MIRAFIORI : Siglato il nuovo contratto di Solidarietà

mirafiori4Siglato il “contratto di solidarietà” che subentra a 5 anni e mezzo di cassa integrazione lavoratrici e lavoratori Fiat divisi in tre: figli, figliastri e candidati certi all’espulsione il “rientro di tutti” in realtà prevede la condivisione degli esuberi ed apre la fase terminale Mirafiori: l’inizio della fine
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Dai 5400 addetti circa del febbraio 2011 quando è iniziata la lunga sequela delle varie casse integrazioni la popolazione delle Carrozzerie è scesa a 3872 dipendenti. Sette su dieci, circa.
Dei rimanenti a 1500 viene riservato un messaggio suadente e tranquillizzante: voi siete e sarete impiegati sul nuovo modello, il Levante, e avrete lavoro garantito e assicurato.
Per gli altri 2369 invece, impiegati nelle code produttive e comunque su altri modelli, occorre mettere mano ancora una volta agli ammortizzatori sociali: e spunta il contratto di solidarietà, quello “difensivo”, fatto per evitare licenziamenti (fmirafiori1inché è in corso).
E questa seconda porzione si divide ulteriormente in due: 1303 che vengono definiti “esuberi temporanei” (dove “temporaneo”= numero di eccedenti che oggi la Fiat dichiara dopo aver fatto la foto allo stabilimento: domani può cambiare, in meno o in più) ed altri 1066 che si possono definire per differenza, come quelli che stanno a metà del guado, in una sorta di purgatorio anche qui “temporaneo”. Quindi i “garantiti”, la serie A; gli “esuberanti”, la serie C; e i mezzani, la serie B.
L’accordo dice anche un’altra cosa: il 55% di eccedenti sarà gestito non in modo paritario (e ti pareva) ma garantendo comunque un rientro minimo del 30% di giorni lavorativi a tutti, anche a coloro i quali il lavoro in Fiat ha portato nel tempo ad avere limitazioni e ridotte capacità lavorative.
E – ammesso che la regola venga rispettata – non ci vuole molta fantasia a supporre chi sarà destinatario di questa quota di “lavoro minimo”: quelli che Fmirafiori2iat ha avuto 5 anni e più per monitorare e mettere in cima alla lista degli indesiderabili, perché inadatti fisicamente e/o refrattari ai nuovi cicli e ritmi produttivi, e che ora ha chiesto – e ottenuto – che vengano considerati come esuberi naturali con il consenso delle sigle sindacali firmatarie.
E quindi ci sembra legittimo abbinare a ciascuna delle tre categorie sopra determinate il corrispettivo di lavoro che toccherà loro con la “solidarietà”: alla classe A, ovviamente, tutte le ore contrattuali più magari qualche straordinario, se serve (mica sono sotto ammortizzatore); ai reietti (la classe C) il minimo “sindacale”; ai mezzani, la classe B, quello che resta per differenza, ovvero il 70% di quel 45% di produzione residua occorrente. (nel grafico qui sopra a raffronto le percentuali dei dipendenti per tipologia con la percentuale di lavoro annuo previsto teorico al lordo di ferie, permessi e altri istituti)

