La “ricchezza” del Parco archeologico di Pompei e degli Scavi archeologici di Ercolano, e più in generale tutti i siti culturali del Paese, dovrebbe essere sempre una buona opportunità per garantire al personale condizioni di lavoro e retribuzioni dignitose, proporzionate alla quantità e qualità del lavoro svolto come afferma la nostra Costituzione, e, in tal modo, per stimolare lo sviluppo economico e il benessere nei territori. Al contrario, il patrimonio culturale italiano è spesso l’occasione per dirottare risorse economiche nelle casse di società private a discapito delle casse dell’erario pubblico e per affermare condizioni di lavoro precarie e sottopagate.
Non si spiega altrimenti il perpetuarsi negli anni di appalti dei servizi aggiuntivi museali a società private, che da una parte costringono il personale a lavorare con condizioni, economiche e lavorative, assai diverse dai colleghi in organico nel Pubblico Impiego ( o anche nelle società in house), mentre dall’altra costano alla Pubblica Amministrazione molto di più di quanto costerebbe l’assunzione diretta del personale.
In tal senso i lavoratori degli appalti dei servizi di accoglienza del Parco archeologico di Pompei, dipendenti della società Opera Laboratori Fiorentini, denunciano la condizione di precarietà e di disagio che li vede involontari protagonisti da oramai numerosi anni:
· condizioni di lavoro che mettono a costante rischio la sicurezza e la salute del personale a causa della palese inadeguatezza di molte postazioni di lavoro nelle quali i lavoratori sono quasi completamente esposti alle intemperie quindi alle rigide temperature invernali ed al caldo torrido d’estate e a causa della assenza di locali e/o spazi attrezzati idonei per spogliarsi e per consumare i pasti;
· inadeguatezza delle forniture degli abiti da lavoro e dei dispositivi di protezione individuale;
· turni di lavoro obbligatori nei giorni delle c.d. festività nazionali, nonostante sia acclarato dalla giurisprudenza che lo svolgimento dell’attività lavorativa in tali giornate debba essere esclusivamente su base volontaria;
· personale in organico evidentemente insufficiente, in considerazione dell’esponenziale aumento dei servizi e dei visitatori certificato anche dai dati ufficiali del Mibact, e mancata stabilizzazione dei lavoratori con contratto part-time ciclico;
· organizzazione del lavoro e dei turni inadeguata in assenza di qualsivoglia regola certa e condivisa dalle parti che impedisce la possibilità al personale di conciliare i tempi di vita con quelli lavorativi;
· eccessiva incidenza del lavoro domenicale a fronte di maggiorazioni economiche ridicole;
· retribuzioni inadeguate, in proporzione della quantità e qualità del lavoro svolto e delle qualifiche e professionalità acquisite dalle maestranze;
· assenza totale di corsi di formazione professionale per i lavoratori e assenza di informazioni circa i piani industriali aziendali.
Su tali punti, riteniamo non più rinviabile un confronto con i Ministeri competenti e la Direzione del Parco Archeologico di Pompei e di Ercolano, al fine di avviare al più presto un percorso di internalizzazione delle attività e del personale che metta fine alla condizione di precarietà e di sfruttamento dei lavoratori in appalto.
Altresì invitiamo la società ad aprire un confronto sindacale che risolva tutte le problematiche sopra denunciate.
Pompei, 24 aprile 2019
Cobas del Lavoro Privato