Fendi, il lusso di appaltare il lavoro al ribasso. Cobas: pochi euro l’ora per “difendere” i beni di una multinazionale senza scrupoli

I lavoratori che svolgono i servizi di sicurezza e centralino presso la sede centrale di Fendi a Roma, nel Palazzo della Civiltà Italiana, che vede impiegati circa 700 dipendenti, si sono visti recapitare i licenziamenti e sono stati riassunti da una nuova società a condizioni salariali peggiori e con modalità operative fuori dalla norma in materia di orari, sicurezza sul lavoro e modalità di comunicazione delle turnazioni.

«Siamo al paradosso – dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale – le multinazionali del lusso, che non risentono affatto dei morsi della crisi, appaltano il lavoro all’esterno e scrollano le spalle davanti a palesi ribassi salariali e violazioni normative, finanche in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.»

«La logica dell’appalto al massimo ribasso colpisce sempre e solo i lavoratori – prosegue il rappresentante sindacale – che si ritrovano buste paga più leggere. Ma in questo caso c’è di più, i lavoratori rispondono direttamente alle richieste dirette della società appaltante, e quindi di fatto, a nostro avviso, siamo di fronte ad un appalto illecito di manodopera, considerando che gli operatori hanno lavorato per anni alle dirette dipendenze del personale Fendi».

«L’ostentazione del lusso in faccia a questi lavoratori poveri (come testimonia il video della moglie di uno di essi, incinta di 8 mesi del terzo figlio), è inaccettabile. Abbiamo dato mandato al nostro studio legale di intentare causa per interposizione di manodopera e ci prepariamo a manifestare davanti ai negozi Fendi, Poiché la dignità non dovrebbe essere al servizio dei ricchi che si possono permettere quel tipo di shopping.» – conclude Iacovone

Roma, venerdì 26 luglio 2019

Cobas Lavoro Privato