POSTE: Privatizazione FASE 2, Comunicato COBAS

POSTECOMUNICATO STAMPA. Per riprendere il suo ruolo di fornitore di servizio pubblico
Poste Italiane deve essere ripubblicizzata.

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Che la collocazione in borsa e la cessione del 35% di quote fosse l’inizio di un percorso del governo per liberarsi completamente dal controllo della più grande azienda italiana di servizi pubblici lo avevamo denunciato nell’estate del 2015 e, come spesso accaduto, a sbagliare non eravamo noi, ma chi non ci ha ascoltato.
Ora il progetto del governo per fare cassa, una misera cassa, a spese di lavoratori e utenti, si sta compiendo con il passaggio di un ulteriore 35% alla Cassa Depositi e Prestiti e la cessione in autunno del restante 29,7% agli  stessi investitori privati, italiani ed esteri, della precedente collocazione.
Il passaggio del 35% alla Cassa Depositi e Prestiti non è affatto una garanzia per l’azienda Poste e per il servizio e non permetterà al ministero dell’Economia, come vogliono farci credere, di mantenere alcun controllo sull’indirizzo dell’Azienda.

Tantomeno può essere una garanzia l’azionariato diffuso dei dipendenti, da parte sindacal-concertativa fortemente richiesto, per poter continuare a decidere oltre che in fase di concertazione, anche in fase di gestione.
Sappiamo bene quali sono i giochi politici ed economici che sono dietro a questa operazione.

  • Le fondazioni bancarie che esercitano la propria influenza sulla gestione dellabenvenuti-in-poste-29-638 Cassa, dalle scelte di indirizzo alla scelta dei nuovi vertici.
  • Questi nuovi vertici, Claudio Costamagna presidente e Fabio Gallia AD, funzionali all’uso sempre più distorto e bancario e non più di sussidio, del capitale della Cassa, che è rappresentato, ricordiamolo, dai soldi dei piccoli risparmiatori postali.
  • La necessità del governo di portare nuova liquidità in Cassa Depositi e Prestiti per continuare a garantire i dividendi alle fondazioni e per agevolare gli interventi in Ilva e nel Fondo Atlante, ennesimo salvataggio delle banche con i soldi pubblici.

Altrettanto bene si può prevedere il conflitto di interessi tra le attività finanziarie del Bancoposta e le fondazioni bancarie presenti in CdP.

 Sembra purtroppo necessario ricordare, a chi fino ad oggi ha fatto finta di niente, che al progetto di dismissione, privatizzazione e cessione a privati, i vertici aziendali e politici stanno lavorando da anni, e che questo progetto è all’origine delle peggiori e più mortifere riorganizzazioni dei tre settori di Poste italiane, Recapito, Logistica e Bancoposta, degli ultimi 10 anni.

 Le ricadute negative sulla tenuta occupazionale e la qualità delle condizioni di lavoro in azienda e sulla qualità e quantità del servizio offerto all’utenza a livello nazionale sono drammatiche ed evidenti ma non sembrano degne di attenzione generale.PosteItaliane Graphs

 Gli accordi decisi e firmati negli ultimi anni dai sei sindacati concertativi e vertici aziendali nei settori del recapito e della logistica, hanno comportato perdita di occupazione per decine di migliaia di posti, aumento dei carichi di lavoro con conseguente aumento dei rischi e dello stress e, contemporaneamente, uno scadimento generale della qualità del servizio offerto, che si è focalizzato solo su pochi prodotti “a valore aggiunto” che interessano pochissimi utenti e garantiscono cospicue entrate.
La conferma della volontà di dismettere il servizio pubblico di recapito, è confermata dall’ultimo accordo firmato il 25 febbraio 2016 che prevede il recapito a giorni alterni sulla quasi totalità del territorio nazionale; tale progetto, come si può facilmente capire, è portatore di ulteriori pessime ricadute.

Per quanto attiene al Bancoposta, lo spostamento dell’interesse verso i prodotti finanziari ed assicurativi, è talmente evidente che in alcuni casi ha sconfinato in pratiche non propriamente ortodosse nell’ambito dei servizi allo sportello ed ha esposto a rischi i risparmiatori in ambito di prodotti finanziari.

 Il processo di separazione del Bancoposta dal settore oggi chiamato PCL (Posta Comunicazione e Logistica), da noi inutilmente denunciato ed iniziato con un accordo del 2006, ha portato, oggi, all’esistenza di due settori che non hanno più alcuna sinergia tra loro a scapito dell’immagine e dei risultati complessivi di entrambi oltre che dei servizi offerti.

 Se è stato fin troppo facile per il Cobas Poste prevedere e denunciare tutto questo, non sembra sia altrettanto facile per i diretti interessati da questo processo capirne i segnali e, ancor più, le conseguenze.

 Ci rivolgiamo in primis ai dipendenti di Poste Italiane S.p.A. e di tutto il Gruppo Poste, interessati sia come lavoratori che come utenti; alla cittadinanza, che pur vivendo i disagi dei disservizi, non si oppone a questa come ad altre sottrazioni di servizi pubblici; alle associazioni di consumatori, troppo spesso lontane dagli interessi reali dei cittadini; ai sindaci, che garanti degli interessi e diritti dei propri amministrati, dovrebbero interrompere le trattative con Poste Italiane tese a strappare una riapertura di sportello o una parvenza di servizio di recapito e pretendere invece, il rispetto del diritto alla fornitura dei servizi; alle forze politiche che, a parole si dicono contrarie ma che nei fatti nulla fanno.grafico4

 A rischio non c’è solo quanto detto, che sarebbe più che sufficiente per una sollevazione generale. In gioco ci sono anche aspetti di sicurezza legati ai dati sensibili degli utenti; si sta infatti dando a soggetti privati anche esteri, il controllo di aziende che rappresentano assets strategici e fondamentali del paese anche per la quantità e qualità di dati che trattano; pensiamo, in aggiunta alle tradizionali attività, al nuovo Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) che permette a cittadini e imprese di accedere con un unico account ai servizi online della Pubblica Amministrazione e delle aziende private.

Oltre a InfoCert S.p.a. gli altri due gestori accreditati sono TIM, della quale sappiamo la triste vicenda, e Poste Italiane S.p.A.
Il Cobas Poste dichiara la sua netta opposizione al processo di dismissione e cessione dell’azienda, esorta i lavoratori, i cittadini, le associazioni, i sindaci e le forze politiche ad attivarsi ed aderire alle iniziative che organizzeremo. Riterremo, per contro, tutti i soggetti in campo, precedentemente indicati,  responsabili, ognuno per il proprio ruolo, delle nefaste conseguenze, occupazionali e sociali, di tale processo.

Fermiamo la svendita di Poste Italiane, no alla privatizzazione dei servizi postali pubblici.

Roma 26/07/2016

COBAS del Lavoro Privato Settore Poste
Aderente al COBAS – CONFEDERAZIONE DEI COMITATI DI BASE.

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