Fallimento Generale e Sciopero Farsa

scioperofarsaweb2Le organizzazioni sindacali firmatarie, (SILP-CISL; SLC-CGIL; FAILP-CISAL; CONFSAL COMUNICAZIONI; UGL-COMUNICAZIONI) UIL POSTE esclusa ma solo per l’occasione, hanno proclamato una giornata di sciopero nazionale della nostra categoria per l’intera giornata del 4 novembre 2016, nell’inqualificabile tentativo di far passare come nulla fosse ogni misfatto compiuto a danno della classe lavoratrice in tanti anni di nauseante affiatamento col management di Poste Italiane.

Paradossalmente, l’ultimo sciopero nazionale lo hanno fatto a sostegno delle politiche liberiste per stringere i tempi sulla mostruosa trasformazione di Poste in S.p.A. e le drammatiche conseguenze delle loro scelte, totalmente consapevoli, sono sistematicamente all’ordine del giorno.

Orrori più che errori. Altro che sciopero. Questa è malafede. Chi oggi subisce l’arroganza delle privatizzazioni non può e non deve dimenticare l’operato di questi pseudo-sindacati che condividono con il padrone l’idea che pubblico è sinonimo di male e privato è sinonimo di bene. Evidentemente, una onesta e corretta gestione del pubblico  comporterebbe la fine dei loro inciuci politici e sindacali.

Difatti, dopo aver terrorizzato i lavoratori con la minaccia del peggio per poi tranquillizzarli con la mafia dei favori, questi intrallazzatori mai e poi mai ritireranno le loro firme per far saltare quegli accordi che mettono semplicemente al riparo i loro privilegi e appagano l’avido desiderio di ricchezza dei nostri sfruttatori.

COME SIAMO ARRIVATI ALLA VENDITA DI POSTE ITALIANE.
1997
: Cgil-Cisl-Uil scioperano per accelerare la trasformazione di Poste in S.p.A. che avviene nel 1998.

1998-2002: primo segnale della trasformazione, piano aziendale firmato Passera, 22.000 tagli.

1998: direttiva 32 e introduzione dell’areola.  I Cobas, unici sindacati contrari.

2006, l’opera di smantellamento del recapito diventa più evidente ed aggressiva.

2006: il 15 settembre firmato accordo che prevede circa 2580 tagli, la separazione dei recapiti dagli Uffici postali ed il loro accorpamento presso i CPD e CSD. Oltre al disservizio per l’utenza, si da inizio alla separazione formale dal bancoposta.

            I  Cobas: iniziano lo sciopero delle prestazioni straordinarie ed aggiuntive, reiterato fino ad oggi, come strumento per difendere la certezza dell’orario di lavoro e contrastare l’uso fraudolento, indiscriminato e vessatorio della “flessibilità operativa”; purtroppo, i lavoratori non sembrano coglierne l’importanza.

insieme ad ACEA, (un’associazione di consumatori), nel 2007, elaborano uno studio sui disagi all’utenza ed ai lavoratori, causati dall’accorpamento dei recapiti.

2010: il 27 luglio riorganizzazione del recapito, altri 5.857 posti tagliati; il diritto al servizio universale è messo in discussione con la soppressione del servizio il sabato; il carico di lavoro aumenta di circa il 20%.

I Cobas, in un convegno sul Monte Amiata, nel settembre 2010 discutono di Poste italiane con gli amministratori e i cittadini.

2012: progetto di chiusura di 1.200 Uffici postali “minori” e di 12.000 tagli nel recapito

I Cobas, unici, nel panorama politico sindacale, ad indire lo sciopero nazionale con manifestazione a Firenze il 6 agosto 2012.

2012: il 16 novembre, Cgil-cisl-Uil firmano l’accordo sulla produttività dove ogni parola è nell’esclusivo interesse del padrone e del suo profitto.

I Cobas denunciano la totale e sfacciata svendita di tutti i lavoratori e la compromissione delle condizioni di lavoro nel totale disprezzo di quanto ottenuto con decenni di dure lotte.

2013: il 28 febbraio ennesimo colpo al recapito, di nuovo 6.000 posti tagliati, questa volta, la ricollocazione degli esuberi si dimostra più difficile delle altre volte anche perché il bancoposta è in fase di “restrizione”, continuano infatti le chiusure e/o razionalizzazioni degli uffici non produttivi.

Ancora i Cobas, unici nel denunciare la situazione che, specie nel recapito, è drammatica.

2014: gennaio, il governo annuncia la cessione del 40% di Poste italiane e di altre aziende pubbliche per fronteggiare il debito pubblico (2068 miliardi a fronte di un’entrata complessiva di circa 4 miliardi appena). Il progetto è la vendita totale dell’azienda.

–  I Cobas, contrariamente alla triplice che festeggia, sono l’unico sindacato che denuncia il grave rischio della perdita di un ulteriore servizio pubblico e del rischio occupazionale. Il 7 APRILE indicono lo SCIOPERO nazionale CONTRO la PRIVATIZZAZIONE.

2015: il 25 settembre CISL; CGIL; UIL; FAILP; CONFSAL COM.ni; UGL; firmano l’accordo sul recapito a giorni alterni.

2016: il 24 febbraio CISL; CGIL; FAILP; CONFSAL COM.ni; UGL firmano l’implementazione dell’accordo sul recapito a giorni alterni.

–   I Cobas unici ad esprimere la netta contrarietà sin dal primo momento.

Questi sono i fatti e questa è la cricca sindacale, uil compresa, che ha contribuito allo sfascio, ormai totale, dell’ ennesimo servizio pubblico.

Non sono certamente le ragioni che stanno dalla parte dei lavoratori e degli utenti a spingere queste organizzazioni a proclamare uno “sciopero”, anche impropriamente definito generale, ma quelle della governance dei nuovi processi ad ogni costo: vogliono gestire la vendita di poste e avere maggiore controllo sulla implementazione del recapito a giorni alterni.
NULLA POTRA’ MAI CAMBIARE CONTINUANDO A SUBIRE PASSIVAMENTE SIMILI ANGHERIE.

Se il ”CAMBIAMENTO SIAMO NOI”, allora diciamo basta ai soprusi, ai maltrattamenti, alle vessazioni e ad ogni infamia consumata alle nostre spalle.

La lotta e lo sciopero sono ben altra cosa. Nulla hanno a che vedere con vergognose alchimie e/o diatribe di potere.

UNICA CERTEZZA E’ IL FALLIMENTO DELLE LORO POLITICHE. QUESTO Sì, GENERALE.

Facciamo un primo passo verso una svolta necessaria. Mandiamo a casa questi signori. Anzi, mandiamoli a lavorare.

FALLIMENTO GENERALE.  

SCARICA IL COMUNICATO COBAS POSTE)

Allegati

Be the first to comment on "Fallimento Generale e Sciopero Farsa"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*