COBAS/USB – ACQUA Toscana: LETTERA APERTA a SINDACI e Istituzioni

dollaroacquaCOBAS e USB di PUBLIACQUA scrivono alle istituzioni sui processi di privatizzazione in corso in Toscana, nonostante i risultati referendari e gli scandali dell’ETERNIT negli acquedotti.

LETTERA APERTA AI SINDACI DEI COMUNI SERVITI DA ACQUE SpA – PUBLIACQUA SpA e ACQUEDOTTO DEL FIORA SpA ALLLE RAPPRESENTANZE POLITICHE, SOCIALI ed ISTITUZIONALI
Acque SpA – Acquedotto del Fiora Spa – Publiacqua SpA Maxi fusione dell’Acqua in una società a maggioranza socio privato
Da anni denunciamo che l’unica vera progettualità perseguita in Toscana, da comitati d’affari e consorterie di partiti più o meno complici, era quella di svendere il Servizio Idrico alle multinazionali francesi. Ora ne abbiamo la conferma.
La rassegna stampa del mese di ottobre ’14 illustra il proseguo di questo spudorato programma.
I governi che si sono succeduti negli ultimi anni, il mondo degli affari-finanza e della politica vuole strangolare i Comuni con il patto di stabilità per costringerli a conferire le loro quote societarie in cambio di qualche soldo da spendere fuori dal patto e di azioni della quotata in borsa capitolina. Un sistema di compravendita d’azioni che porterà, in toscana, al controllo delle aziende al 100% da parte del socio privato e al prolungamento delle concessioni di altri 10 anni.
Così si porta a compimento il disegno che il “cartello” Acea-Suez, persegue da anni: utilizzare Acea come ‘braccio armato’ di Suez per l’acqua in Italia. Quel disegno che l’ Antitrust ha condannato proprio per aver condizionato le gare d’appalto per la gestione del servizio idrico in Toscana,
Come lavoratori del servizio abbiamo vissuto dall’interno le trasformazioni che sta attraversando il settore da oltre un decennio e contestato quella vera e propria de-regolamentazione del sistema dei servizi pubblici che sottende alle priMappa potere_Publiacquavatizzazioni: l’obbiettivo d’impresa non è più la qualità e garanzia del servizio al cittadino ma fare gli interessi del partner privato ovvero la massimizzazione del profitto d’azienda.
Non pensiamo che ci sia ancora qualcuno disposto a credere che siano sufficienti qualche Bilancio di Sostenibilità, qualche Fontanello d’ ”Acqua Buona” o la pubblicazione di qualche testo sul “Valore dell’Acqua” per garantire l’accessibilità e l’universalità dell’accesso al servizio idrico, investimenti sul territorio e buona occupazione.
Sappiamo, proprio come lavoratori del settore, che gli effetti della privatizzazione sono fatti di milioni di euro di investimenti già pagati dalla tariffa e non ancora realizzati, così come sappiamo che le reti e gli impianti, non facendo più manutenzione ordinaria, sono sempre più in pessimo stato.
Inoltre sono sempre più in aumento le fasce deboli della società che non sono più in grado di sostenere i costi delle tariffe, cui viene negato il diritto all’acqua e che, respinti dalle aziende, sono costretti a bussare alle porte dei Comuni.
La retorica di quanti sostengono adesso che le maxi aggregazioni con le multiutility quotate in borsa porteranno risparmi sui costi, efficienza e vantaggi ai cittadini è tanto ipocrita quanto lo furono, a suo tempo, gli argomenti di quegli amministratori che sostenevano l’azienda unica toscana a prevalente controllo pubblico.
Molta letteratura affermata sostiene la tesi che con l’espandersi del imprese diventa sempre più difficile controllare e organizzare le attività in modo efficiente aumentando le diseconomie di scala.
Quale attenzione al territorio, alle sue specificità e valenze, alla comunità che lo vive potrà venire da chi, distante centinaia di km, decide in base a indici di borsa?
acqua-rubinettoNon risulta logico pensare, al contrario, che gli Enti locali verranno così definitivamente estromessi dal controllo sui servizi pubblici locali e si ritroveranno a elemosinare e a pagare a caro prezzo quanto in realtà appartiene loro perché realizzato con i soldi delle comunità?
Quale vigilanza sul sistema degli appalti e quale peso sulle scelte degli investimenti da realizzare avranno la possibilità di fare le singole Amministrazioni?

Non è già sufficiente riscontrare che il modello Multiutility Acea ha prodotto in realtà la necessità di fare cassa e risanare debiti per smascherare le menzogne sui vantaggi della finanziarizzazione dell’acqua?  E quale futuro per i lavoratori in un contesto di precarizzazione crescente?
Come se fosse possibile credere che saranno le banche ad aver cura dell’interesse generale delle comunità, piuttosto che all’ennesimo tentativo di socializzare i costi e privatizzare gli utili, aumentando le disuguaglianze sociali.
Sotto l’aspetto occupazionale anche il personale delle numerose aziende partecipate è a rischio. La mobilità prevista tra aziende è preoccupante e prefigura una politica fatta di esuberi, di prepensionamenti, di esternalizzazioni con cessioni di rami d’azienda, di mobilità estesa su dimensioni territoriali addirittura extraregionali e quindi d’insicurezza e ricattabilità delle lavoratrici e dei lavoratori addetti.
La vera rottamazione che si prepara non è quella degli sprechi o delle poltrone, che abbiamo già visto a vario titolo moltiplicarsi. E’ quella invece delle aziende del nostro territorio che fanno capo ai comuni. E’ quella dell’intero sistema dei servizi pubblici locali, a partire proprio dall’acqua, bene insostituibile per la vita e pertanto garanzia di profitti sicuri in regime di monopolio e senza rischio d’impresa (grazie all’AEEGSI e a dispetto del Referendum)
Per questo lanciamo un grido d’allarme e vi chiediamo di sostenere le ragioni di quei 27 milioni di cittadini (1.752.092 Toscani) che il 12 e 13 giugno 2011 hanno detto forte e chiaro che i Servizi Pubblici essenziali, tra questi l’acqua, non devono essere privatizzati. Noi lavoratori del Servizio Idrico ne siamo parte.
Le ragioni a sostegno della tutela di un bene comune indispensabile alla vita al di fuori delle logiche di profitto sono elemento fondante dei valori culturali del nostro paese e i Referendum del 2011 ne hanno solo ratificato la valenza profonda.
E’ contro questi valori che, oggi, si programmano accorpamenti societari estesi oltre i confini regionali per costringere le Amministrazioni Comunali a vendere le loro quote di partecipazione nelle società di gestione ad ACEA.
E’ contro l’espressione della democrazia diretta referendaria, maggioritaria nel paese, che i poteri finanziari e le multinazionali manovrano per acquisire definitivamente il controllo delle ex municipalizzate.
Denunciamo con forza la gravità di questo progetto che giudichiamo INSOSTENIBILE.
Rivolgiamo un appello affinché l’operazione preventivata sia fermata e la discussione sul futuro della gestione dell’acqua sia riportata, anche in Toscana, all’interno dei Consigli Comunali e di tutti gli organi rappresentativi del territorio e della sua popolazione.
Ci rendiamo disponibili da subito ad un confronto ampio e aperto su questa tematica di vitale importanza non solo per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, da sempre impegnati per garantire il servizio, ma per tutta la cittadinanza e per un futuro di tutela del diritto all’acqua.
Firenze, 28 Ottobre 2014

Cobas Lavoro Privato e USB Publiacqua SpA e Acque SpA
USB Federaz. Regionale Toscana – Cobas Lavoro Privato Firenze-Pisa

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