Tra AMA e Comune chi ci perde sono i lavoratori!

Da mesi è in corso un conflitto tra Presidente/Amministratore delegato di AMA e l’assessore al Bilancio del Comune di Roma Lemmetti, oggetto del contendere è il bilancio di Ama che vanta un credito nei confronti del Comune di 19 milioni di euro. Un credito relativo ai cimiteri e riconosciuto dalla Giunta Alemanno e dalle successive amministrazioni, ma che ora la giunta Raggi non vuole riconoscere.

Tuttavia, se il problema fosse solo questo la soluzione sarebbe che il Comune presenziasse all’assemblea dei soci e bocciasse il bilancio costringendo alle dimissioni il c.d.a., e avrebbe quindi un nuovo c.d.a. e un nuovo bilancio. In realtà questo conflitto ne nasconde un segreto più grande: quello sul futuro di AMA sempre più in bilico, in assenza di un vero piano industriale, di investimenti in impianti, personale e mezzi.

Nonostante nel fantastico mondo immaginario di Virginia e Giuseppina il pap funziona, le strade sono pulite, i cassonetti lindi e pinti, gli impianti funzionano, i mezzi belli ed efficienti percorrono la città, la realtà è ben diversa. Ci troviamo in una situazione ben più pesante, la città è invasa dai rifiuti, gli impianti sono al collasso, il PAP che non funziona, i mezzi fatiscenti e noi lavoratori costretti ad operare in condizioni pesanti, costretti a raccogliere la mondezza da terra, utilizzare mezzi pericolosi per noi e per gli altri, costretti a confrontarsi con cittadini che ci vorrebbero linciare.

Le responsabilità non sono solo in capo a questa amministrazione, ma a tutte quelle che negli ultimi venti anni si sono alternate al governo della città e dell’azienda che invece di rafforzare l’azienda pubblica, di costruire una rete di impianti, di assumere personale e acquistare mezzi moderni ed efficienti, hanno pensato a favorire i privati, sia nell’impiantistica (Cerroni), sia con la cessione di pezzi di servizio (cooperative).

L’amministrazione Raggi che si è presentata con il volto del cambiamento, suscitando molte speranze, ha continuato con il vecchio metodo privatizzando parti importanti del servizio (vedi appalto utenze non domestiche, dove oltre rd si affida anche l’indifferenziato per un valore di 1.500.000 euro), e non investendo in impianti appoggiandosi ai privati per la RD ed esportando i rifiuti indifferenziati.

In assenza di un bilancio approvato, l’azienda non solo non è in condizione di pagare il PDR, ma nemmeno di affrontare ogni altra spesa: dalle assunzioni, ai mezzi, alle forniture è impedita e a rischio diventa il fido con le banche.

Questo “gioco” è rischioso e si capisce solo se si vuole far fallire l’azienda, e procedere come si è fatto con l’azienda di Livorno e con l’Atac con il concordato preventivo che libera parte dei debiti e rende appetibile l’azienda per la vendita ai privati.

In tutto questo non possiamo tacere le responsabilità dei sindacati confederali, che in questi anni hanno usato l’azienda come strumento per carriere fulminanti in cambio del silenzio su tutto ciò che accadeva in Ama e si sono asserviti ai governanti di turno.

Dopo la firma di un contratto capestro con tutti i vari addentellati, in questi mesi ci hanno fatto assistere alla spunta della margherita sciopero o non sciopero, per poi firmare un accordo sulle delibere 52 e 58, non esigibile in assenza dell’approvazione di bilancio. E continuano a tacere su futuro dell’azienda e privatizzazioni.

In tutto questo ancora una volta siamo noi lavoratori a pagare il prezzo più alto, vediamo il nostro futuro sempre più a rischio, e costretti a lavorare con condizioni inaccettabili, con un salario sempre più decurtato, sotto pressioni inaccettabili.

Non ci dobbiamo far vincere dalla rassegnazione, da chi dice che è impossibile cambiare, che tanto sono tutti uguali, che il nostro destino è segnato.

Abbiamo la possibilità di cambiare, solo se lo vogliamo, uniti si può. Non lasciamoci dividere tra giovani e anziani, operai e impiegati, tra autisti e meccanici, dobbiamo essere una cosa sola. Dobbiamo batterci per il nostro futuro, e per il miglioramento della nostra vita lavorativa.

COBAS AMA

Contatti: cobas.ama@libero.it