Firmare o non firmare, è questo il problema?

Nei giorni scorsi, le c.d. OO.SS. firmatarie si sono prodigate presso i CUP invitando lavoratici e lavoratori a firmare i contratti di lavoro predisposti dalla RTI GPI/InOpera/Mimosa e dalla RTI SDS/TV Service. Al contempo, la GPI sta organizzando gli incontri con il personale attualmente in forza con le società NTA e Camus con lo stesso obiettivo. Il tutto, ovviamente, sotto la regia di ASL e Regione Lazio, che non vedono l’ora che sia portato a termine il demansionamento di massa del personale precario dei CUP del servizio sanitario regionale, tanto da aver cadenzato in tempi stretti i passaggi di appalto, il 10 dicembre (!?) per i  CUP della ASL Roma 5, il 14 dicembre per la ASL Roma 3, il 24 dicembre per la ASL Roma 2, non pervenuta la data per la ASL di Viterbo.

Tutto ciò, nonostante che sia ancora pendente il ricorso presso il Consiglio di Stato promosso dalla RTI Capodarco/NTA, le quali ritengono l’offerta delle RTI aggiudicatarie anormalmente bassa, e che il 13 dicembre p.v. si terrà la prima udienza che deve valutare anche la richiesta di sospensiva dell’aggiudicazione, ovviamente, oramai per le parti ancora non transitate nelle nuove società.

Quindi, la domanda che oggi si dovrebbe porre ogni lavoratrice e ogni lavoratore dei servizi CUP ancora non passati alle nuove società non è tanto se sia “giusto” firmare o non firmare, piuttosto quale sia l’effetto sui giudizi in corso di una firma affrettata e perché oggi Cgil-Cisl-Uil avvalorano la tesi che sia corretto l’inquadramento al III livello multiservizi imposto dalle società subentranti, nonostante che l’omologo dipendente del pubblico impiego sia inquadrato nell’area C del CCNL Comparto sanità.

In entrambi casi il comportamento di CGILCISL-UIL (e della Regione Lazio) è nei fatti un chiaro sostegno alle società subentranti, contro gli interessi dei lavoratori che dovrebbero rappresentare. E’ evidente, infatti, che la firma frettolosa dei contratti e il relativo subentro negli appalti delle nuove società hanno l’effetto immediato di far decadere la richiesta di sospensiva, in quanto non più attuale. Ma anche la mancata opposizione, o peggio il sostegno, nei confronti dell’inquadramento contrattuale inferiore a quello spettante, è nei fatti un “aiutino” a GPI e SDS, nel contenzioso pendente presso il Consiglio di Stato per spuntare l’obiezione dell’offerta anormalmente bassa.

In questo contesto, quindi, chi si è opposto fin d’ora alla firma dei contratti che tagliano il salario e umiliano la professionalità del personale precario applicando il III livello del CCNL Multiservizi, sta semplicemente chiedendo, oltre il giusto inquadramento e la giusta retribuzione, che la giustizia faccia il suo corso preventivamente ai subentri delle nuove società. Tutto ciò, anche nell’interesse della Regione Lazio e delle ASL/A.O. che, in caso fossero accertate dal Consiglio di Stato le numerose violazioni che hanno caratterizzato la gara centralizzata per l’aggiudicazione dei servizi CUP, si potrebbero trovare a pagare anche il risarcimento del danno alle società uscenti.

Purtroppo dobbiamo registrare che la Giunta Zingaretti, le ASL e le Aziende Ospedaliere non solo se ne infischiano delle condizioni contrattuali applicate alle lavoratrici e ai lavoratori in appalto, ma mostrano con chiarezza disinteresse ai possibili danni procurati sulla spesa pubblica da un comportamento così dissennato.
Roma, 10 dicembre 2018

Cobas Capodarco – Cobas NTA/Camus – Cobas Maggio 82 – Cobas GPI/InOpera/Mimosa

Cobas del Lavoro Privato