Poste Italiane e la monarchia digitale

L’Amministratore Delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, durante una conferenza stampa  del 19 marzo, annunciava un progetto di “consegne all’avanguardia” , innovativo anche rispetto all’utilizzo dei droni in stile Amazon. Ha infatti, dichiarato: “Ci sono iniziative anche più interessanti, dove la consegna personalizzata viene fatta da veicoli senza conducente, che parcheggiano sotto casa del destinatario, lo avvisano con un sms, lui scende, apre con un codice un cassetto del mezzo e ritira il pacco”.

Del Fante non è certo dalla parte dei dipendenti di Poste Italiane e neanche dei cittadini; mosso da obiettivi economici, spinge Poste sempre più verso la digitalizzazione, per usufruire degli incentivi di industria 4.0 (Rivoluzione digitale), e sostituire lavoro morto (machine) con lavoro vivo (persone). Intanto, nonostante che l’ad Del Fante, sempre nella stessa intervista, vantava un aumento degli utili in tutti i settori di Poste Italiane Spa nel 2018 ed ulteriore crescita prevista per il 2019, in azienda si sta consumando il più drastico taglio occupazionale mai avvenuto.

E cosa accadrà se i robot lavorano al posto dell’uomo?

I sindacati confederali, imprigionati alle sorti dell’azienda, asseconderanno le scelte cogestendone i processi. Noi, sindacati di base vogliamo combatterli con intelligenza, lungimiranza ed analizzando i processi soprattutto se questo compromette le condizioni generali di lavoro e vita privata degli individui, vogliamo proporre alternative e agire il conflitto.

   L’ impressione è che Poste stia predisponendo un nuovo modello di flessibilità aziendale con molteplici funzioni esigibili dalla forza lavoro con decrescita occupazionale ed un proporzionale aumento del lavoro precario. A questo “snellimento” della piattaforma seguirà un’ ulteriore tranche di privatizzazione; dopo questo passaggio gli investitori privati avranno tutto l’interesse di investire su un’azienda composta da tanti macchinari e pochi lavoratori, e si catapulteranno sulle opportunità da cogliere al volo, perché Amazon ora è un operatore postale, oltre ad essere un acerrimo nemico è anche un modello da seguire, per ottenere una popolazione assuefatta e lavoratori schiavi di algoritmi e di intelligenze artificiali. 

Allora è auspicabile un cambiamento culturale, cosciente e consapevole.

Le macchine dovrebbero servire per agevolare le collettività e migliorare la qualità della vita di lavoratori e cittadini nella salvaguardia del pianeta (da considerare anche l’inquinamento elettromagnetico), ed invece saranno solo i padroni a cogliere la ricchezza prodotta se lasceremo acriticamente il campo.

Il rischio che corriamo, ancora una volta, è la sudditanza culturale, politica e “morale”; a padroneggiare termini e concetti sono ancora una volta i padroni, vendendo i loro bisogni come esigenze insopprimibili per il paese mentre stenta ad affermarsi una idea di modernità e tecnologia che passi per la riduzione degli orari di lavoro a parità di salario, dalla crescita dei posti di lavoro. E’ questa la sfida da raccogliere attorno a Industria 4.0: lavorare  meno ma lavorare tutti.

Per questo è importante fin da ora opporsi al processo di privatizzazione, ed opporsi ad ogni taglio occupazionale e rivendicare decisamente la ripubblicizzazione di Poste Italiane, iniziare ad immaginare una vita con meno ore di lavoro e più tempo libero, questo dovrebbe essere il motivo reale dell’evoluzione tecnologica

“LAVORARE MENO E LAVORARE TUTTI SENZA RIDUZIONE DI SALARIO

PER UN AZIENDA AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITA’, PER UNA SOCIETA’ MIGLIORE

3 GIUGNO SCIOPERO!

Cobas Poste

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