Già, perché sarà pur vero che il cosiddetto “contratto di solidarietà” – oltre ad avere innegabilmente un bel nome – blocca i licenziamenti (per motivi economici) e garantisce un minimo di lavoro a tutti; ma la copertura salariale per il periodo non lavorato (D.L.vo 148/2015) è ormai stata equiparata alle varie forme di Cig prevedendo – a differenza del passato – i due scaglioni di massimali e la proporzionalità delle trattenute agli effettivi periodi di sospensione dal lavoro del singolo.
E, soprattutto, è un ottimo strumento per stabilire chi sta di qua e chi di là, e deve cominciare a farsene una ragione.
Infatti il contratto dura un anno, al termine del quale può essere prorogato (e non dubitiamo che questa proroga molto probabilmente ci sarà) e poi arrivare anche fino a 3 anni complessivi.
Ma alla fine – ovvero nel 2018 o al più tardi nel 2019 – che succede? Come sopra detto, un numero di esuberi – 1303 – è già oggi scritto e condiviso dalle sigle firmatarie. Chi, a parte chi scrive e pochi altri, vorrà contrastare una Fiat che a quel punto allargherà le braccia e dirà: signori cari, io ce l’ho messa tutta, ma dopo tanti anni la trippa è quella che è, e i gatti sono troppi.
La Fiat ha dimostrato di non avere fretta, soprattutto per il fatto che a far sopravvivere migliaia di dipendenti in questi anni ci ha pensato l’Inps. Ma oltre un certo limite non si puo’ andare. E poi ci sono fino a due anni di Naspi. E poi c’è Renzi che promette – a pagamento – pensioni da fame ma anticipate.mirafiori3
E sempre che le bocce restino ferme e Fiat non decida di aggiornare una fotografia che oggi si accontenta di marcare un esubero limitato (insomma, uno su tre…) basandosi su previsioni che l’azienda dichiara rosee, su postulati per i quali le vendite dei nuovi modelli consentiranno le produzioni previste. Sappiamo che non sarà così.
Ci fa piacere che un centinaio di cinesi abbiano fatto a gara a prenotarsi online il nuovo Suv Levante. Ma negli ultimi anni tutte le previsioni produttive della Fiat hanno registrato un saldo fortemente negativo. E da più parti molti analisti osservano che in un mercato dell’auto mondiale sempre più agguerrito e tecnologico ben poco Fiat abbia investito e investa nella ricerca e nello sviluppo di modelli non solo nuovi architettonicamente ma di concezione superiore. Marchionne – non a caso grande amico di Renzi e delle parole ad effetto – ha saputo fare soldi e profitti coi soldi che qualcuno gli ha dato, con gli annunci e con operazioni finanziarie, oltre che con dismissioni e ricatti. Non certo garantendo le produzioni, casomai abbattendole. Perché dovrebbe cambiare? E proprio a Torino, suo abituale tappetino.
Per questo noi crediamo che quanto oggi accade sia l’inizio di un processo terminale per Mirafiori, che non sia solo un lavoratore su tre a dover essere fortemente preoccupato per il proprio futuro ma l’intero stabilimento e che – al di là di una operazione fatta per dividere, frazionare e quindi indebolire il più possibile chi ci lavora – nessuno oggi possa pensare di sentirsi immune e garantito da quanto accadrà, non in tempi brevissimi ma neanche tanto lunghi.
Che con la riduzione ormai ai minimi termini del numero degli addetti si raggiunga presto una condizione per cui uno stabilimento come Mirafiori non sia più giustificabile da produzioni comunque residue e offra maggiori profitti con la speculazione affaristica, residenziale o meno.
Per questo non comprendiamo e non possiamo essere d’accordo con chi – pur non facendo parte di quelle sigle per abitudine collaborative e ossequienti – ha ritenuto di firmare considerando questo contratto il male minore.
Sappiamo che la situazione è difficile e che si tratta con tutta probabilità di vendere cara la pelle. E sappiamo anche che rientrare in fabbrica per contrastare nei fatti questi processi sarà cosa ardua e difficile. Ma ricominciamo almeno dal non contarci balle e dal veicolare un messaggio banale e troppo semplice, forse, ma per noi evidente: nessuno che voglia preservare il suo lavoro e la sua dignità può aspettarsi qualcosa da Fiat, l’unica possibilità di difendersi sta nel rifiutare e contrastare divisioni artefatte e richiedere che il lavoro che c’è venga distribuito su tutti i lavoratori senza distinzione, che tutte le contraddizioni che questa cosiddetta nuova fabbrica genera e genererà vengano fatte emergere con tutta la forza che siamo e saremo capaci insieme di metterci.

COBAS Mirafiori
Cobas Lavoro Privato – Confederazione Cobas – Via Cercenasco 23 c – 10135 Torino Tel 0114224605 fax 0114224606 mail cobastorino@cobastorino.org

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