CCNL Legno- Arredo: legge sul salario minimo subito e no alla quota di servizio sindacale

Tra i tanti Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro scaduti e in attesa di rinnovo, c’è quello riguardante le industrie del settore Legno-Arredamento. Così che, i sindacati di categoria di CGIL-CISL-UIL hanno proclamato uno sciopero per il prossimo 21 febbraio per chiederne lo sblocco a FederLegno.

Cobas-Lp non “gufa contro” la protesta, in quanto rispetta sempre le ragioni di ogni conflitto sociale. Tuttavia, la stessa Organizzazione sindacale non condivide le rivendicazioni di tale mobilitazione per le seguenti ragioni:

  • in Parlamento da tempo sono in fase di stallo diverse proposte di legge che hanno l’obiettivo di fissare una tariffa salariale nazionale minima e inderogabile, così come avviene in quasi tutti gli altri paesi industrializzati. A battersi strenuamente contro l’approvazione di un questi provvedimenti legislativi (che darebbero concreta attuazione a quanto disposto dall’articolo 36 della Costituzione) sono in primis CGIL-CISL-UIL. Se, viceversa, fosse in vigore una legge a tutela del livelli retributivi (di tutti i lavoratori, iscritti o non iscritti ai sindacati) i dipendenti del settore Legno e Arredo non sarebbero costretti a scendere in piazza per il sacrosanto diritto di percepire un salario dignitoso, oltre a garantire quelle maestranze con un Contratto nazionale di riferimento in vigenza, ma quest’ultimo ne fissa i minimi decisamente sotto la sussistenza, ossia: a circa 6 euro all’ora e non sono solo i cosiddetti Contratti pirata, spesso anche quelli sottoscritti da CGIL-CISL-UIL;
  • Cobas-Lp ritiene che istituzioni come la Sanità o la Previdenza debbano essere universali e pubblici. La diffusione di forme private in materia, legittima i tagli verso gli omologhi istituti statali e favorisce il principio che siano tollerabili strutture sanitarie per gli operai, altre per i liberi professionisti e altre ancora per i ceti alti;
  • negli ultimi rinnovi, è stata inserita nel C.C.N.L. Legno-Arredamento una clausola denominata “Quota di servizio sindacale”. Questa prevede il versamento di una quota, pari a 25 euro, in favore di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, a carico dei lavoratori non iscritti ad esse, con il principio del “silenzio assenso”. Sembra abbastanza pacifico affermare che detto articolo non può essere definito una conquista sociale ottenuta a furor di popolo. Ma è più plausibile definirla come una concessione che la controparte accetta, in cambio di sconti sugli aumenti richiesti o maggior flessibilità su orari e ritmi di lavoro. Comunque sia, Cobas-Lp fonda la propria ragion d’essere sul principio che i sindacati debbano finanziarsi esclusivamente tramite il contributo dei lavoratori, volontariamente e con piena consapevolezza manifestato, e non può mai rivendicare la stipulazione di un Contratto nazionale che tale principio contraddice.

Per questi motivi, Cobas-Lp invita tutti i lavoratori a lottare e a far sentire la propria voce affinché sia approvata in tempi brevi una legge che garantisca una retribuzione giusta e dignitosa a tutti e che regolamenti la democrazia sindacale in ciascun luogo di lavoro.

COBAS del Lavoro Privato