Tra PUBBLICO e PRIVATO IL JOBS ACT stravolge struttura e dinamica salariale

molochPenalizzati oggi e domani: il jobs act stravolge struttura e dinamica salariale (oggi nel privato e presto nel pubblico impiego)

Un leit motive di Renzi, in continuità con i Governi che lo hanno preceduto, è quello della contrapposizione tra vecchi e giovani nel mondo del lavorativo descrivendo scenari apocalittici di giovani disoccupati per colpa dei loro padri. Ma la realtà è ben diversa da come la vogliono raccontare e per capirlo sono sufficienti poche riflessioni.

IL Jobs act cancella parti rilevanti dello Statuto dei lavoratori in nome della tutela indennitaria, chi perde lavoro (perchè licenziato) avrà un indennizzo mentre fino ad oggi poteva ricorrere al giudice per il reintegro sul posto di lavoro. Le giovani generazioni sono quindi colpite e penalizzate e non agevolate contrariamente a quanto sbandierato dalla retorica governativa. Il lavoratore licenziato da oggi potrà avere, al contrario del passato, una conciliazione rapida ma questa nel migliore dei casi darà diritto solo a 18 mensilità calcolate per chi ha almeno 18 anni di anzianità lavorativa (una mensilità per ogni anno di contributi fino a 18 non una in più), ma indennità esclude il reintegro.metropolis_clock

La libertà di licenziamento penalizza e colpisce soprattutto i giovani e li colpirà anche quando saranno piu’ avanti negli anni. In che modo? Leggete con attenzione e lo capirete da soli.
Già oggi i padroni tra sgravi fiscali e agevolazioni varie beneficiano di notevoli aiuti in caso di assunzioni a tempo indeterminato e nei primi tre anni di contratto avranno piena libertà di licenziamento; conti alla mano, tra sgravi e costo del lavoro, anche con il pagamento di qualche mensilità di buona uscita andrebbero a guadagnarci come denunciato da studi condotti da alcune organizzazioni sindacali.

Un domani poi i padroni potranno fare ulteriori considerazioni per licenziare la forza lavoro logorata. Da alcune statistiche si evince che in numerosi settori crescono le malattie professionali (spesso e volentieri non riconosciute come tali) , aumentano i casi di lavoratori e lavoratrici alle prese con prescrizioni che ne limitano la attività lavorativa (e da qui nascono le continue minacce e pressioni perchè il lavoratore accetti-sotto il ricatto del licenziamento- di autoridursi lo stipendio passando alla occorrenza dal full al part time).
La produttività di un lavoratore sopra i 50 anni è in calo e sostituirlo con un dipendente piu’ giovane, sfruttabile e produttivo sarebbe un guadagno potendo liquidare con pochi soldi e senza alcun contenzioso legale il lavoratore anziano.
E attenzione : con lo sfruttamento sempre piu’ intensivo crescerà il logoramento della forza lavoro.
Di conseguenza, un domani il licenziamento del giovane di oggi, nel frattempo superati i 50 metropolis03anni e con numerosi acciacchi, sarà sicuramente un affare per imprese e cooperative

Proviamo quindi a riassumere

  • il giovane di oggi è sfruttato, mal pagato (le deroghe ai contratti nazionali sono ormai sempre piu’ diffuse), facilmente licenziabile
  • il giovane di oggi diventerà un lavoratore anziano logorato e licenziabile
  • il giovane di oggi avrà una pensione calcolata con il sistema retributivo (sull’intera vita lavorativa con anni di contributi leggeri se non addirittura inesistenti) e percepirà un assegno previdenziale da fame.

Il tutto per confutare la idea che il Governo Renzi sia dalla parte dei giovani!

Ma per rendere tutto cio’ ancora piu’ semplice e proficuo per i padroni, il Governo dovrà mettere mano alla struttura salariale.
In che modo?
Attualmente esistono scatti di anzianità che fanno maturare lo stipendio negli ultimi anni di vita, un caso italiano che stride con la dinamica salariale di paesi come Germania e Francia dove il salario inizia a calare dopo i 50 anni con la perdita di produttività).
Per rendere ancora piu’ conveniente la espulsione della manodopera anziana dovranno mettere mano alla struttura del salario e il pubblico impiego è stato un banco di prova importante.
In che modo?
Con la Riforma Brunetta hanno cancellato le progressioni orizzontali e quelle verticali che rappresentavano una notevole fonte di spesa per la Pubblica amministrazione.
Le progressioni orizzontali erano demandate alla contrattazione decentrata che in pochi anni si è ridotta ben poca cosa.
Nell’ottica corporativa e concertativa, alcune categorieSCHIAVI-FABIO, per salvaguardare il potere di acquisto, hanno dato vita a sindacati\autonomi e corporativi\ di settore (dagli infermieri ai vigili fino ai tecnici degli enti locali) o, in base al potere di contrattazione della categoria, scelto di conservare quote di salario accessorio con la trattativa diretta con la parte politica, il che ha indebolito ulteriormente il ruolo delle rsu e del sindacato.
Ma tutto cio’ è stato favorito da un equivoco di fondo, ossia dal fatto che la contrattazione decentrata aveva impegnato quote di salario un tempo erogate con il contratto nazionale (cosi’ hanno prima svuotato il ccnl poi sono passati al saccheggio della contrattazione di secondo livello) per compiacere le clientele aziendali dei sindacati rappresentativi e dei loro delegati in rsu, tutti appassionatamente uniti nella distruzione del potere di acquisto e di contrattazione.

Il Pubblico impiego ha rappresentato il banco di prova di una dinamica salariale al ribasso e oggi il Governo per fare cassa si accinge a mettere mano alla stessa contrattazione decentrata, per esempio facendo intervenire la magistratura contabile per stabilire la non cumulabilità di alcune voci e indennità , per esempio bloccando i contratti nazionali, depauperando i fondi della contrattazione decentrata e quote significative in rapporto al personale in quiescenza.
In questi anni, la forbice salariale nel pubblico è cresciuta, dirigenti, figure apicali e posizioni organizzative guadagnano assai di piu’ di un decennio fa , ma anche queste figure non possono dormire sonni tranquilli come dimostra i fatto che i dirigenti di domani saranno a tempo determinato, ricattati dalla politica per una conferma del contratto a tempo.

La estensione del jobs act al pubblico impiego è quindi una tappa obbligata per il Governo Renzi come anche la revisione, al ribasso, della dinamica contrattuale in tutti i settori pubblici destinando interi servizi- ancora oggi pubblici- alla privatizzazione.
E a perderci saranno anche i cittadini utenti con l’aumento del costo dei servizi e la loro inaccessibilità per fasce sempre piu’ vaste della popolazione.

Questi sono gli argomenti da prendere in seria considerazione se vogliamo costruire nel pubblico impiego una rappresentanza sindacale adeguata allo scontro in atto, per unire la difesa dei posti di lavoro e del salario alla riconquista di un potere contrattuale per tutti\e, per mantenere servizi pubblici accessibili e non mercificati.

Contributo alla discussione del COBAS PUBBLICO IMPIEGO di PISA – Gennaio 2015

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