Presidio dei lavoratori in appalto del Parco Archeologico di Pompei 01 febbraio 2020 ore 10:00 Porta Marina Nord. Anche nel 2019 i parchi archeologici di Pompei ed Ercolano hanno aumentato visitatori ed incassi, registrando circa 4 milioni di presenze il primo e oltre 558 mila il secondo. Una media giornaliera, quindi, rispettivamente di 11 mila e 1500 visitatori.
Eppure, nonostante l’enorme flusso di denaro che questi numeri assicurano, il Ministero dei Beni Culturali e le sovraintendenze competenti continuano ad abusare del lavoro in appalto. Infatti, le principali attività di accoglienza e sicurezza necessarie al normale funzionamento dei Parchi archeologici ( accoglienza, ufficio guide, ufficio informazioni, biglietteria, controllo accessi, vigilanza, igienizzazione) sono assicurate da personale dipendente di società appaltatrici, tra le quali le società Opera Laboratori Fiorentini Spa e Ales – Arte Lavoro e Servizi S.p.A. (società in house del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali), Emme Service, che da anni è condannato alla precarietà e a trattamenti economici e normativi discriminanti rispetto ai loro colleghi dipendenti pubblici.
Lavoratori di serie B con meno salario, con meno diritti, spesso con contratti part-time e/o a tempo determinato, e, finanche, con meno tutele riguardo la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, tenuto conto che il personale è costretto ad assicurare la propria prestazione lavorativa esposto alle intemperie, in qualsiasi condizione climatica, privo di idonei dispositivi di protezione individuale e con a disposizione locali e servizi igienici a dir poco “sgarrupati”. Condizioni che in ogni cambio appalto non potranno che peggiorare.
Il lavoro in appalto è una vergogna, tanto più quando il responsabile di tanta precarietà è lo STATO, nella veste di Ministero dei Beni culturali.
Le lavoratrici e i lavoratori delle società Opera Laboratori Fiorentini, ALES, EMME Service che lavorano in appalto presso i parchi archeologici di Pompei, Ercolano dopo anni di precarietà e sfruttamento, hanno diritto a pari dignità dei colleghi dipendenti delle sovraintendenze archeologiche, pari retribuzioni, pari tutele contrattuali e pari tutele in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il lavoro in appalto è una vergogna, è ora che il Ministero dei beni colturali avvii un percorso di stabilizzazione e internalizzazione del personale oggi operante in appalto che metta definitivamente fine alla precarietà!!!
Cobas Lavoro Privato