In due incontri – senza verbale, dato che le Rsu si erano rifiutate di fimare – del 22 e del 29 settembre alla Anita (associazione datoriale di Arcese) era stata comunicata la chiusura dei siti di Corbetta(MI), di Rivalta (TO) e di Rovereto con la decisione di 120 esuberi. Ora gli esuberi sono scesi a 74 sul gruppo e 34 nei piazzali degli autisti a Rivalta (26) e Corbetta (8), dopo che centinaia di dipendenti sono andati in mobilità incentivata. Altri incontri si sono susseguiti al Ministero dello Sviluppo Economico, dove il 28 gennaio è in programma un ulteriore incontro.
La messa in cassa integrazione degli autisti è stata dal 2009 e prevista fino a gennaio 2015. Ed è ovvio che è collegata alla riduzione dei mezzi: dai 700 del 2009 si sono ridotti a 86 nel novembre 2013 ed a 67 a gennaio del 2015, mentre a Rovereto a stanno immatricolando 20 motrici Mercedes a cui verrà assegnata targa romena.
Gli autisti di Arcese sono scesi in sciopero dal 29 settembre fino all’ultima assemblea del 18 ottobre, quando stremati dalla carenza economica (dopo 4 anni di pesante cassa integrazione e Accordi al Ministero mai rispettati) hanno deciso di tornare al lavoro
Il Gruppo Arcese punta verso oriente e ora raggiunge l’intera Confederazione russa con i servizi stradali Full Truck Load, ossia a carico completo. Ecco il motivo per cui non viene toccata dagli esuberi la sede di Sommacampagna (VR), che è in posizione strategica
In quanto alla chiusura della sede di Rovereto è uno specchietto per le allodole. L’obiettivo non è chiuderla, ma sostituire gli autisti italiani residuali con i più di 1.000 autisti dell’est assunti nelle filiali della Arcese Slovenko Romania) e Arcese Polonia, che fanno trasporto, internazionale, nazionale e intermodale, i quali costano un quarto in meno.
Questi autisti dell’ Est sono i nuovi schiavi di Arcese. Passano la loro vita dentro il camion (si vede perfino il bucato appeso sul mezzo) senza mai tornare in patria, soggetti a sfinimento, a rischio di gravi incidenti per strada: Arcese non si cura neppure di infrangere la normativa sul cabotaggio ( per cui non dovrebbero passare da un paese europeo all’altro se non con due scarichi più l’ultimo carico prima del rientro) e viene naturale anche una domanda di perplessità fiscale: dove paga le tasse Arcese?
E l’Unione Europea, che dovrebbe tutelarli con uguali diritti degli autisti europei, ancora una volta si dimostra essere quella delle banche, del patto di stabilità contro il lavoro e ogni investimento sociale.
Anche la Regione Trentino è stata irrisa da Arcese. Con un finanziamento di leaseback l’ Ente nel 2009 comprò da Arcese per 18,6 milioni di euro un’area di 47mila mq per poi riaffittarla all’azienda in cambio di impegno a non licenziare. Per questo gli autisti Arcese con le Rsu Cigil e Cobas sabato 18 ottobre sono andati in Trentino a chiedere spiegazioni a Comune, Provincia e Regione.
L’arroganza del patron Arcese è arrivata al punto di fare una proposta di ricollocazione: in cooperative o presso altre aziende a cui ha già ceduto trattori e rimorchi, come la ben nota Miralog: proposta irricevibile e bocciata dal referendum degli autisti che ancora stanno resistendo.
Confederazione Cobas Torino
Torino 27.01.2015
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