I Cobas al Tavolo permanente per i lavoratori negli istituti e nei luoghi della cultura

In occasione della seconda riunione telematica del Tavolo permanente per i lavoratori negli istituti e nei luoghi della cultura, istituito dalla Direzione Generale dei Musei, è intervenuto il rappresentante sindacale nonché membro dell’Esecutivo provinciale di Napoli-Campania per la O.S.  Cobas Lavoro privato Napolitano Luigi.

Prima di analizzare alcuni dati è stato sottolineato da parte del rappresentante sindacale, (lavoratore in  cassa integrazione ), l’intento di rappresentare al tavolo la voce dei lavoratori pertanto  dietro i numeri citati, all’inizio della riunione,  dal dirigente del Ministero della Cultura  ci sono le difficoltà e i problemi di migliaia di persone in carne ed ossa. Dopo aver ascoltato dai rappresentanti del Ministero un asettico elenco degli importi dei ristori erogati ai musei e agli istituti non statali e dopo aver dovuto ascoltare  addirittura un rappresentante delle imprese del settore minacciare cause al Ministero per l’assenza di ristori, è stato fatto notare che gli unici che avrebbero il pieno diritto di intentare una causa allo Stato sono proprio le lavoratrici ed i lavoratori esternalizzati dei servizi aggiuntivi museali che  da più di un anno sono costretti a percepire  miseri assegni di cassa integrazione erogati sempre con scandaloso ritardo da parte dell’Inps  e hanno subito una drastica riduzione del monte ore lavorativo e quindi del salario da parte dei datori di lavoro.  Molti di loro, provenienti da tutta Italia, in occasione della manifestazione di protesta del 28 Giugno scorso, tenutasi sotto la sede del M.I.C, hanno testimoniato di essere costretti, dopo vent’anni di lavoro per lo Stato attraverso i concessionari privati , a doversi recare alle mense della Caritas o di aver subito ingiunzioni di sfratto.

I numeri dei fruitori di musei e del patrimonio culturale, come riportano gli ultimi dati MiBACT, erano da diversi anni in costante e significativo aumento. Nel 2019 sono stati 55 milioni i visitatori complessivi degli istituti statali (al primo posto il Colosseo, a seguire Pompei e gli Uffizi), per un incasso di 365 milioni di euro. Secondo l’Istat fino al 2019 i musei statali avevano visto un rapido incremento della platea dei visitatori, aumentati del 46,8% dal 2010 al ritmo di 1,7 milioni in più in media ogni anno. In particolare nel 2019 i Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano hanno aumentato visitatori ed incassi, registrando circa 4 milioni di presenze il primo e oltre 558 mila il secondo. Una media giornaliera, quindi, rispettivamente di 11 mila e 1500 visitatori. La pandemia ha arrestato improvvisamente questa tendenza, azzerando una affluenza storicamente in crescita. Purtroppo  le perdite economiche conseguenti sono state ingiustamente scaricate interamente sulle spalle delle lavoratrici e  dei  lavoratori in appalto,  malgrado il fatto che per vent’anni  hanno garantito concretamente la fruizione per milioni di turisti di questi siti culturali , tra i più importanti e frequentati del mondo,  consentendo introiti milionari per le casse dello Stato e per  l’oligopolio di società private e cooperative concessionarie dei servizi aggiuntivi , alcune delle quali in regime di proroga dall’anno 2004.

Quindi, nonostante l’enorme flusso di denaro che questi numeri assicuravano e sebbene nel 2015 lo stesso Franceschini avesse decretato che i servizi museali da quel momento in poi sarebbero diventati servizi pubblici essenziali, il MiC continua ad abusare del lavoro in appalto. Infatti, le principali attività di accoglienza e sicurezza, indispensabili  al normale funzionamento dei Parchi archeologici (guide turistiche, uffici informazioni, biglietterie, controllo accessi, vigilanza, guardaroba, librerie) sono assicurate da personale dipendente di società appaltatrici, tra le quali le società Opera Laboratori Fiorentini Spa, Coopculture e Ales, il quale da anni è condannato alla precarietà e a trattamenti economici e normativi discriminanti rispetto ai loro colleghi dipendenti pubblici. I lavoratori aderenti alla O.S. Cobas Lavoro Privato sono stati promotori, già da qualche anno, di molte manifestazioni: scioperi e presidi sia davanti ai cancelli del Parco Archeologico di Pompei, sia ad Ercolano, sia davanti alle sedi INPS, per denunciare le evidenti criticità riguardanti  i ritardi dell’erogazione degli assegni di cassa integrazione, la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e per rivendicare l’internalizzazione dei servizi e dei lavoratori in appalto da parte del MiC. Nonostante tali proteste abbiano ottenuto anche un’importante risonanza mediatica e vi siano state anche alcune interrogazioni parlamentari a riguardo, purtroppo i lavoratori hanno rilevato soltanto una totale indifferenza da parte dei vertici del MiC verso i loro problemi. A fronte dell’atavica e gravissima carenza di personale certificata dallo stesso Consiglio Superiore dei Beni Culturali ed evidenziata più volte anche dagli stessi dirigenti ministeriali ed addetti ai lavori partecipanti all’attuale  Tavolo Permanente , nel 2020  sono state previste 500 assunzioni tramite i centri per l’impiego tra i disoccupati di lungo corso con il titolo di studio della licenza media, cioè un reclutamento di nuovo personale che svolgerà le stesse mansioni che da oltre 20 anni vengono svolte da lavoratori di società private in appalto che  hanno  un titolo di studio di livello superiore e già una certa esperienza lavorativa e professionale specifica.

Ebbene, ingiustamente questa pluriennale esperienza lavorativa non è mai stata loro riconosciuta e non è mai stata presa minimamente in considerazione nei concorsi pubblici e neanche dai centri per l’impiego. Per molti, tra associazioni culturali, sindacati , associazioni studentesche, parlamentari, giornalisti d’inchiesta, noti critici d’arte, addetti ai lavori, ecc..la cosa più giusta da fare  sarebbe  re-internalizzare le funzioni che sono state dissennatamente date all’esterno a partire dalla Legge Ronchey (1993, ndr ). Infine egli ha ricordato ai numerosi partecipanti al tavolo che la nostra Costituzione pone al centro il lavoro ed i lavoratori non certo la mera convenienza economica che tra l’altro sarebbe tutta da dimostrare considerando l’antieconomicità manifesta  dei costi sostenuti  per tanti appalti, subappalti ed esternalizzazioni e tenendo anche presente  il risparmio   che ne deriverebbe, attraverso l’internalizzazione di certe attività, servizi e lavoratori, nel medio e lungo periodo per le casse dello Stato.

Cobas Lavoro Privato