Il Commercio sciopera 24 ore, per chiedere salari adeguati al costo della vita e maggiori tutele, con un presidio presso la Coop di Largo Agosta e a ConfCommercio.
I lavoratori del settore si fermano a pochi giorni dal Natale per denunciare bassi salari e pochi diritti, ad annunciare lo sciopero sia i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil sia parte del sindacalismo di base: Cobas e Flaica-Cub.
Le tematiche, seppur diverse, ruotano attorno al mancato rinnovo dei Contratti Nazionali di categoria, scaduti ormai dal 2019.
“Le nostre ragioni alla base dello sciopero sono molto lontane da quelle dei sindacati confederali che, anzi, accusiamo di averci condotto fino a questo punto -dichiara Luca Paolocci dell’Esecutivo Nazionale del Cobas Lavoro Privato- solo loro infatti siedono ai tavoli di trattativa con i datori e le loro associazioni di rappresentanza, mentre qualsiasi incontro viene negato al sindacalismo di base e a tutti I lavoratori che lo hanno scelto. Sono 4 anni che parlano con le aziende a vuoto, senza alcun confronto con i dipendenti nei punti vendita.”
Alcune associazioni datoriali hanno parlato di un aumento sullo stipendio pari a 250 euro al mese, rateizzato, dovrebbe essere effettivo entro un anno.
“La cifra è ridicola se pensiamo ai 4 anni in cui è scaduto e i successivi in cui sarà in vigore -riprende Paolocci- la cifra minima di aumento mensile deve essere pari a 500 euro al mese, senza alcuna rateizzazione, ma effettivi fin dal mese successivo la stipula. Dobbiamo anche considerare i guadagno extra fatti dalle aziende in periodo pandemico, del +10% sulle vendite registrato niente è stato distribuito ai lavoratori che non si sono mai fermati. Aggiungiamo come nell’ultimo rinnovo contrattuale è stato permesso alle aziende di non pagare la malattia, cioè dal terzo evento morboso si percepisce il 60% poi, dal quinto, più nulla. Nessuno deve essere costretto a scegliere fra curarsi e mangiare a fine mese”.
Un’altra battaglia, portata avanti fin dall’introduzione, è il lavoro festivo e domenicale, considerato come lesivo del diritto al riposo nei momenti in cui tutta la società riposa. Se è vero che i centri commerciali si riempiono spesso in queste giornate, le vendite settimanali non sono aumentate, tanto da lasciar pensare si siano solo redistribuite in giornate diverse.
“I lavoratori del Commercio vivono un tempo contrario a quello degli affetti e della società che li circonda, mai smetteremo di combattere questa distorsione -conclude Paolocci- si è costretti a lavorare, in un settore non essenziale, mentre intorno a noi tutto si riposa e si ferma. Non ci viene permesso di avere tempo per noi se stessi, per riflettere su cosa si sta facendo e su cosa vorremmo cambiare. Domeniche festivi, ma anche turni spezzati fra mattina e pomeriggio ci portano a stare sempre dentro un centro commerciale, alienati da luci e musiche continue, come lavoratori o come consumatori”.
I lavoratori del settore Commercio stanno discutendo, nelle assemblee indette dai Cobas, una piattaforma alternativa da presentare alle aziende e alle associazioni datoriali. La piattaforma contiene tutti i punti di cui ci ha parlato il delegato sindacale, senza tralasciare la sicurezza sul lavoro, vista la situazione di rischio del settore, che lo porta al quarto posto per maggior numero di infortuni.
Il 22 è stato annunciato solo come inizio senza risposte concrete da parte dei datori che, al momento, non hanno fatto alcuna apertura considerata sufficiente dai lavoratori.
Cobas Commercio