Rinnovo contratti Commercio, si fa sentire “La voce del Padrone”

A pochi giorni dalle timide, per usare una gentilezza, dichiarazioni delle organizzazioni confederali sul rinnovo del commercio, si fa sentire la vicepresidente con delega al lavoro e alla bilateralità, Donatella Prampolini.

Ci scuserà Battiato per la citazione ma, mai come in questo caso ci pare pertinente, un breve disco di canzoni pop dove i testi sono un geniale concentrato di messaggi, colti e chiari.

Così le dichiarazioni della Prampolini sono coincise e molto chiare.

Avete avuto tanto, ora ci serve il doppio di quello che avete dato, in buona sostanza.

Iniziamo dalla prima dichiarazione, parla dell’inutilità de salario minimo a 9 ore, dicendo che questo danneggerebbe il potere di acquisto (sic!), dimenticandosi di dire che nulla vieta ai contratti di alzare i salari e che quelli dei lavoratori del commercio sono stati già abbastanza penalizzati perdendo, come molti settori, il 3% del loro potere in pochi anni mentre nei loro negozi il prezzo di un pacco di pasta raddoppiava il suo costo nel giro di 10 anni. Una concessione alla discussione attuale, poco pertinente e assolutamente fuorviante rispetto alle questioni contrattuali.

Nella seconda parte richiama il problema della rappresentatività, lanciando un chiaro messaggio ai sindacati. Avete avuto tutto in questi anni, avete voluto l’esclusività delle elezioni Rsu e Rls, partecipate agli enti bilaterali, alla sanità integrativa e alla previdenza complementare cosa volete di più? Siete sicuri di voler misurare la rappresentanza? Potreste avere delle sorprese e perdere i vostri benefici. Un messaggio chiaro, neanche troppo velato, un lieve avvertimento a non forzare la mano. Come vi abbiamo dato, possiamo togliere.

La dichiarazione finalmente tocca il cuore della questione quando parla della via da percorrere: flessibilità! Come se non bastasse quella che già hanno ottenuto in questi anni. Con le liberalizzazioni di Monti e la vergognosa firma dei CCNL da parte di cgil-cisl-uil hanno ottenuto la possibilità di far lavorare OBBLIGATORIAMENTE gli addetti del commercio per almeno la metà delle domeniche nell’anno. Hanno reso precaria la vita di milioni di persone, nessun giorno condiviso di riposo, la vita sociale è scomparsa e quella personale è in preda a ritmi completamente estranei al resto del mondo.

Ma vediamo l’orario di lavoro, altro che flessibilità! Qui il contratto dice che La durata massima dell’orario di lavoro settimanale è pari a 48 ore settimanali, calcolate come media in un periodo di 6 mesi, che la contrattazione collettiva territoriale o aziendale, a fronte di ragioni obiettive, tecniche o inerenti l’organizzazione  del lavoro può ampliare a 12 mesi!

Parlano di flessibilità e possono assumere part time anche a 18 ore!

La lista sarebbe lunga ma, come ben sanno gli addetti del settore, la flessibilità è l’ultimo dei problemi delle aziende, turni spezzati che costringono i lavoratori a stare fuori casa per tutto il giorno per effettuare poche ore di lavoro, non è flessibilità è un incubo sottoscritto con il nostro sangue.

L’ultima stoccata attiva al reddito di cittadinanza, chiudendo il cerchio con il salario minimo.

Non troviamo lavoratori, la colpa è del reddito di cittadinanza che non ha funzionato.

Non trovate lavoratori perché la loro vita flessibile diventa impossibile solo da immaginare e, forse, perché campare con 18 ore settimanali di lavoro senza certezza degli orari è praticamente impossibile.

Chiudiamo con una citazione di “Bandiera Bianca”, “In questa epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore”

Ovviamente qui non ci sono pazzi, ma troppe voci che raccontano male l’orrore dei lavoratori del Commercio.

Riprenderci le nostre vite sarà difficile ma il campo avversario è molto affollato, dovremmo iniziare a ricomporre il nostro.

COBAS del lavoro privato – Settore Commercio