizi di Pulizia e Servizi Integrati/Multiservizi”, attualmente applicato agli operatori che svolgono le attività di fonoregistrazione, trascrizione e stenotipia a beneficio dei Tribunali dislocati sul territorio nazionale. Il personale è attualmente inquadrato prevalentemente al 2° o 3° livello, categoria operai, e quindi pesantemente sotto inquadrato, in considerazione che per lo svolgimento delle delicate attività di documentazione degli atti processuali sono necessari livelli alti di professionalità, esperienza e un percorso formativo personale almeno di scuola secondaria superiore.

In questo scenario ancora incerto per il futuro dei lavoratori, ai quali vengono garantite tutele solo parziali in fase di cambio appalto, la scrivente O.S. chiede formalmente agli intestati ministeri un incontro con una rappresentanza dei lavoratori del settore per affrontare i temi irrisolti di una categoria ad oggi non riconosciuta, seppur contemplata dal nostro ordinamento ormai da decenni. I lavoratori sono stanchi di false promesse e chiedono stabilità occupazionale, oltre a un inquadramento consono alle competenze messe in campo e maturate nel corso degli anni. Pensiamo che l’anomalia degli ausiliari tecnici della Giustizia, in balia di privati che si avvicendano negli appalti, non debba lasciare indifferente – in primis – il Ministero della Giustizia, nonché il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Se il Codice degli Appalti sollecita in più punti l’adozione di misure finalizzate alla tutela delle esigenze sociali, la lettura asfittica dell’articolo 50, che non prevede l’attribuzione di un punteggio al “Piano di Assorbimento del Personale”, rende carente l’esame delle offerte tecniche circa un riscontro puntuale sul personale impiegato in appalto, tanto più in considerazione che i capitolati non prevedono alcun vincolo riguardo il CCNL e il corretto inquadramento del personale richiesto. Riteniamo che quest’impostazione sia estremamente timida rispetto alle problematiche che investono il personale coinvolto e ci appare inaccettabile che, nell’ottica del decentramento amministrativo e di un ipotetico contenimento della spesa pubblica, si lasci vivere un’intera categoria, cui appartengono circa 1.500 lavoratori, in una condizione di precariato perpetuo.

In tal senso, le buone intenzioni espresse dal Ministro Brunetta riguardo la necessità di rinnovare e qualificare l’azione della Pubblica amministrazione attraverso l’avvio di nuove procedure concorsuali per l’immissione al suo interno dei “giovani”, dovrebbero essere preventivamente ancorate alla necessità di stabilizzare tutto quel personale, magari “oramai non più giovanissimo”, che in tutti questi anni di blocco del turn over ha permesso alla P.A. di funzionare, nonostante sia stato quasi sempre sottopagato e abbia lavorato in condizioni di estrema precarietà.

Crediamo che i Ministeri, cui ci rivolgiamo, possano e debbano intervenire tempestivamente per coadiuvarci in un percorso risolutivo della questione e confidiamo in un celere riscontro al fine di evitare l’uso di strumenti più incisivi affinché le legittime ragioni di lavoratrici e lavoratori non restino inascoltate.

Cobas del Lavoro Privato