COMDATA cambia l’inquadramento INPS….SCIOPERO il 19/06 !

COMDATA-IVREA

 VENERDI 19 GIUGNO : UN’ ORA DI SCIOPERO IN USCITA A FINE TURNO PER TUTTO IL PERSONALE DI TUTTE LE SEDI COMDATA

 Il cambio di inquadramento INPS è cosa fatta, ma rimane un gesto inaccettabile per le modalità che attestano assenza di rispetto per le rappresentanze sindacali e dei lavoratori tutti e per la sostanza delle pesantissime conseguenze che con il mancato accesso agli ammortizzatori sociali ci saranno nelle nostre vite in caso di crisi aziendale.

 Di fronte a tali scelte si deve rispondere e manifestare senza esitazioni e tentennamenti la propria contrarietà.

E’ necessario prendere posizione. L’Azienda risparmia e fa i suoi interessi. I lavoratori ricevono un danno incalcolabile.

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Cobas Comdata Ivrea

Ivrea, 1.200 addetti Comdata senza più ammortizzatori

L’azienda ha deciso di cambiare la loro posizione Inps da industria e servizi Sindacati: «In caso di crisi gli addetti non potranno andare in cassa integrazione»

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IVREA. Trovarsi dalla mattina alla sera, e senza nessun confronto, privi di ammortizzatori sociali. Succede ai 1.200 lavoratori di Ivrea di Comdata (6.500 in tutta Italia), colosso del lavoro esternalizzato dalle grandi società di telefonia e servizi. Nei giorni scorsi, l’azienda ha comunicato alle rsu di aver cambiato, dal primo maggio scorso – e quindi in maniera retroattiva – l’inquadramento Inps: dal settore industria a quello dei servizi. Risultato? Lavoratori in agitazione. «Perché – spiega in una nota nazionale la Fistel Cisl – Comdata ha in modo subdolo ha unilateralmente scelto, speriamo non strumentalmente, di risparmiare qualche briciola di euro sacrificando le tutele dei lavoratori che in questo modo si vedono privati di protezioni in caso di crisi aziendale».

Il passaggio di inquadramento all’Inps da industria a servizi, significa che in caso di una crisi occupazionale i lavoratori saranno totalmente esclusi dall’utilizzo della cassa integrazione. E senza questo ammortizzatore sociale l’alternativa è tra il licenziamento e il collocamento in mobilità. «Si tratta di un’iniziativa miope che per risparmiare qualche euro manda un segnale inequivocabile e negativo – spiega Monica Cat Genova -. Un’inversione di tendenza bruttissima che denota una forte disattenzione verso il proprio personale, in un’azienda dove le persone e la loro produttività sono il vero valore aggiunto».

Nei giorni scorsi, prima che scoppiasse il caso, l’azienda si è affrettata a spiegare ai lavoratori che il mutamento di posizione Inps non comporterà un solo euro in meno in busta paga. Il contratto, per intenderci, resterà quello delle telecomunicazioni.

Ieri (martedì) a Ivrea si è tenuta l’assemblea delle rappresentanze sindacali. Slc-Cgil e Cobas hanno deciso di indire un’ora di sciopero, ogni fine turno, per la giornata di venerdì 19. Alla protesta per il cambio di inquadramento all’Inps si aggiungono i disagi vissuti quotidianamente dai lavoratori su una turnistica definita «non compatibile con un normale stile di vita» e la mancanza di erogazione dei premi di produzione. «Nel momento in cui il settore dei call center in out sourcing sta vivendo la crisi più grave e profonda dall’anno delle stabilizzazioni – spiega Elvira Russo, della segreteria Torino di Slc-Cgil – decidere di privarsi dello strumento che più di tutti permette di gestire le crisi temporanee è un segnale che non può in alcun modo leggersi in modo positivo. A fronte di un risparmio francamente relativo, lo scenario che si apre per le lavoratrici e i lavoratori di Comdata è tutt’altro che rassicurante. In un mercato dove le commesse sono sempre più instabili e i volumi sempre meno controllabili, privarsi di uno strumento quale quello degli ammortizzatori sociali ordinari è incomprensibile».

Fistel Cisl e Uilcom non aderiscono all’ora di sciopero e preferiscono attendere l’incontro con l’azienda. Comdata, infatti, nella giornata di ieri ha convocato i sindacati a Roma per lunedì 22. «Questa iniziativa dell’azienda – conclude Cat Genova – va in direzione opposta alle politiche

sindacali in tema di ammortizzatori sociali che chiedono di aumentare le protezioni per i lavoratori dei call-center che vivono la più grande crisi della storia di questo settore».

Contattata, l’azienda ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione in merito, neanche in via ufficiosa.

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