FINE DEL BUONISMO : SPUNTI SULLA SCONFITTA DI SYRIZA

Dire che il capitalismo vince anche stavolta è abbastanza scontato. Di certo la svolta nella trattativa lascia lo spazio solo all’amarezza e ad alcune riflessioni.

Amarezza, perché la trattativa aveva illuso molti e molte. Non tanto per i contenuti, che va riconosciuto non avevano elementi di rottura rivoluzionaria al suo interno, quanto per il valore simbolico che ha espresso fino ad oggi e perchè avevano fatto intendere la possibilità di una sperimentazione possibile.
Se dovessimo tirare le somme oggi, si potrebbe affermare che non è possibile una riforma delle istituzioni dall’interno e che qualsiasi cambiamento istituzionale dentro le regole imposte dalle norme europee e internazionali che regolano i mercati è sostanzialmente impossibile. Come pure è impossibile pensare che un voto democraticamente espresso e che ha rappresentato sul serio la partecipazione di un popolo al proprio destino, chiamato dal partito che in maggioranza aveva votato, venga rispettato fino in fondo dalle istituzioni finanziarie e politiche internazionali.

Il Governo TSIPRAS aveva già capitolato nei giorni scorsi approvando in Parlamento la riapertura di una trattativa su una base che di fatto era un vero e proprio tradimento della piattaforma politica-elettorale. Ma il nemico ha voluto, almeno così percepiamo, ancora di più ipotizzando immediatamente la caduta di TSIPRAS e la formazione di un Governo con i partiti usciti sconfitti dalle elezioni e soprattutto dal REFERENDUM. Un Colpo di Stato, istituzionale, ma neanche tanto.

Se dovessimo traslare in Italia una dimensione come quella greca, abbassando anche il grado di drammaticità legato al livello della crisi, possiamo dire che ci siamo passati e ci passiamo tutti i giorni. L’euforia della vittoria Referendaria per la difesa dei beni pubblici e dell’Acqua sono un ricordo vaghissimo. Sepolto dalla smemoratezza degli italiani e delle italiane ma anche dall’impossibilità di rendere esigibile un risultato istituzionale tutto sommato, anche da noi, moderato. Oppure pensiamo all’impossibilità dei comuni di uscire dal cappio della Spending Rewiew, del pareggio di bilancio e del taglio ai servizi per ripianare debiti mai contratti dai cittadini e dalle cittadine. Sono esempi piccoli ma che hanno comunque a che fare con l’attivismo di migliaia di persone e con le prospettive di una lotta per il cambiamento che comunque in molti e molte vedono comunque un passaggio nella “partita delle urne”.

Se a queste costatazioni amare aggiungiamo la difficoltà di costruire una progettualità rivoluzionaria seria capace di capovolgere completamente i rapporti di forza in tempi ragionevoli, resterebbe da dire che il cambiamento non è possibile e che sicuramente questo non passa necessariamente dai corridoi dei seggi elettorali.

I due articoli dOXIi INTERNAZIONALE, fotografano esattamente la situazione :

COSA PREVEDE L’ACCORDO SULLA GRECIA

ACCORDO CREDITORI TSIPRAS

Senza via di uscita quindi. Eppure le settimane elleniche ci consegnano alcuni elementi interessanti :

– Innanzitutto la partita non è ancora finita. Il parlamento greco dovrà ancora votare l’accordo e poi avviare in pochissimo tempo i provvedimenti che vi sono contenuti. Tsipras veniva dato per spacciato una settimana dopo il suo insediamento quando si incontrò la prima volta con la troika in primavera e la sua resa veniva ostentata per dimostrare che non è possibile modificare il quadro politico dato e disturbare il manovratore. Invece i fatti hanno dimostrato i giochi erano tutt’altro che chiusi fino all’epilogo tutto politico e simbolico del referendum che ha fatto tremare l’establishment internazionale. Cosa farà il popolo adesso? E’ questa la domanda che meriterebbe una vera risposta.

