Apprendiamo con rammarico, le doglianze espresse da una delle Presidenti di Sezione del Tribunale
di Roma, circa l’inopportunità di fermare la Giustizia scegliendo proprio un giorno in cui si ricorda il
sacrificio di chi, per la Giustizia, ha dato la vita.
Dispiace che la Presidente Venneri – e chissà quanti come lei – non abbia compreso le motivazioni
che hanno spinto i Professionisti precari all’ombra della Giustizia, a scegliere CONSAPEVOLMENTE
la data del 23 maggio per tornare a scioperare: ostinarsi ad esternalizzare un servizio che, leggendo
il bando per l’ultimo concorso riservato agli Operatori Data Entry del Ministero della Giustizia, si
pensava di richiamare a sé senza tenere conto delle professionalità formatesi già da tre decenni,
oltre ad essere sconveniente sotto molteplici punti di vista, rischia di aprire a scenari che il Dott.
Falcone, con la sua lungimiranza, aveva previsto. E per i quali, ahinoi, ha pagato con la vita,
condividendo con l’amico fraterno e collega, Dott. Paolo Borsellino, a distanza di poche settimane,
un iniquo destino.
Il fenomeno dell’area grigia è tristemente noto non solo agli addetti ai lavori. Perpetrare, dunque,
la strada della esternalizzazione del servizio, soprattutto dopo avere accettato che quelle stesse
aziende interessate all’appalto, possano operare (e fatturare) anche nel settore peritale, espone a
rischio non solo i lavoratori ma tutta la collettività. Non va assolutamente dimenticato che grandi
centrali del precariato e di appalti illeciti, sono proprio gli Enti pubblici.
Dispiace, ancora di più, constatare che tali doglianze partano da quella stessa Città giudiziaria che,
non solo si ostina a tenere la testa sotto la sabbia, scegliendo di non vedere e non ascoltare in quali
condizioni centinaia di fonici, trascrittori, stenotipisti e data entry forensi sono stati costretti a
lavorare negli ultimi diciotto anni, ma che lascia trascorrere ben diciannove mesi senza rispondere
a chi denuncia, nero su bianco, l’inopportunità del sistema appalti (e le ingerenze nel settore
peritale), costringendolo a rimettere querela per tornare a vivere senza la paura per quello che
potrebbe succedere alla propria famiglia, la paura di uscire di casa o di rispondere al telefono.
Neanche di fronte all’obbligo di intervenire, lo Stato ha dimostrato considerazione nei confronti di
questi lavoratori e lavoratrici. Siamo certi che il Dott. Falcone, così come la Dott.ssa Morvillo ed il
Dott. Borsellino, avrebbero avuto il coraggio di agire. E siamo ancora più certi, non avrebbero
continuato ad affidare incarichi peritali da liquidare a società, mettendo le stesse nella condizione
di creare fatturato utile a partecipare al bando di gara per i servizi di documentazione degli atti
processuali per il Ministero della Giustizia.
L’attuale situazione in materia di appalti è sconfortante e richiede una doverosa presa di posizione
da parte dei lavoratori tutti, non solo dei Professionisti precari all’ombra della Giustizia (a titolo
esemplificativo ma non esaustivo: estensione a 15 mila euro l’anno per l’uso dei voucher, in alcuni
settori, e cioè la forma più estrema di mercificazione del lavoro; liberalizzazione del c.d. subappalto
a cascata; ampliamento del precariato, in risposta alla procedura di infrazione dell’UE che accusa
l’Italia, a ragione, di abuso di precariato).
La Corte di Cassazione (Sezioni Unite 22910/06) ha ribadito che è principio fondamentale del nostro
ordinamento, quello secondo cui “datore di lavoro è chi utilizza effettivamente le prestazioni del lavoratore (…) con la conseguenza chi utilizza dette prestazioni deve adempiere a tutte le
obbligazioni a qualsiasi titolo nascenti dal rapporto di lavoro”, precisando che “non può sostenersi
che l’indicato principio di carattere generale ha perduto consistenza giuridica a seguito del D. Lgs
276/03 (…) la disciplina indicata, pur presentandosi come una innovazione (…) si configura anche
nell’attuale assetto normativo come una eccezione, non suscettibile né di applicazione analogica né
di interpretazione estensiva (…)”.
Abrogatio sine abolitione, direbbero i latini.
L’O.S. COBAS del Lavoro Privato, ribadendo le motivazioni che sono parte integrante della
proclamazione dello sciopero indetto per il 23 maggio p.v., invita i lavoratori a proseguire nella scelta
di rivendicare i propri diritti, nonché gli organi di stampa e gli addetti ai lavori tutti, a non lasciare
inascoltata la protesta di questi lavoratori e dei lavoratori precari in senso più ampio.
Chiediamo giustizia alla Giustizia, anche e soprattutto a chi, quotidianamente, viene chiamato a
garantire gli altrui diritti: assicurare dignità professionale e certezza della continuità lavorativa a
tutte quelle persone che, a vario titolo, avvertono forte la responsabilità nei confronti dello Stato e
verso la garanzia del diritto al giusto processo, dovrebbe essere per voi imperativo, così come
dovrebbe essere altrettanto imperativo non permettere a realtà imprenditoriali poco specchiate di
continuare a lucrare sulla dignità umana e professionale di chi, con sacrificio, lavora al vostro fianco.
Restando a disposizione per qualsiasi chiarimento, invitiamo all’unità, per non vanificare i risultati
raggiunti sino ad ora.
L’unica I.A. possibile per garantire un giusto processo:
Internalizzazione Adesso!
(Oltre la digitalizzazione, c’è la GIUSTIZIA)
Roma, 03 giugno 2024