Ormai siamo al reato di alto tradimento

Con amarezza e dispiacere riscontriamo, ne parliamo e denunciamo la condotta dei datori ormai divenuta diffusissima.

Ormai i datori dichiarano guerra ogni volta che sentono risposte che non siano “si signore”.

Oramai non si può neanche stare male, neanche con ricovero ospedaliero.

Quando si rientra dalla malattia si viene puniti con la distanza, con le poche ore di riposo tra un turno e l’altro, con riposi settimanali di appena 24 ore, con turnazioni programmate di pochi giorni, con richieste di permesso o ferie negate senza neanche motivazione o semplicemente senza alcuna risposta e così via con ogni altro pretesto che sia utile a punire.

Neanche fosse reato di alto tradimento.

Perché i datori vivono così la sacrosanta rivendicazione dei diritti che gli appartengono, da parte dei lavoratori.

Perché i datori vivono così il giusto rivendicare da parte dei lavoratori il rispetto delle condizioni contrattuali.

Perché i datori vivono così il sindacato che fa da scudo ai lavoratori.

I datori si sentono quelli così in alto che non ammettono che si possa osare dire di no.

Se dici di no è alto tradimento.

Come tale deve essere punito immediatamente.

Come tale deve essere punito ripetutamente, affinché non si ripeta.

Alle volte lo dicono chiaramente perché vogliono che si sappia che sono loro ad avere il potere.

Quindi peggio per chi si ribella.

Rispondiamo volentieri, seppure con tristezza ai lavoratori che ci chiamano, prima ancora che per essere difesi, per sfogarsi.

Rispondiamo volentieri con l’incoraggiamento a quei lavoratori esasperati che provano vergogna davanti alla moglie, marito, figli e genitori invalidi, da cui beneficiano della legge 104, perché si sentono inadeguati a far fronte al loro compito di pilastro della famiglia con quel poco di stipendio che portano a casa.

Questo ha portato tanti alla rassegnazione, a subire passivamente, soffrendo soprattutto per quella condizione di avvilimento che quotidianamente li appesantisce, perché la loro coscienza non trova voce.

Quella voce della coscienza che non possono ascoltare per non rischiare conseguenze che ricadrebbero sulla famiglia.

Questo ha portato alcuni a schierarsi dalla parte di chi credono sia il più forte in cambio di un orticello da coltivare (una postazione fissa).

Questo ha portato alcuni a schierarsi dalla parte di chi credono sia il più forte, per fare la parte di lacchè o esecutori della superiore volontà.

Ma c’è anche chi ha più rabbia che paura e si ribella.

Nel ribellarsi sa che la battaglia sarà lunga.

Sa che sarà necessaria la resistenza.

Sa che dovrà parlare a lungo con i suoi colleghi per invitarli, nonostante la paura, alla lotta, a unirsi alla resistenza.

Resistere e lottare.

Lottare per vincere contro l’ingiustizia e cambiare uno stato delle cose che genera solo sofferenza.

Cobas Lavoro Privato – Settore Vigilanza