– La vittoria elettorale di SYRIZA è stata una vittoria moderata. Siamo stati abituati a giudicare gli eventi internazionali dalle immagini dei tafferugli ai margini delle numerosissime e interminabili manifestazioni anti-troika. L’ipotesi radicale (o rivoluzionaria) in Grecia, non era all’ordine del giorno nonostante che i laboratori sociali messi in piedi, le forme autogestionarie, come risposte alla crisi e alla fame, rappresentassero un processo aperto e popolare che forse subirà un ulteriore avanzata a fronte dei pesantissimi tagli dei futuri provvedimenti. Il voto referendario ha dimostrato che ancora la settimana scorsa il popolo greco voleva esattamente la trattativa e non uno scatto in avanti o una rottura radicale. Forse neanche in Grecia ipotizzavano la debacle.

– L’accordo e la voracità dell’establishment (il Governo greco la spunterebbe solo sul Fondo Lussemburghese che avrebbe dovuto controllare i beni statali da mettere in vendita) umilia la volontà politica del popolo, riduce ulteriormente la sovranità di uno stato minacciandone il Golpe istituzionale, consegna tutti i beni pubblici nelle mani dei privati. Una resa totale. Bisognerà capire se e come lo stanco popolo greco avrà la forza e la voglia di continuare a lottare dopo che si sono spente anche le ultime illusioni istituzionali. Inoltre via via che maturano le notizie e i commenti appare sempre più evidente che nessuno in Grecia stava ragionando sulle alternative possibili e forse più coraggiose

– La sconfitta greca è una sconfitta generale. E’ difficile a questo punto immaginare proposte politiche che possano moderatamente riformare lo status quo. Ammesso che ne abbia il coraggio, cosa dovrebbe o cosa potrebbe riformare il nascente partito della sinistra italiana. Cosa potrebbe fare Podemos o il 5STELLE nostrano? Poco. Nulla. Sarebbe scontato dire che un governo “diversamente di sinistra” indorerebbe una pillola comunque velenosa. Altre affermazioni servirebbero solo a innescare una pericolossissima truffa di stampo elettorale. Peggiore della schiettezza e della realtà nuda e cruda

– La sconfitta, momentanea, della Grecia è legata anche all’assenza generale di un movimento europeo di carattere popolare che possa determinare un cambiamento reale. Le mobilitazioni sono la testimonianza che esiste una soggettività attiva ma questa rimane in ogni caso minoritaria in questa fase storica. L’esempio della lotta contro il TTIP ne è la dimostrazione lampante e nulla possono al momento le reti europee che si muovono su diversi terreni di lotta anche su temi più sociali.27desk1-sotto-sinistra-bascetta-grecia-810x478

Adesso che è sconfitta, e per un lungo tempo, l’ipotesi di una riformabilità da sinistra attraverso i meccanismi istituzionali di compatibilità la palla della proposta alternativa – che avrebbe l’arduo compito di farsi programma e indicare una soluzione, o meglio un orizzonte, a milioni di lavoratori e lavoratrici in Italia e in Europa – passa alle realtà che non hanno mai creduto alla riformabilità dell’Unione Europea. Anche qui però va ben precisato che le approssimazioni non danno frutti se non quelli simbolici che rischiano di essere schiacciati al pari di altri.

Se vogliamo, la sconfitta di SYRIZA sarà (lasciamo ancora lo spazio alla dialettica tutta interna alla Grecia) la stessa che maturò in Cile con il Governo di Unidad Popular : Ipotizzare che sarebbe stato possibile un cambiamento reale della società piegando l’imperialismo Usa, le Multinazionali e l’oligarchia utilizzando le stesse regole che le mantennero al potere per anni. Scelte sbagliate che ebbero il criminale risultato di consegnare alla brutalità della repressione i corpi di migliaia di avanguardie che avevano creduto nel processo di cambiamento senza che potessero neanche difendersi.

Verrebbe da dire…Mai Più senza fucile come subito dopo la morte di ALLENDE, ma in molti si spaventerebbero. Di certo senza quella cattiveria che in altri tempi avremmo definito ODIO DI CLASSE, le amarezze saranno ancora tante.

A.P. – Cobas Lavoro Privato

Articoli di approfondimento :
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