L’emergenza che l’Italia sta attraversando per la diffusione del contagio da Coronavirus ha posto prepotentemente in evidenza l’emergenza che ormai da decenni vivono nel nostro paese la Sanità, la Scuola e, più in generale, lo Stato Sociale tutto progressivamente depredato di risorse economiche e di strutture.
Le misure contenute nel Decreto di ieri emesso dal Presidente del Consiglio, prima fra tutte l’ordinanza senza precedenti di sospensione sull’intero territorio nazionale delle attività didattiche di ogni ordine e grado, sono state valutate necessarie proprio al fine di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 nella consapevolezza, da parte del Governo Italiano, che diversamente il Sistema Sanitario Nazionale non sarebbe in grado di accogliere e curare fosse anche una percentuale di poche unità dell’intera popolazione nazionale che dovesse risultare contagiata.
E infatti il Presidente del Consiglio si è subito preoccupato di annunciare un aumento del 50% delle disponibilità di degenze in terapia intensiva che però, allo stato attuale, è un annuncio di intenzioni e non di azioni.
Inoltre la sospensione delle attività didattiche ha, naturalmente, evidenziato un’emergenza ulteriore e cioè quella dell’impatto che tale misura ha su tutte le famiglie italiane: sia quelle fino ad oggi più fortunate in quanto potevano contare per l’assistenza dei figli sugli anziani (vera colonna portante del welfare italiano) che però oggi sono coloro che, più di altri, vanno tutelati; sia quelle che invece sull’aiuto dei “nonni” non hanno mai potuto contare.
Ed ecco allora che il Governo ha annunciato l’intenzione di introdurre misure a sostegno delle famiglie quali congedi parentali straordinari per i lavoratori pubblici e privati e voucher baby sitter. Misure la cui attuazione dipenderà dall’erogazione dei fondi necessari da parte dell’Europa perchè non si può certo far gravare sull’INPS questo ulteriore onere e giammai con l’ennesimo aumento di tassazione a carico dei lavoratori e dei pensionati
Il governo però non ha ancora individuato alcuna misura per contrastare e contenere il tracollo economico del paese, così come non ha individuato alcuna misura per contrastare e contenere il contagio in interi settori del lavoro pubblico e privato in cui gli addetti sono a contatto con il pubblico (uffici pubblici, poste, turismo, commercio, ristorazione, spettacolo, solo per citarne alcuni) o lavorano in open space (come i call center) dove le raccomandazioni precauzionali di stare ad almeno un metro di distanza gli uni dagli altri sono inapplicabili. Nessuna tutela sanitaria ed economica individuata per i lavoratori atipici e autonomi. Peraltro, in questa straordinaria emergenza in cui deve prevalere il ” principio di precauzione”, l’eventuale responsabile scelta della ” quarantena volontaria” va considerata a tutti gli effetti malattia, non soggetta a periodo di comporto.
Come Cobas da decenni denunciamo in ogni sede lo stato di impoverimento ed abbandono del Sistema Sociale Italiano e, ancora una volta, siamo a ribadire che questa ci appare la vera emergenza.
La nostra richiesta al Governo Italiano è quella di investire massicciamente le risorse pubbliche nei servizi sociali a cominciare dalla sanita’, dalla scuola, dal trasporto pubblico e dai beni comuni.
COBAS Lavoro Privato