Cobas Vigilanza – Opprimere per sfruttare! Sfruttare per il gusto di opprimere!

Parte 1 . Lo sfruttamento del lavoro purtroppo è un fenomeno tristemente diffuso, tanto più nel nostro settore.  Le strategie aziendali per lo sfruttamento vengono portate avanti attraverso la violenza psicologica. Una violenza mascherata da esigenze di servizio, di produttività, “perchè bisogna andare incontro alle richieste del cliente”.

E per andare incontro al cliente anzichè trovare soluzioni ad hoc attraverso adattamenti organizzativi, si spinge il lavoratore al sacrificio.

Si costringe il lavoratore ad acconsentire con l’imposizione del “turno comunicato”, con la scusa del: “ci dispiace, non abbiamo altri posti”, “non dipende da noi, abbiamo delle esigenze di servizio”. 

Chi scrive non è un sindacalista da ufficio, noi Cobas ci mettiamo la divisa e andiamo in turno con i colleghi e quasi mai abbiamo sentito colleghi dire di essere contenti delle condizioni di lavoro.

La sofferenza nel settore cresce, ormai lavorare nella vigilanza è fonte di sofferenza ogni giorno. Opprimere per sfruttare! Sfruttare per il gusto di opprimere!

Ogni scusa è valida per raggiungere questo obiettivo.

Così per difesa il lavoratore nel tempo ritira l’impegno, smette di prendere iniziative, di farsi carico di ciò che non gli spetta. E dopo aver creato le condizioni perchè questo accadesse, i datori accusano il lavoratore di scarsa produttività, magari di aver perso il contratto per colpa sua. 

La violenza psicologica come metodologia coercitiva per ottenere lo sfruttamento. 

Viviamo in una società che premia comportamenti prevaricatori, perchè si punta al risultato come se non ci fossero altri valori, come se la gente non soffrisse, come se non ci fosse altro modo …

per avere, se non togliere agli altri. 

Tutto questo perchè le persone che sono a capo delle aziende non ambiscono a un profitto etico.

Tutto questo perchè per raggiungere profitti altissimi bisogna sfruttare e per sfruttare bisogna opprimere.

Poi c’è in più il perverso gusto del potere sugli altri, di sentirsi potenti perchè si riesce a controllare i dipendenti.

Poi quando sorge la naturale, istintiva ribellione allora si colpisce con la ritorsione, arriva la vendetta. Sotto forma di esigenze di servizio, in base alle quali si viene mandati in postazioni punitive, con 12-14 ore di turno, senza servizi igienici, senza corrente elettrica, senza acqua, dentro la propria macchina, consumando la benzina per scaldarsi d’inverno e rinfrescarsi d’estate.

In quelle aziende chiamate Istituti di Vigilanza le fonti di stress dovuto alle interrelazioni forzatamente prevaricatorie per ottenere il massimo sacrificio dai dipendenti, si possono rilevare comportamenti che travalicano i limiti delle correttezza e sempre più spesso della legalità. 

In ragione del ruolo che ricopriamo come Sindacato, vogliamo ricordare che la storia dei sindacati ha origini lontane. Ad esempio, le prime associazioni dei lavoratori che nacquero in Gran Bretagna con le trade unions durante gli anni della rivoluzione industriale nel 1824, per tutelare i diritti dei lavoratori, ma soprattutto per garantire agli operai una vita almeno “più sopportabile”.

Ricordiamo come la figura dell’imprenditore-padrone del secolo scorso che metteva in atto uno sfruttamento disumano al limite dello schiavismo, affermando di essere l’unico a conoscere cosa fosse bene per i propri dipendenti, è una figura che ancora oggi ritroviamo nel nostro settore, seppure con connotazioni esteticamente diverse.

Vediamo chiaramente come spesso, troppo spesso, le scelte organizzative e la gestione turni sono improntate al massimo carico di lavoro imponibile fino allo stremo, perfino oltre il lecito.

Così il lavoratore si trova a dover subire, incastrato in una situazione doppiamente difficile, tra il non potersi sottrarre al potere direzionale del datore e dall’altro a confrontarsi con la difficoltà di dimostrare la vessazione, per via di quella maschera delle esigenze di servizio.

Le dinamiche comportamentali, (messe in atto dagli incaricati del datore come gli addetti all’ufficio servizi che “ti mandano al lavoro”, ma che in realtà ti mandano a “immolarti” nel nome del profitto, delle false esigenze di servizio, delle esigenze del cliente a cui bisogna sottostare anche se non rientrano nel contratto e nelle mansioni), hanno tutte in comune una condotta lesiva verso il lavoratore e devono essere identificate e contrastate. 

Il modo migliore per contrastare questo fenomeno è diffonderne la conoscenza, renderlo visibile, conoscibile affinchè sia conosciuto e riconosciuto ogni giorno.

Insomma è necessario far cadere le maschere, far cadere quelle menzogne che non permettono di riconoscere che è solo sfruttamento. 

Ecco il nuovo pericolo, lo straining!

Ci sono forme di vessazione psicologica conosciute, assimilabili a categorie definite come il mobbing, lo straining, il bossing.

Lo straining è il fenomeno più diffuso tra le Guardie Giurate.

Straining dal verbo to strain che tradotto significa sforzare, tenere sotto pressione.

Si intende una situazione di stress forzato sul posto di lavoro in cui la vittima subisce un’azione che ha come conseguenza un effetto negativo sulla prestazione lavorativa ma sopratutto sulla salute.

Si differenzia dal mobbing per il modo in cui è perpetrata l’azione vessatoria che è caratterizzata da una serie di condotte ostili continue e frequenti nel tempo, che causano un danno alla salute, ma senza una vera continuità delle azioni vessatorie o una condotta palesemente ostile.

Frustazione, rabbia, impotenza, stress.

Salute che se ne và.

Il soggetto avverte, insieme alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e volutamente poco apprezzato, l’affaticamento fisico ed emotivo e da qui l’insorgere di patologie.

Troppi colleghi con prescrizioni di vario tipo, (osteggiate dai datori che vedono affievolirsi la possibilità di controllare e sfruttare), troppi colleghi che hanno subìto un infarto e tra questi qualcuno non c’è più.

Comunemente si dice che quando il lavoro è troppo pesante il soggetto non riesce a “staccare” mentalmente, così si crea una tendenza a lasciarsi andare a reazioni emotive impulsive finendo per discutere con l’ufficio e aumentare la tensione e lo stress. 

E caso mai non bastasse, c’è anche la retribuzione (soprattutto a fronte dei rischi, del sacrificio, del carico di lavoro) insoddisfacente, quasi umiliante.

E caso mai non bastasse, il contratto è scaduto nel 2015.

Cobas Lavoro Privato – Settore Vigilanza