Da venerdì 28 giugno le lavoratrici e i lavoratori addetti alle attività di pulizia e sanificazione, guardaroba e attività connesse, presso la Camera dei Deputati, gestite in appalto dalla società SEGI srl, sono in sciopero per protestare il mancato pagamento della retribuzione, ferme ad aprile 2019.
Dopo la protesta, rimasta inascoltata, che si è svolta ieri, 2 luglio, in Piazza Montecitorio, i dipendenti SEGI hanno deciso di proseguire lo sciopero e scenderanno nuovamente in piazza lunedì 8 luglio 2019 dalle ore 9.30.
Negli ultimi tre anni, con il cambio delle società che gestiscono l’appalto, il ritardo del pagamento delle retribuzioni è divenuto cronico. Le retribuzioni degli addetti alle pulizie sono già basse e insufficienti, con stipendi anche di 390 euro. Sempre più difficile quindi assicurare una vita decorosa per sé e per le proprie famiglie, in cui il ritardo dell’erogazione del salario non fa che aggravare i già precari bilanci familiari, impedendo il rispetto delle scadenze dei pagamenti che il personale deve affrontare, quali bollette per luce e gas, mutui, cartelle esattoriali, spese per la cura di sé e dei familiari.
“Questa situazione rappresenta per le lavoratrici e i lavoratori solo la classica goccia che fa traboccare il vaso colmo di ingiustizia”, dichiara Maria Sarsale dell’Esecutivo Provinciale Cobas del Lavoro Privato. “Ci riferiamo all’ingiustizia che i dipendenti addetti alle attività di pulizia subiscono in ogni luogo di lavoro, per la quale la Camera dei Deputati non fa eccezione: ossia la condizione di eterna precarietà e sfruttamento che chi lavora in questo settore è da sempre costretto a subire, a causa dei periodici cambi di appalto e dei continui tagli alle ore e al salario”.
Gli appalti sfuggono al controllo e alla legalità negli stessi Palazzi che dovrebbero garantire trasparenza e onestà. “Per questo, come Cobas – prosegue Sarsale – chiediamo un decisivo intervento della Camera dei Deputati, e la scelta radicale di INTERNALIZZARE tutti i lavoratori, che con diverse mansioni in essi operano. Soltanto l’internalizzazione, infatti, garantisce la piena supervisione dei costi reali e la loro trasparenza”.
Il personale addetto alle pulizie della Camera, pur lavorando da decenni dentro i “Palazzi del Potere”, garantendo l’igienizzazione di tutti gli ambienti, è costretto a subire bassi salari e precarietà/disparità di condizione lavorativa, pur essendo notorio che un appalto costa all’amministrazione molto di più di quello che pagherebbe la stessa amministrazione se li assumesse in forma diretta. A tale condizione si aggiunge l’endemico, ed immotivato, ritardo dei pagamenti dentro gli appalti, che rende questa situazione ormai non più tollerabile.
Le donne e gli uomini addetti alle attività di pulizia hanno, come ogni altro lavoratore, diritto ad una giusta retribuzione, al rispetto nel proprio lavoro e a percepire la retribuzioni nei tempi previsti dal contratto. Nessuna difficoltà aziendale può giustificare il ritardo del pagamento delle retribuzioni, a meno che non si voglia scaricare il rischio di impresa sui lavoratori.
“Chiediamo alla Camera dei Deputati un intervento risolutivo su tale problematica e l’avvio di un confronto al fine di verificare se non vi siano soluzioni diverse dall’appalto dei servizi, per garantire un miglior servizio alla Camera dei Deputati e una migliore qualità della vita al personale” , questa la richiesta che presenteremo ancora a Montecitorio al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, conclude Maria Sarsale.
Mercoledì 3 luglio 2019
Cobas Lavoro Privato