PENSIONATI IN MARCIA, dal basso. 16/6 manifestazione a Roma

pensionatiA lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate,

tutti sarete a conoscenza del fatto che il governo Monti/Fornero nel 2011 aveva bloccato per il 2012 e 2013 l’adeguamento dell’importo delle pensioni all’aumento dei prezzi (perequazione). La misura era imposta a tutte le pensioni che superavano 3 volte il trattamento minimo dell’INPS, cioè il cui importo ammontava a 1.405,05 euro lordi al mese (attorno ai 1.200 euro netti); questo taglio è andato ad abbassare anche i successivi importi, nel 2014 e 2015 (“effetto trascinamento”).

Quest’anno la Corte Costituzionale ha sancito, con una sentenza, coerente con tutti i pronun-ciamenti precedenti in materia, che gli articoli 24 e 25 del decreto Monti “Salva Italia”, (che prevedevano l’azzeramento della perequazione a 5,5 milioni di pensionati) è incostituzionale, per cui la perequazione deve essere ripristinata e deve essere restituito il maltolto agli aventi diritto.

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Nonostante l’inflazione abbia poi raggiunto i suoi minimi storici, gli importi da restituire a seguito della sentenza sarebbero stati –secondo varie fonti- dai 1.600 ai 3.000 euro complessivamente per i quattro anni 2012-2015. Soprattutto, doveva essere rivista (in aumento) la base di calcolo per le future perequazioni.

Nonostante la Costituzione definisca con chiarezza e perentorietà : “quando la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione.”, il governo Renzi, violando il dettato Costituzionale, invece di dare mandato all’Inps di ripristinare immediatamente la perequazione prevista prima del “Salva Italia”, si è inventato un nuovo Decreto, il n.65, che stabilisce di restituire una minima parte di ciò che avrebbe dovuto. Specificatamente restituirà solo il 40% per le pensioni dai 1.000 ai 1.600 euro, il 20% per le pensioni da 1.600 a 2.200 euro, il 10% per le pensioni da 2.200 a 2.700 euro, nulla per pensioni più alte. Cioè:

–  alla prima fascia, darebbero 635 € lordi (circa 496 netti) anziché 1.598 euro lordi

–  alla seconda, darebbero 481 € lordi (circa 361 netti) anziché 2.452

–  alla terza, darebbero 295 € lordi (circa 217 netti) anziché 2.976.

Ma più grave è che verrebbe cancellato l’effetto trascinamento, ossia la crescita della base di calcolo per le future perequazioni.

Per chi ne ha memoria, il governo Renzi sta realizzando nei confronti delle pensioni ciò che l’accordo sindacati (concertativi) e Confindustria realizzarono con l’accordo del 1992:
la cancellazione della scala mobile per i salari dei lavoratori dipendenti.

Pensionati e lavoratori devono tenere presente che questo oggi avviene con un’inflazione minima, con un’inflazione superiore l’impoverimento assoluto delle pensioni avverrebbe nel giro di pochi anni.

Inoltre all’interno del governo, al fine di depredare i pensionati del loro risparmio, si fa sempre più forte la voce di coloro che chiedono il ricalcolo col sistema contributivo delle pensioni già in atto.

Renzi ha finanziato la campagna elettorale europea con il bonus di 80 euro pagato dall’INPS e sta saccheggiando l’INPS attraverso il finanziamento dato ai padroni (8.060 euro l’anno, 24.180 euro nel triennio) per ogni conversione di lavoro precario, in lavoro a tempo indeterminato. Intanto dopo la riforma dell’articolo 18 il tempo indeterminato non esiste più per nessuno (lo vedremo tra 3 anni allo scadere delle agevolazioni) e per i licenziati è rimasto l’obolo decrescente a carico del padrone.

Per difendere le condizioni di vita di pensionati  e lavoratori, opponiamoci alle politiche di austerità affinché i giovani possano avere oggi un lavoro e domani una pensione dignitosa.

Martedì 16 giugno 2015, ore 10,30

MINISTERO DELL’ECONOMIA E FINANZE  – via XX settembre, 97 – Roma

MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI PENSIONATI IN DIFESA DELLE PENSIONI PUBBLICHE

Lettera – comunicato  Pensionati COBAS

La manifestazione si terrà insieme al Coordinamento (CoNPU) di altre associazioni e sindacati.

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