Nel corso dello sciopero generale del 14 novembre la direzione di ATAC ha minacciato pesanti ritorsioni disciplinari nei confronti di tutti i dipendenti che hanno aderito all’iniziativa di sciopero o che avevano manifestato l’intenzione di aderirvi. L’iniziativa aziendale è stata intrapresa fin dai giorni immediatamente precedenti il 14, con un’azione di disinformazione
sia nei confronti della cittadinanza, verso la quale ometteva le comunicazioni obbligatorie previste dalla legge 146/90, e nei confronti dei propri dipendenti a cui ATAC affermava che l’azienda non riconosceva la legittimità dello sciopero dei Cobas in quanto organizzazione sindacale non accreditata nel suo sistema di relazioni sindacali.
Un’iniziativa capillare di repressione del diritto di sciopero garantito dalla nostra Carta costituzionale, che ha trovato fedeli alleati (o utili idioti) molti “sindacalisti” presenti nelle rimesse, i quali accreditavano dinnanzi ai colleghi come legittimo il comportamento aziendale.
Sul punto ci è d’obbligo evidenziare la gravità di quanto avvenuto, non solo per l’azione di repressione delle libertà e dei diritti realizzato da ATAC ma anche per l’opera di becera disinformazione messa in campo da (pseudo) rappresentanti sindacali che hanno fatto finta di ignorare l’ABC del diritto sindacale pur di favorire la controparte datoriale.
La repressione di sciopero realizzata dalla dirigenza di ATAC è lesiva dei più elementari diritti dei lavoratori e tale comportamento è tanto più inaccettabile, in considerazione che i diritti costituzionali di sciopero e di libertà sindacale sono stati deliberatamente calpestati da azienda pubblica del Comune di Roma.
Contro la disinformazione messa in campo in questa occasione da diversi sindacalisti, invece, siamo disarmati. Spetta a tutti i lavoratori rimandare a lavorare personaggi di tale caratura revocando loro il mandato a rappresentarli, perché nella migliore delle ipotesi sono solo idioti che fanno finta di rappresentare i lavoratori, nella peggiore sono biechi opportunisti che pensano solo a tutelare i propri interessi.
Roma, 24 novembre 2014
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