COLOMBIA: Al Via la Pace tra FARC e Governo. Iniziato il cessate il fuoco

Iniziati nel 2012 a L’Avana – Cuba, i colloqui di pace tra le FARC e il Governo Colombiano sono giunti al Termine. Dal 29 Agosto 2016 è iniziato il cessate il fuoco. E’ UNA DATA STORICA per la Colombia e per la Formazione Guerrigliera nata il 27 MAGGIO 1964, anche se non è il primo degli accordi pace importanti nelal storia del Paese.  Gli accordi verranno ratificati con un plebiscito il 2 ottobre prossimo. Secondo IVAN MARQUEZ, capo delegazione delle FARC la forze guerrigliere hanno “la più splendida di tutte le battaglie: gettare le basi della pace e della convivenza della Colombia”.

Dalle pagine web delle FARC-EP è possibile leggere il testo integrale dell’accordo (in spagnolo) ma anche i passaggi intermedi delle trattative di pace  :  http://www.pazfarc-ep.org/

LEGGI IL COMUNICATO DELLE FARC-EP  (es)

Dalla pagina internet del Comitato Carlos Fonseca, riprendiamo l’articolo del 24 Agosto della rivista Granma Internacional

Iván Márquez: “Abbiamo concluso l’accordo più agognato della Colombia”Il capo della delegazione guerrigliera ha sottolineato che termina la guerra con le armi e comincia il dibattito delle idee.

“Abbiamo vinto la più splendida di tutte le battaglie: gettare le basi della pace e della convivenza della Colombia”, ha detto il comandante Iván Márquez, capo della delegazione guerrigliera alle conversazioni di pace, dopo la firma dell’accordo finale tra le FARC-EP e il governo colombiano.

All’Avana abbiamo concluso l’accordo più agognato della Colombia, ha dichiarato. Terra, democrazia, politiche senza armi, sono tra gli altri alcuni degli elementi di un accordo che dovrà essere costituito in modo ferreo per garantire il futuro della dignità e della pace di tutti e tutte, ha aggiunto Márquez.

Il capo della delegazione guerrigliera ha sottolineato che termina la guerra con le armi e comincia il dibattito delle idee. “Il trattato è un punto di partenza affinché il popolo sia l’artefice della trasformazione sociale che richiede la maggioranza”.

Oggi stiamo consegnando al popolo colombiano quello che abbiamo costruito affinché la forza dell’unione incominci ad edificare la società del futuro riunita nella sovranità, la democrazia e le relazioni di uguaglianza e fraternità con tutto il mondo, ha detto.

“Abbiamo sottoscritto impegni su sei punti inclusi nell’agenda generale”. Facendo un ripasso di questi, Márquez ha affrontato quello della restituzione delle terre, della lotta contro le droghe e del cessate il fuoco e delle ostilità così come dell’abbandono delle armi.

Allo stesso modo, ha annunciato che in Colombia si svolgerà la Conferenza Internazionale Guerrigliera, la massima istanza di fronte alla quale sottoporremo al suo giudizio l’accordo speciale di pace, ha puntualizzato.

Márquez ha confessato che è stata una costruzione dura e piena di difficoltà, ma si è lavorato con il cuore pieno d’amore per la patria. “Ci conforta la convinzione di aver interpretato le idee dei nostri compagni che hanno combattuto pensando alla possibilità di una patria giusta”. In un altro punto del suo discorso, ha fatto dei commenti sulla conversione del movimento guerrigliero in un partito politico.

“Abbracciamo con tutta la forza il popolo della Colombia per riaffermare che la lotta guerrigliera non ha avuto una ragione diversa da quella di nobilitare la vita umana”, ha evidenziato. D’altra parte, ha dichiarato che “non sarà possibile fermare la forza del cambiamento di un popolo che reclama i propri diritti. Il popolo della Colombia esige una risposta alla proprie inquietudini e il governo deve darla con azioni tangibili”.

Per il capo della delegazione guerrigliera la firma comporta implicitamente l’impegno a non ripetere, e ha dichiarato che con questo sperano di impedire che le armi tornino contro i colombiani. “La pace è per tutti, ci chiama ad una riflessione e ci dice che è possibile mandare avanti il paese”. Durante il suo intervento ha chiarito che “avremo pace se si rispettano gli accordi”.
In questo contesto, ha manifestato il suo desiderio che l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) possa trovare un cammino di avvicinamento alla pace. Concludendo ha espresso la gratitudine delle FARC-EP per il popolo e il governo cubano per tutto quello che hanno fatto. “Gratitudine eterna alla patria di Martí”, ha precisato.


