Poste con la trasformazione da ente pubblico ad spa ha tagliato personale per più di
novantamila unità, ha abbandonato i territori chiudendo più di millecinquecento uffici
postali ed ha ridotto la consegna della corrispondenza, rinunciando alla propria
vocazione originaria di istituto che presta servizi essenziali ed indispensabili per
garantire il godimento dei diritti della persona ed abbracciando in toto i processi
liberisti del profitto a tutti i costi per manager ed azionisti, ora rilancia,
contestualmente, una narrazione menzognera di sé stessa mostrandosi
coadiuvante delle stesse istituzioni che l’hanno voluta privatizzata e privata
agli utenti.
Alla presenza attiva di migliaia di sindaci di piccoli comuni e delle più alte cariche
dello stato, l’azienda del recapito e della logistica, del piccolo e medio risparmio, delle
assicurazioni dei prestiti dei fondi, dell’erogazione di energia e di telefonia mobile e
fissa, annuncia che dopo aver tagliato e chiuso per far guadagnare di più a chi in
poste non ci lavora, pur non riaprendo gli uffici chiusi finora, riapre ai piccoli comuni
per far guadagnare ancora di più agli stessi dalle tasche già strapiene dalla nostra
fatica quotidiana.
L’occasione è ghiotta per accaparrarsi una fetta di pnrr.
Rafforza ma non reintegra: più servizi, maggiori prestazioni ma sempre meno
operatori di sportello che già soffrono dell’impari rapporto rispetto all’affollamento
degli uffici. Sempre meno postini, che nel frattempo rarefatti consegnano posta a
giorni alterni. Affanni che generano non pochi disservizi e rischi esponenziali per chi
lavora.
La cieca e connivente accondiscendenza dei sindacati “firmatutto” e di quelle figure
politiche che hanno favorito negli anni questi processi ne amplificano il messaggio
pubblicitario. Ne parlano quotidiani, televisioni, giornalisti, opinionisti, economisti ma
le voci dei Lavoratori, le nostre, non possono rimanere soffocate. Noi che
conosciamo la realtà.
Polis non è un progetto per il paese ma una manovra per intascare soldi.
Poste per centocinquant’anni è stata parte integrante del sistema paese e dopo aver
contravvenuto a tale principio ora si ripropone ipocritamente d’esserlo almeno fino a
quando non si esauriranno gli 800 milioni di euro del pnrr. Lo farà attraverso processi
di telematizzazione e aggravando il carico di competenze e di fatica dei pochi
operatori rimasti.
Noi siamo da sempre perché poste mantenga una prossimità ed efficienza dei servizi
e perché si dismettano processi ad alto profitto per i pochi col sacrificio dei lavoratori
ma sappiamo bene che nel caso specifico tutta la montatura mediatica tende
esclusivamente, ancora una volta, alla seconda ipotesi.
POSTE ERA E DEVE TORNARE AD ESSERE UN SERVIZIO PUBBLICO E
SOCIALE TESO A GARANTIRE ALL’UTENZA UN SERVIZIO ADEGUATO
SCEVRO DA OGNI LOGICA DI PROFITTO.
COBAS Poste