LE POSIZIONI DELL’ELN – ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE. Sull’accordo di pace si è espresso molto criticamente l’ELN. Pur augurando alle FARC-EP e ai suoi dirigenti i migliori esiti per il lavoro di massa che si apprestano a fare e pur rinnovando la allenza nonostante le differenze tra le due organizzazioni, Lo stato maggiore dell’ELN ritiene che l’accordo non contenga quelli elementi di trasformazione sociale che sono alla base delle trasformazioni sociali necessarie per arrivare ad una vera pace.

Esprimono questa critica con un lungo comunicato del 5 Agosto 2016  e in un successivo del 22 Agosto:  L’Esercito di Liberazione Nazionale, che da 4 anni sta cercando di costruire con il Governo una agenda per aprire negoziati di pace, ritiene fondamentale e indispensabile la partecipazione alle trattative delle forze poliche e sociali del paese. Un percorso che nel 1998 chiamarono con il nome di Convenzione Nazionale.

Ecco il comunicato del 5 Agosto 2016 :  PER LA PACE, LA RESISTENZA CONTINUA !!

DICHIARAZIONE DELLA DIREZIONE NAZIONALE
e DEL COMANDO CENTRALE DELL’ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE – E.L.N.

Il Governo di Juan Manuel Santos arriva a metà del suo secondo mandato ed i risultati sono disastrosi. La “locomotiva” minerario-energetica che avrebbe dovuto trascinare l’economia, ha deragliato a causa dei prezzi bassi e del calo delle esportazioni delle materie prime. Mentre il settore finanziario ha registrato enormi profitti, l’industria e l’agricoltura restano strangolate. Il Peso, la moneta nazionale, si deprezza e l’inflazione sale alle stelle; aumenta il debito estero e la bilancia commerciale è in deficit. Considerando il profondo buco fiscale esistente, è imminente un’altra riforma fiscale contro la classe media e i settori popolari.

La disoccupazione, la carestia, la povertà, mietono ulteriori vite tra i poveri e la fame uccide senza pietà l’infanzia, soprattutto tra le comunità afro-discendenti e le comunità indigene. Di fronte a questa situazione caotica, diversi settori sociali non hanno altra alternativa che quella della mobilitazione per esigere i diritti fondamentali che lo Stato deve garantire; queste lotte sono brutalmente represse dalla polizia, protetta dalle più recenti leggi anti-sociali volute ed imposte dai gruppi parlamentari legati al Presidente Santos e al ex presidente Uribe. Inoltre, aumentano le minacce e gli omicidi a mano dei paramilitari contro le organizzazioni e i dirigenti sociali che hanno il coraggio di dissentire dalle politiche governative.

Un risultato importante della gestione del presidente Santos, è stato quello del 23 giugno 2016, con l’accordo sul “Cessate il Fuoco” e delle ostilità, in forma bilaterale e definitiva, includendo la deposizione delle armi da parte delle FARC.

Per favorire il processo di Pace, manteniamo il dovuto rispetto per il tavolo delle trattative de l’Avana. Confidiamo sempre nella possibilità che eventuali differenze, il paese le potrà riscontrare nel corso del nostro processo, aperto alla partecipazione della società. Ma davanti al congelamento imposto dal Governo al tavolo di dialogo con l’Esercito di Liberazione Nazionale, e rispetto alla firma di un accordo definitivo per la deposizione definitiva da parte delle FARC, siamo costretti a dire che non condividiamo l’essenza di questi accordi.

E ‘evidente che l’obiettivo principale del Comando delle FARC è quello di convertirsi in un’organizzazione legale, accettando degli accodi che assolvono lo Stato dalle proprie responsabilità nello sviluppo della “guerra sporca” e del Terrorismo di Stato, alterando allo stesso tempo i fondamenti essenziali del “Diritto alla Ribellione”. In questa maniera, il Governo nega la natura politica della rivolta armata, mantenendo intatto il regime obbrobrioso della violenza, dell’esclusione, della disuguaglianza, dell’ingiustizia e le depredazioni.

Condividiamo le preoccupazioni di molti settori della società e del movimento politico e sociale, rispetto a varie tematiche concordate, perché queste non interpretano le loro aspettative, quali: la limitata partecipazione della società; la negoziazione di questioni sociali senza considerare i settori sociali danneggiati; la “giustizia transizionale” che evita qualsiasi azione penale contro lo Stato colpevole di genocidio; e la scarsa incidenza degli accordi nel cambiamento della realtà del paese.

Lo Stato colombiano, il Presidente e le Forze Armate hanno detto con chiarezza che “la Pace è la vittoria”, e che è stata raggiunta a seguito dell’applicazione della forza militare. Per loro la Pace non è una convinzione politica, ma solo un calcolo economico, perché a loro conviene convertire alla legalità la guerriglia senza compiere quelle trasformazioni di cui la società ha bisogno, evitando così di prolungare una lotta di resistenza che li continua a sfiancare e che non possono controllare.

L’ELN ha ribadito che la Pace sarà possibile solo se ci saranno cambiamenti strutturali della società e dello Stato; dove il popolo sia protagonista delle nuove scelte che permettano la giustizia sociale, l’uguaglianza, la dignità e la sovranità. Fino a quando questa nuova Colombia non sarà effettiva, mantenendo un regime oligarchico basato sulla violenza, resta un imperativo politico quello di mantenerci “ribelli sollevati in armi” per accompagnare tutte le lotte di resistenza sociale.

Se l’oligarchia non ha rinunciato alla minima parte dei propri privilegi in beneficio del popolo nel corso di questi 60 anni di guerriglia, tanto meno lo farà dopo che la guerriglia sarà disarmata. Al contrario, incoraggierà maggiore repressione contro le proteste sociali, consegnando ulteriormente la patria agli interessi imperialisti. Le classi al potere interpretano la Pace solo come il disarmo della guerriglia per aumentare i propri profitti.

L’oligarchia colombiana non vuole la Pace, perché non permette di cambiare la sua struttura di dominio. Questo è stato dimostrato nei negoziati con le Farc con la demarcazione di “linee rosse” con cui non cambiare il loro modello di sfruttamento economico, di esclusione politica e di barbarie militare. La mancanza di volontà di Pace del Governo è dimostrato anche dal congelamento delle trattative con l’ELN.

Dal mese di agosto 2012, con il sostegno della comunità internazionale, manteniamo incontri formali con il Governo Santos con l’obiettivo di raggiungere una Pace che interpreti i sentimenti dei colombiani. Abbiamo dovuto affrontare continui e molteplici inadempimenti, richieste unilaterali e tentativi di manipolazione, però, nonostante questi continui ostacoli il 30 marzo di quest’anno abbiamo firmato un accordo di Agenda per sviluppare la fase pubblica dei colloqui, in un processo di partecipazione aperta della società.

Dopo quattro mesi, i colloqui sono stati congelati per decisione unilaterale del Governo, che cerca di imporre condizioni al di fuori delle formalità stabilite dal tavolo, facendo richieste che non sono mai state accordate anche se sono problemi già contemplati nella fase di discussione. A quanto pare il Governo ha paura della partecipazione della società.

La fase pubblica dei colloqui con l’ELN implica il diritto di parola per tutti i colombiani e le colombiane, i settori organizzati, ma anche per i poveri esclusi per secoli e condannati al silenzio e all’invisibilità.

Si deve aprire un nuovo momento di partecipazione democratica, in cui la società non rimanga un “invitato di pietra”, ma un soggetto che deve avere il giusto protagonismo per ridisegnare i cambi necessari nel paese. Le proposte che questo processo partecipativo della società produrranno non possono restare semplici raccomandazioni, ma proposte da strutturare per renderle realtà.

La Pace non è il disarmo della guerriglia, ma una costruzione multicolore in cui la partecipazione popolare prende vita e si concretizza nelle trasformazioni della nuova nazione. Se la società propone la democratizzazione del potere, è l’oligarchia che deve definire se consentire i cambi o continuare a mantenere la guerra e fare politica con la violenza.

Oggi, ciò che è all’ordine del giorno non è un plebiscito per disarmare un’organizzazione guerrigliera, ma la necessità di costruire una Pace vera, perché a poco serviranno degli accordi parziali se continua il conflitto sociale ed armato.

L’ELN invita tutti i settori popolari e le classi medie della città e della campagna; gli industriali, gli agricoltori e i commercianti colpiti dalla concorrenza sleale delle imprese multinazionali; i movimenti e i partiti politici di sinistra, democratici e di centro che sono alla ricerca di alternative al regime; invitiamo le donne, LGBTI e tutti gli altri settori non cercano solo l’uguaglianza di fronte alla legge, ma l’equità verso la vita; gli studenti e i giovani che chiedono di essere gli architetti del futuro; tutti i patrioti che vogliono una repubblica sovrana; a tutti e tutte, offriamo questa fase pubblica come un Grande Dialogo Nazionale, per costruire la Nuova Colombia in Pace.

L’ELN continua a tenere alta la bandiera della Pace, sempre insieme al popolo, nelle loro lotte di resistenza contro l’oligarchia e l’imperialismo.

La ribellione, a cui siamo ricorsi come a un diritto legittimo del popolo davanti ad un regime illegittimo, è la rinuncia ad obbedire ai potenti, per metterci dalla parte dei poveri e dei diseredati. Ma questa lotta di resistenza non è solo militare, ma abbraccia tutte le dimensioni dei sogni e delle aspirazioni delle grandi maggioranze della popolazione, in cui coloro che perseverano, sempre raggiungono la vittoria.

COLOMBIA PER I LAVORATORI ! – NON UN PASSO INDIETRO, LIBERAZIONE O MORTE !

5 Agosto 2016 – Montagne e città della Colombia

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